No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080308

donne


Ovviamente dedicato alle donne, questo lungo articolo tratto da D, La Repubblica delle donne di sabato scorso (è impossibile linkarlo direttamente), affronta diversi temi legati strettamente al mondo femminile, di attualità, e pone alcune domande a registe, scrittrici, avvocatesse, giornaliste, sociologhe, docenti, femministe. E' lungo si, ma interessante. Per sentire la loro voce.



Lo stesso dna di Simone
Che cosa ci inquieta e ci appassiona? Come sono cambiati i nostri bisogni, gli ideali, gli affetti? A 100 anni dalla nascita di Simone de Beauvoir, nuovi pensieri da scrittrici di Francia, Italia, Usa
di Mara Accettura e Maria Grazia Meda


Mentre in Italia imperversa, con toni da Savonarola, il dibattito sulla revisione della 194, Simone de Beauvoir ha compiuto cento anni. Non li dimostra... e non solo perché l'abbiamo vista anche nuda, e inaspettatamente sexy, sulla cover del Nouvel Ob. In un momento così oscuro, dominato da una nuova caccia alle streghe, la sua vita anticonformista e il suo pensiero sono più rilevanti che mai. Beauvoir è nata borghese, cattolica e terribilmente convenzionale, e si è trasformata in una sovversiva, combattendo contro qualsiasi tentativo di imposizione di un modello di femminilità. Ha teorizzato, molto prima di Amartya Sen, che il diritto di voto ha poco senso per le donne a cui è negato quello all'istruzione, alla salute e alle risorse. Sebbene il suo rapporto con Sartre venga oggi criticato dagli esegeti, rimane come archetipo dell'amore libero. Giovani donne che non hanno mai letto e non leggeranno mai Il secondo sesso vivono e pensano come lei. Il suo Dna ha viaggiato oltre i confini geografici. E si è declinato in varie culture. Come siamo cambiate? Che cosa ci appassiona? Di che cosa abbiamo davvero bisogno? L'abbiamo chiesto a un panel di giovani donne, scrittrici, attiviste, docenti universitarie dall'Italia alla Francia, agli Usa.

ABORTO

La legge italiana ha bisogno davvero di una revisione?

Valeria Parrella, autrice di Lo spazio bianco (Einaudi): "Penso che la 194 sia una legge molto bella. 22 articoli facili, leggetela su Internet. Pone al centro l'individuo donna. La parola donna è ripetuta tante volte. È lei che si farà carico del nascituro, è lei la persona che prende la decisione. Questo è un caso in cui la gallina viene prima dell'uovo, non scherziamo. In più la 194 conferma l'importanza dei consultori che - nessuno lo dice - sono scandalosamente scesi da 3.000 a 2.000 dal '94 al 2004. In più dà al ginecologo la libertà di scelta. Se è da modificare, introduciamo l'uso della RU486. E cerchiamo di spostare il dibattito sugli investimenti nulli nello stato sociale".

Alina Marazzi, documentarista, autrice di Vogliamo anche le rose: "La questione etica mi sembra una strumentalizzazione; il mondo, e le persone, non sono riducibili a due entità manichee, "i buoni e i cattivi" , i laici e i cattolici, gli abortisti e gli antiabortisti... E, di nuovo, c'è qualcuno, uomini di potere o donne, anch'esse in posizioni di potere, ma in età non più fertile (ma quanto le tocca da vicino la questione dell'aborto?) che si arrogano il diritto di decidere per le donne, proponendo cose aberranti tipo funerali dei feti, accanimenti terapeutici e altre stregonerie, invece di lavorare per costruire una società con servizi adeguati per i cittadini del futuro. Ma si sa, in Italia di mamma ce n'è una sola ed è... sola!".

Rebecca Walker, femminista, autrice del libro Baby Love: "La politica riproduttiva è storicamente basata sul desiderio dello Stato di controllare la demografia. Le donne povere vengono sterilizzate o, in alcuni casi, incoraggiate ad abortire, e a quelle ricche si offrono tutti i tipi di interventi per la fertilità, soprattutto se è in gioco un calo di questo prezioso settore demografico. Nello stesso tempo c'è un bisogno costante di lavoratori che supportino questa élite. Quando noi di Third Wave parliamo di giustizia riproduttiva vogliamo che alle donne e alle famiglie venga assicurata una scelta vera che significa, in aggiunta agli anticoncezionali e l'aborto, accesso universale ai servizi sanitari, all'istruzione, alla cura dell'infanzia eccetera".


BOTOX

Perché le mamme vogliono assomigliare alle figlie?

Virginie Despentes, autrice di Scopami (Einaudi Stile Libero): "Per ora il botox trasforma le donne in bambole gonfiabili ma non ringiovanisce nessuno. Il giorno che aiuterà veramente a sembrare più giovani ci sarà chiaro perché se ne abusa in quantità industriali. Per il momento sono le donne a farsi abusare dal botox".

Amy Richards, femminista di Third Wave: "Per me il botox non è molto diverso dalla tintura per i capelli, la ceretta alle sopracciglia e lo sbiancamento dei denti - tutte cose che paghiamo per sentirci meglio. Certo, il botox costa di più e chi lo usa indirettamente costringe le altre donne a misurarsi con uno standard di bellezza falso. Ma io condivido la ricerca della bellezza e il trattarsi bene. Se ti fa sentire meglio, non sentirti in colpa".


COLF

La nostra emancipazione è costruita sul lavoro di immigrate che lasciano nei Paesi di origine i figli per curare i nostri. Siamo ipocrite?

Marazzi: "Sì, l'emancipazione delle donne del Primo mondo passa molto per lo sfruttamento di donne più svantaggiate. Ciò che si può fare forse è mettersi nei loro panni e considerarle come persone, oltre ad assumerle, avere un rapporto vero".

Richards: "Non credo che dobbiamo mettere in dubbio il nostro femminismo se paghiamo uno stipendio competitivo e abbiamo un rapporto di rispetto. Non ci aspettiamo che l'editore di un giornale, il manager di un hotel e qualsiasi datore si senta in colpa per allontanare lo staff dai propri figli. L'importante è trattare la tata come una professione rispettabile. Questo è un punto da enfatizzare: significa non decurtare stipendi e non credere che possa fare a meno di altri benefit".


DE BEAUVOIR

Cosa ci ha lasciato?

Marazzi: "Mi sembra che le opere sono quelle che rimangono, e quindi forse più importanti. È anche vero che, soprattutto per una donna, un'intellettuale, è impossibile scindere la propria vita personale da ciò che si fa. Credo che per un uomo sia più semplice separare i due aspetti. Sicuramente essere stata la compagna di Sartre è stato determinante per lei. Non so quanto divertente fosse, però...".

Richards: "Non sono sposata ma ho dei figli col mio fidanzato. In parte sono stata libera di farlo per persone come la Beauvoir: le relazioni funzionano meglio dove l'ineguaglianza è ridotta al minimo, come nel suo caso, anche se Sartre era più famoso. Detto questo, credo che il suo più grande contributo sia stato arrivare al femminismo in modo innocente. Ha scritto di femminismo in modo "inconscio" e solo anni dopo ha iniziato a identificarsi con la causa. Molta gente oggi ci arriva così, vivendo e praticando prima di identificarsi".


DEMOCRAZIA

È necessaria per la libertà delle donne di altri Paesi?

Richards: "In fondo democrazia e femminismo sono la stessa cosa - uguale rappresentanza, pari opportunità. In una vera democrazia non avremmo bisogno di femminismo. Ma ne siamo ben lontani specie negli Stati Uniti con la nostra Costituzione vecchia di secoli, l'uso del collegio elettorale e l'incentivo zero a votare. Mettere in pratica i valori democratici ci avvicinerebbe moltissimo alla liberazione della donna, negli Stati Uniti e altrove".

Farian Sabahi, docente universitaria: "È un concetto vago. Basterebbe far rispettare la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. È su questi che dobbiamo insistere per superare le disuguaglianze. In molti Paesi islamici per esempio la testimonianza di una donna vale la metà rispetto a quella di un uomo, la sorella eredita il 50 per cento del fratello, le famiglie ricevono un risarcimento della metà in caso di morte di una ragazza. Nel divorzio e nella custodia dei figli le musulmane nei Paesi islamici sono meno tutelate di noi europee".


FEMMINISMO

Una parola che fa sbadigliare un sacco di ragazze, oggi. Come spiegarne il valore attuale?
Parrella: "A me "femminismo" non dispiace affatto: è molto attuale. Mi considero femminista. Sant'Agostino diceva: sarà pure necessario dare delle risposte, soprattutto se le domande lo richiedono. La congiuntura politica italiana richiede delle risposte. Quando l'eguaglianza sarà comprovata dalle politiche sociali, nella coppia ecc., allora non ci sarà più bisogno".

Marazzi: "Anch'io ho la sensazione che le ragazze diano per acquisiti molti diritti e non conoscano la storia recente che ha portato alla loro conquista e alla trasformazione di certi codici di comportamento. Credo che gli effetti benefici del femminismo riguardino non solo le donne, anche gli uomini. Quello che posso fare per mia figlia è proporle un modello di donna reale e di famiglia aperta".

Richards: "Non possiamo forzare le ragazze a conoscere la storia. Piuttosto osserviamole da sorelle maggiori: la loro abilità nel fare delle scelte dovrebbe essere vista come un complimento e un segno inequivocabile di progresso. Certo gli ostacoli rimangono - ma rimangono nonostante la memoria di quello che c'è stato - quindi è meglio separare le questioni. E soprattutto motiviamole a continuare a combattere".


MATERNITÀ

Affermazione di sé o schiavitù?

Marcela Iacub, giurista: "Le misure dello Stato (assegni familiari, part time...) rendono solo accettabile la condizione di dipendenza delle donne. In realtà il problema resta: l'autonomia delle donne è incompatibile con la cura dei figli. Solo una ristretta élite con forti mezzi economici può perseguire una carriera affidando ad altri la cura dei figli. Per tutte le altre donne è una missione quasi impossibile. La differenza di condizione tra queste donne e tutte le altre è tale, che diventa difficile parlare di donne come un unico gruppo. La cura dei figli non può più essere questione personale, ma collettiva".

Richards: "Nel mio prossimo libro Opting In: Having A Child Without Losing Yourself la premessa è che abbiamo cambiato più il mondo che la casa. Anzi, i nostri ruoli sono terribilmente convenzionali rispetto a quello che facciamo fuori. A questo punto il cambiamento deve essere personale. Se gli uomini non fanno molto in casa è perché le donne non glielo permettono. Lo capisco: la parità delle donne sul lavoro è ancora sospetta mentre a casa raramente vengono messe in discussione. Ma se vogliamo cambiare dobbiamo partire da noi".


MATRIMONIO

Vi aspiriamo ancora? E perché, più o meno consciamente, continuiamo a cercare il maschio alpha?

Walker: "In What Makes a Man sostengo che le donne devono erotizzare gli uomini che desiderano. Se avessimo più potere non avremmo bisogno di essere salvate da maschi alpha. Potremmo creare relazioni basate su modelli di cooperazione invece che su salvezza e protezione. Questo non significa non avere (e rappresentare) fantasie sessuali devastanti, se è chiaro che sono delle performance in un dato contesto. Giochiamo con l'idea di potere per capire come usarlo e condividerlo meglio".

Iacub: "Lottare non per conquistare il potere, ma per conquistare un uomo di potere: che umiliazione! Nel 95 per cento delle unioni una donna sceglie un compagno economicamente e socialmente "superiore": la prova della sconfitta dell'eguaglianza dei sessi. Cercare quell'uomo significa che la maggioranza non si è liberata del complesso di inferiorità e che lo spazio alle donne nella società resta quello della riproduzione".


PORNOGRAFIA

Oppressiva o liberatoria?

Despentes: "È il carburante di Internet ma non credo sia dannosa. Tutti gli uomini vogliono consumare del porno e molte donne coltivano la fantasia di fare la star di film X. Ai detrattori secondo cui il porno riduce la donna a puro oggetto sessuale rispondo che la sessualità maschile è, tutto sommato, idiota: il pene è governato da pulsioni infantili e morbose. Le attrici non sono donne oggetto, sono attive e forti, al contrario degli spettatori che sono idioti".

Marazzi: "Non la frequento, quindi non posso dire se sia liberatoria. Ne condanno il mercato, che perpetra un sistema di sfruttamento e violenza sulle donne. Ma è una delle conseguenze della rivoluzione sessuale con cui fare i conti".


QUOTE ROSA

Necessarie o umilianti?

Natacha Polony, giornalista: "È pericoloso votare leggi sulla parità, anche se capisco il motivo: se aspettiamo che gli uomini ci cedano il posto aspetteremo a lungo. Ma sono convinta che non bisogna mai abbandonare i principi nel nome del pragmatismo. Nel 2002 ero candidata alle legislative e ho visto come funzionava l'applicazione delle quote rosa. I due principali partiti erano disposti a pagare multe salate per non candidare delle donne e quelli piccoli per rispettare le quote mettevano nelle liste stagiste e parenti. Il vero pragmatismo è cambiare le leggi e garantire un quadro economico, sociale e politico affinché le donne possano candidarsi come gli uomini".


RELIGIONE

Le prescrizioni sono compatibili col femminismo?

Nilüfer Göle, sociologa. "L'emancipazione delle donne si è affermata attraverso il rifiuto di certi precetti religiosi. Nelle società cristiane come appropriazione del corpo (vedi il diritto all'aborto), nelle società musulmane come appropriazione dello spazio pubblico. In entrambi i casi il corpo femminile è il perno. È interessante che il velo sia in Europa al centro di una controversia tra le femministe, ma in una società pluralista bisogna accettare che alcune donne lo portino. E mi chiedo se oggi non sia il caso di stendere un velo sull'Occidente per proteggere lo spazio intimo, crudamente spiattellato su ogni rivista".

Sabahi: "I tre monoteismi relegano in un modo o nell'altro le donne in posizione subalterna. E non è solo il caso dell'Islam. E pensare che per i Bahai (seguaci di una setta rivelata a metà Ottocento in Iran) la donna ha un ruolo di primo piano: nel caso una famiglia non abbia denaro per far studiare tutti i figli, si privilegiano le ragazze perché saranno loro a crescere le nuove generazioni. Per quanto riguarda i precetti religiosi, dal perizoma al burqa sono per la massima libertà".


PATERNITÀ

Com'è cambiato questo ruolo?

Polony: "Abbiamo trasformato i padri in madri di sostituzione, ossia nel nome della parità chiediamo ai papà di imitare le mamme, arrivando a richieste tipo "l'uomo deve sentire biologicamente la gravidanza della compagna": ridicolo! La paternità è un legame simbolico, si crea a posteriori. Le donne continuano a rivendicare la parità dei diritti ma poi vogliono il controllo totale della sfera dei figli".


POLITICA

Hillary od Obama?

Richards: "Hillary. La ammiro dai tempi della presidenza Clinton. Per due ragioni: la sua esperienza e la sua tenacia. Un sacco di gente ha cercato di umiliarla e lei ha perseverato. C'è un'altra ragione: il disprezzo dei sostenitori di Obama. Ho molta ammirazione per lui, ma molti fan lo sostengono per buttare giù Hillary. La odiano come donna così tanto che l'unico modo per segarla è stato, da buoni democratici, incoraggiare un non bianco contro di lei. Se una donna dell'esperienza di Obama fosse in corsa per la Casa Bianca sarebbe ridicolizzata. Questo doppio standard mi fa davvero incavolare".

Sabahi: "Obama: non appartiene all'establishment e rompe la tradizione delle repubbliche ereditarie. Che non esistono solo in Medio Oriente, penso agli Assad in Siria, i Mubarak in Egitto e i Gheddafi in Libia. E poi Obama è giovane, ha un background multietnico, più adatto ai tempi".


UTERO

(in affitto, artificiale): un passo verso l'emancipazione o una deriva pericolosa?

Iacub: "È importante: è un ulteriore passo verso la totale separazione tra sessualità e procreazione. Oggi la nascita di un figlio è un puro atto di volontà della donna (parlo ovviamente delle società che hanno legalizzato l'aborto). L'utero in affitto e, in un futuro, l'utero artificiale riequilibreranno i ruoli della coppia introducendo una vera parità dei genitori nella volontà di fare un figlio. In più nessun single avrà più bisogno di un partner per essere genitore".

Polony: "Ma queste nuove tecniche sono davvero l'ultimo passo verso la liberazione delle donne? Verso una vera parità perché, come gli uomini, anche noi saremo liberate dal fardello della gestazione? Non corriamo invece il rischio di trasformare i neonati in "prodotti" che possiamo "ordinare" a piacimento? Dobbiamo davvero scegliere tra un'esperienza quasi mistica della maternità e una glorificazione del progresso tecnologico?".


VITTIME

La donna occidentale può ancora definirsi una vittima?

Despentes: "Non c'è una cultura del vittimismo. Il giorno che le donne uccideranno, sfigureranno, violenteranno, giudicheranno, imprigioneranno, lapideranno un numero di uomini pari al numero di donne uccise ogni anno dagli uomini, il giorno che daranno tanti cazzotti sul muso di un maschio e lo filmeranno giusto per il gusto di vantarsene, allora potremo riflettere sulla cultura del vittimismo. Ma ora la realtà è che una metà dell'umanità prova il bisogno di accanirsi sull'altra metà. E non giochiamo sulle differenze culturali: questa forma di violenza esiste anche nell'Europa libera, democratica e civilizzata. In Francia o in Spagna due donne sono ammazzate ogni settimana dal compagno, ma in un anno non c'è neanche un uomo che muore sotto i colpi della compagna".

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