Riprendiamo da dove avevamo interrotto, da qui.
Guido:
Ciò che si definisce pelo superfluo può essere un impegno immane ed inizialmente impopolare.
Pelo superfluo può voler dire snellimento delle istituzioni.
Vuol dire ridimensionare organici pubblici ove esosamente costituiti, magari partendo dall’indotto governativo; ci sono dati relativi ad un numero imprecisato di consulenti esterni ai ministeri (mi sembra di aver letto su un quotidiano che Pecoraro Scanio per il proprio ne abbia avuti circa 50 in più rispetto allo stesso Prodi!!).
Segretari, portaborse, porta-portaborse ecc…
Vuol dire deburocratizzare, al contrario di quanto sta accadendo in questi anni.
Vuol dire muoversi (e qui prendo spunto dall’intervento dell’amico Cnh [nei commenti del post linkato] ) per sopravvivere alla globalizzazione; rimuovere pelo superfluo può anche essere ad esempio cercare di scambiare una papabile energia nucleare in risparmio per le famiglie.
Francia e Gran Bretagna hanno firmato un’intesa per lo sviluppo del settore, ma non credo che stiano cercando l’autodistruzione ambientale. Noi invece vogliamo fare i paladini dell’ambiente, magari ignorando che i primi otto anni di “ecologia” dei nostri pannelli fotovoltaici sono già “scontati” dall’inquinamento per ricavare, trasportare, lavorare il silicio che li compone…….. un pizzico in meno di ipocrisia.
Altro spunto dato dall’amico Cnh che ha scritto circa il fine dell’agognato “pareggio”, nonché dai link segnalatici da Scoppe, riguarda l’amaro calice delle tasse.
A volte i grafici vanno interpretati, a volte andrebbero ignorati. Anche con i grafici si fa la politica del mezzo bicchiere.
Qua ci fanno vedere che ahimè la pressione sfiora il 44%. Tempo fa fece scalpore la notizia dell’abbattimento medio Irpef di un punto percentuale. Nello stesso anno, per gran parte delle imprese sottoposte agli studi di settore, emerse che a parità di volume d’affari rispetto all’anno precedente (fatturato) si stabiliva che per avere l’agognata “congruità” si doveva dichiarare un utile superiore di almeno un 20% a quello dell’anno precedente.
In parole povere, che fortuna pagare 42 su 120 invece che 43 su 100.
Da qui la forbice tra aumento percentuale della pressione fiscale ed aumento in valore assoluto delle entrate, che ha poi partorito l’ormai noto tesoretto, che esiste, non esiste, sarà adeguatamente sfruttato…. E qui faccio il sarcastico, magari con i primi 196,4 milioni di euro per il finanziamento pubblico dei partiti (dato certo 25/03 radio uno).
3 commenti:
42 su 120 invece che 43 su 100
..non mi sembra corretto..
è sempre una percentuale quindi 100!
che poi il valore assoluto sia più alto del 20 % va bene.
Errore mio, per risparmiare una riga davo per scontato che le prime fossero percentuali di tassazione e le seconde valori ipotetici di reddito, chiamiamole monete.
Il risultato finito di quanto pago è un valore:
50,40 monete di tasse oggi
43,00 monete di tasse ieri
malgrado il famoso 1% in meno di aliquota.
Scusa di nuovo, ciao.
figurati
è solo per fare capire meglio la cosa
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