No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080330

bikur ha-tzimoret


La banda - di Eran Kolirin 2008




Invece di riassumervi la trama, userò le parole del sito web del film, parole che appaiono del resto all'inizio del film stesso.


Un giorno, non molto tempo fa, una piccola banda della polizia egiziana arrivò in Israele. Era stata invitata per suonare all'inaugurazione di un centro culturale arabo. A causa della burocrazia, della sfortuna o di una serie di circostanze, nessuno venne a prenderli all'aeroporto. Tentarono allora di sbrigarsela da soli, e alla fine si ritrovarono nel mezzo al deserto israeliano in una piccola città dimenticata dal mondo. Un gruppo di musicisti perduti nel bel mezzo di una città perduta. In pochi se ne ricordano, non era poi così importante.




La banda è il primo film di Korilin, sceneggiatore e regista televisivo israeliano. Ed è un film a dir poco meraviglioso. E' la dimostrazione, come a volte accade, che il cinema è poesia e sentimento. Hanno ragione quei critici che ci hanno visto un influenza kaurismakiana: il film, consapevole o no, ricorda molto Kaurismaki. I dialoghi sono rarefatti, ci sono molti più silenzi, ci sono facce imbarazzate, impacciate, situazioni grottesche, i sentimenti sono difficili da esprimere ed esternare. Come nella vita, del resto. Le inquadrature sono spesso fisse ma sempre centrate e affascinanti, funzionali. Ovviamente tutte queste cose messe insieme fanno si che il film risulti lento, ma la durata ridotta (un'ora e mezzo) fa si che si annoino solo quelli che in sala ci sono capitati per caso, e magari volevano vedere un film con Bruce Willis.


I personaggi principali sono straordinari, il Colonnello Tewfiq, un fantastico Sasson Gabai (il più "esperto" e internazionale del cast, presente perfino in Rambo III), e la padrona del ristorante che accoglie e "sistema" la banda per la notte, Dina, incantevole e "prepotente" Ronit Elkabetz (vista in Alila di Gitai), bellissima e sensuale nella sua medio-orientalità, su tutti, ma anche gli altri hanno, dal primo all'ultimo personaggio, il loro perchè; il vice Simon, il ribelle Haled (Saleh Bakri, curiosità: è il figlio del più celebre Mohammed, conosciuto da noi per La masseria delle allodole ma soprattutto per Private), l'imbranatissimo Papi (un personaggio esilarante e tenero, decisamente kaurismakiano), il capofamiglia burbero Avrum (Uri Gavriel, La sposa siriana), che si scioglie a tempo di musica, insomma tutti, davvero, perfino quelli che hanno una sola inquadratura; e tutti diretti perfettamente.

C'è poesia, si diceva, c'è amore per la musica, tutta, un linguaggio trasversale, che unisce nazioni, culture e religioni diverse, e ci sono i sentimenti, la difficoltà a tutte le latitudini ad esprimere qualcosa che si sente verso un'altra persona. Tutto questo con poche "pennellate" di cinema scarno e senza alcun fronzolo. Molte scene indimenticabili. Un "piccolo" film che non vi dovete assolutamente negare.


Giudizio sintetico: da non perdere.

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