Econutrizione? è nel web
Etica e consumi
Alla ricerca della dieta sostenibile: è nato in Internet un nuovo centro studi sugli stili alimentari e il loro impatto sull'ambiente
di Rosanna Ercole Mellone
La salute del pianeta Terra legata a quella del suo inquilino uomo. Un circolo chiuso, in simbiosi, nel bene e nel male. In tempi di cambiamenti climatici e d'investimento di ogni ordine e grado, la specie umana gioca un ruolo determinante per la sopravvivenza propria e l'altrui. Scendono in campo anche i sindaci d'Europa, reclutati dalla Commissione Europea per la lotta contro le alterazioni della biosfera e il riscaldamento globale. Il Patto dei sindaci, che prevede entro il 2020 la riduzione di oltre il 20 per cento delle emissioni di CO2 in 100 metropoli, comprese 15 capitali, per ora consiste solo in contatti "informali" tra città comunitarie.
Incontri virtuali
Lavora con rapporti "informatici" invece il trust internazionale di scienziati che si è riunito su Internet per salvare il micro e il macrocosmo. Sul banco telematico degli imputati, c'è la produzione di alcuni alimenti, accusata di nuocere all'ambiente e all'organismo umano. L'antidoto al cibo inquinante è materia di studio degli internauti che, nel web, hanno formato il Neic-Centro internazionale di ecologia della nutrizione, per raccogliere in un sito multilingue ( www.nutritionecology.org ) i dati relativi all'influenza degli stili alimentari su clima, nutrizione e costi di produzione. Il pool astratto alla ricerca della dieta "sostenibile" è nato grazie all'incontro concreto tra il chimico Massimo Tettamanti, specializzato in valutazione di impatto ambientale e "nutrizione e benessere", e l'ingegnere Marina Berati, esperta di tutela dell'habitat e degli animali. Navigando in rete si sono imbattuti in una nuova scienza interdisciplinare concepita dall'università tedesca di Giessen. "Il lavoro è iniziato nel 1986 ma la Ernährungsökologie è rimasta relegata agli ambienti universitari della Germania, mentre a noi è venuta l'idea di renderla alla portata di tutti e di costruire interventi concreti", racconta Tettamanti, ora presidente del Centro, cui fa eco la socia-fondatrice del Neic, promotrice anche di Vivo, Comitato per un consumo consapevole ( www.consumoconsapevole.org ): "L'Ecologia della nutrizione ci è piaciuta subito per i contenuti e soprattutto per il nome. Due sole parole racchiudono informazioni importanti e fanno capire quanto complesso sia il rapporto tra quello che scegliamo di mangiare e il suo effetto sul pianeta". Il primo volo nell'iperspazio informatico è avvenuto per mezzo della Life Cycle Assessment (Valutazione del ciclo di vita), con cui hanno lanciato uno studio sull'impatto ambientale secondo tre tipi di dieta, onnivora, vegetariana, vegana e diversi metodi di produzione, ovvero allevamento intensivo e agricoltura convenzionale e gli equivalenti biologici. Ovviamente in testa alla classifica si sono piazzati l'alimentazione vegana e i prodotti senza chimica.In seguito al successo ottenuto e all'interesse dei media, gli studiosi hanno continuato la ricognizione certosina in Internet e ben presto si sono accorti che esistevano molti documenti in materia che, però, non venivano mai catalogati come Ecologia della nutrizione. A questo punto, la svolta: Tettamanti e Berati hanno preso contatto con i loro alter ego in ogni angolo del globo perché dessero contributi professionali e divulgassero il "verbo", creando di fatto, lo scorso febbraio 2007, il Centro internazionale di Ecologia della nutrizione.
L'unione fa la forza
I primi a essere convocati nel web sono stati alcuni ricercatori italiani. I fondatori del Neic avevano contatti con la nutrizionista Luciana Baroni, in quanto collaboratori e soci della Ssnv-società scientifica di nutrizione Vegetariana ( www.scienzavegetariana.it ) di cui la dottoressa è presidente. La comunione d'intenti, espressi nelle Linee guida italiane per una corretta Alimentazione a Base Vegetale ( www.vegpyramid.info ), ha portato la Baroni a dedicarsi al panel "Nutrizione e benessere" del Neic. Nel mirino della studiosa sono finiti i vegetariani italiani, dei quali viene esaminato anche il profilo psicologico, oltre alle condizioni di salute e alla composizione della dieta. Da anticipazioni su questa analisi emergerebbe che i "non carnivori" sono persone equilibrate, dotate di un forte senso etico e attente alla propria salute e che la qualità della loro dieta è migliore di quella di chi mangia carne. Sulle malefatte di "Latte e latticini nella dieta", secondo il "credo" del Neic, invece indaga Alessandro Borgini, consulente dell'Arpa-Lombardia e dell'Istituto nazionale tumori, per l'epidemiologia ambientale. Benché i tre eternauti originari si connettano al web da Milano, al biologo programmatore, che applica la modellistica a simulazioni metaboliche, Tettamanti e Berati sono arrivati per caso (avenano chiesto una consulenza giuridica a suo fratello avvocato).
Attenti agli animali
Nel programma di Neic non manca il panel "Sofferenza animale", che viene seguito a video da Monica Bertini, responsabile del Gruppo di studio sulle tradizioni violente e collaboratrice dell'Oncology Institute of Southern Switzerland. Gli elvetici sondano le informazioni sugli allevamenti intensivi, lo sfruttamento degli animali nei circhi e la riabilitazione delle cavie di laboratorio, con particolare riguardo alle indagini più moderne che correlano la violenza sugli animali a quella umana, alla bioetica e alle conseguenze su alimenti, lavoratori e consumatori. Sulla "Sperimentazione animale" invece è stata coinvolta l'indiana Shiranee Pereira, zoologa e biologa acquatica, scelta anche perché coordina I-Care (Centro internazionale per le alternative nella ricerca e nella didattica): il suo controllo informatico permette di scartare i risultati degli studi su animali che, a parere del Neic, non possono essere estrapolati e trasferiti all'essere umano a causa di differenze metaboliche, genetiche e biochimiche. La Pereira ha poi segnalato la biologa Maria Webb, PhD in Fitochimica e presidente della Società per l'antropozoologia del Portogallo, che così ha ricevuto la conduzione del panel "Impatto ambientale". Così il Neic ha iniziato a occuparsi anche di flussi di risorse e di gestione degli ecosistemi, verificando continuamente il grado di distruzione delle foreste equatoriali di Centro e Sud America.
Il filantropo interfaccia
Completato lo staff, gli studiosi del Neic sono passati a far conoscere il loro Centro virtuale agli ambienti scientifici. Un veterinario indiano, un biologo romeno e un economista inglese, senza accordi preventivi, hanno inviato separatamente un primo comunicato sul Neic, riservato agli specialisti, al filantropo Phil Wollen, vincitore del premio "Australiano dell'anno" 2007 e di una Medaglia dell'Ordine dell'Australia "per i servizi resi a livello internazionale a favore del benessere delle persone e degli animali. Entusiasta del progetto, Wollen, che aiuta attivamente 300 organizzazioni meritevoli nel mondo, ha messo la sua interfaccia a disposizione dei fondatori italiani guadagnandosi la gestione del panel "Denutrizione e malnutrizione nel mondo" e si è anche autoinvestito del ruolo di "patron" dell'iniziativa, diffondendo le tematiche del Centro in varie parti del mondo.
In quattro dimensioni
Da non confondersi con l'"econutrizione", che si limita a studiare le interazioni tra alimentazione e habitat, L'Ecologia della nutrizione vuole proteggere la salute della collettività e della Terra individuando i "punti critici" di inquinamento dei diversi cibi per indurre il minimo delle modifiche alimentari e ottenere il massimo del beneficio. Le quattro dimensioni, sociale, economica, salutistica e ambientale, considerate dal Neic, sono il presupposto per giudicare la sostenibilità di un regime alimentare, che implica un tipo di sviluppo in grado di soddisfare le necessità attuali senza ridurre la possibilità per le generazioni future di godere delle stesse opportunità. Dal punto di vista della nutrizione, la sostenibilità è legata a stili di vita improntati su un'equa distribuzione delle risorse alimentari e sulla scelta di una qualità e quantità di cibo tali da assicurare una dieta adeguata rispettando l'ecosistema. Secondo il Neic, per esempio, il depauperamento delle sorgenti idriche è da addebitare per il 70 per cento alla zootecnia, il 20 per cento all'industria e il 10 per cento alla popolazione. L'acqua utilizzata in un anno da una famiglia di quattro persone corrisponderebbe a quella adoperata per ottenere 5 chili di carne rossa. La produzione di proteine animali richiederebbe 26 volte più acqua e da 6 a 17 volte più terra rispetto a quella di proteine vegetali, meno dispendiosa anche per consumo di energia. Per ricavare proteine dal grano servirebbero 2,2 kcalorie per ogni caloria prodotta come cibo; per il pollo, 4 kcalorie, per latte e maiale 14, per uova 39 e per manzo 40. Precisa Tettamanti: "Per trasformare i consumi a livello mondiale, vogliamo suggerire cambiamenti economici, soprattutto a sostegno dell'agricoltura che offre prodotti meno inquinanti e più salutari". La prima iniziativa, quindi, è la proposta di far cessare i finanziamenti europei, per miliardi di euro all'anno, all'industria dell'allevamento e della pesca. Così, pensano i membri del Centro, sarà possibile incentivare il consumo di cibi con materia prima vegetale, ritenuti più sani e a basso impatto ambientale.
Politica verde
A supporto di questa tesi, c'è uno studio dei ricercatori britannici della Faculty of Public Health: migliaia di decessi prematuri avvenuti in Europa a seguito di patologie come diabete e infarto, associate a una dieta squilibrata, sarebbero in rapporto con la Politica agricola comune (Pac), che influenza in modo negativo le scelte alimentari individuali. Per più di 40 anni, questa, senza tener conto delle ripercussioni sulla salute dei cittadini, avrebbe sovvenzionato la produzione di carne rossa, latte e zucchero, e permesso la distruzione di enormi quantità di frutta e verdura, per mantenere alti i prezzi. L'aumento della richiesta di carne e latte sta interessando anche Paesi come India e Cina dove, nel giro di pochi anni, 400 milioni di soggetti raggiungeranno il potere di acquisto e il modello alimentare dell'Occidente. Il fenomeno è in controtendenza rispetto alle raccomandazioni dei nutrizionisti. Dopo 7.000 studi, condotti in 40 anni, la Fondazione mondiale sulla ricerca del cancro ha messo in relazione alcune neoplasie, tra cui quelle di seno, esofago, pancreas e reni, con un'eccessiva assunzione di carne e salumi. "Questo tipo di alimentazione è il presupposto di un duplice problema di malnutrizione: nei Paesi poveri, per la mancanza di cibo e acqua che riguarda più di 800 milioni di persone; nei Paesi ricchi, per il surplus di proteine e grassi animali, tra i principali fattori di malattie mortali", puntualizza Marina Berati. "Le "fabbriche di proteine alla rovescia", che mutano cereali e leguminose in animali e pesci, costano tanto per dare in cambio poco cibo. Le Nazioni Unite stimano che il 70 per cento dei terreni a pascolo siano in via di desertificazione. In Amazzonia, l'88 per cento della foresta è stato abbattuto per avere pascoli e, nelle zone semiaride, come l'Africa, lo sfruttamento dei suoli per l'allevamento per l'esportazione in Occidente, riduce a zero la loro produttività".
Amici della terra
Nei prossimi anni, denuncia la rivista The Lancet, 1/5 delle emissioni di gas serra, che contribuiscono al cambiamento climatico, sarebbe a carico delle attività agricole. Gli scienziati delle università di Australia, Gran Bretagna e Cile invitano le istituzioni ad agire contro il disastro ambientale e gli attentati alla salute dell'uomo con la contrazione dei consumi e una convergenza verso un livello sostenibile. "Lancet invita a ridurre i prodotti animali nei Paesi industrializzati e a fissare una soglia per quelli in via di sviluppo, verso cui dovrebbero essere dirottati i raccolti", spiega Luciana Baroni. "Poiché la media globale della porzione giornaliera di carne è di 100 g a testa, con differenze anche di 10 volte tra le nazioni, si dovrebbe passare a non più di 90 g quotidiani procapite. In Italia, occorre arrivare a un consumo pari al 40 per cento di quello attuale, di circa 224 g al giorno", continua Baroni. "Chi eccede con la carne di solito mangia meno frutta e verdura i cui phitochemicals proteggono l'organismo". L'American Dietetic Association, per esempio, suggerisce alimenti "amici della terra"- come le specie autoctone- e i prodotti ottenuti con pochi interventi. Inoltre propone la costruzione di fattorie urbane e il riciclaggio di avanzi e contenitori del cibo e collega la biodiversità alla sicurezza alimentare. Quest'ultimo concetto supporta quello del Neic sugli Ogm, che non sarebbero in grado di proteggere l'ambiente, ridurre la povertà e garantire la sicurezza alimentare, come sostengono alcune industrie biotecnologiche. A giudizio dell'ecologia della nutrizione, i semi geneticamente modificati sono stati sviluppati per incrementare non i raccolti ma il profitto, e lasciano intatti i mali dell'agricoltura moderna.
Acque (ri)pulite
Il possesso prezioso e sempre più raro dell'acqua sarà la scintilla in grado di scatenare guerre in un futuro non molto lontano, come è accaduto in passato per il petrolio. Litri di "oro liquido" trasparente sono indispensabili per realizzare anche solo 10 grammi di proteine commestibili: 130 per frumento, mais e legumi; 250 per latte e uova; 480 per la carne di maiale e 1.000 per quella di manzo. Per questo motivo, diventa categorico non sciuparne nemmeno una goccia. All'ultimo convegno Cia-Chimica industria & ambiente al Politecnico di Milano, è stata presentata una tecnologia innovativa per depurare e dissalare le acque reflue. "Il processo di filtrazione a membrana, studiato da 35 anni, è perfettamente applicabile agli allevamenti e all'industria alimentare", informa Augusto Campanelli, professore di chimica industriale all'università di Genova e coordinatore del progetto e di un master sul tema, "Il processo non altera i prodotti naturali di partenza ma purifica l'acqua da composti nocivi, come i cloruri, e da corpuscoli estranei, fino all'ordine di grandezza dei virus. Con la microfiltrazione, a costi contenuti, si riequilibrano il bilancio idrico e la composizione salina dei terreni, riciclando l'acqua sporca che, diventata sterile e di pregio, potrebbe essere destinata anche al consumo umano, come avviene in Australia". Per la potabilizzazione delle acque di scarto municipali, l'XI edizione di Ecomondo, salone tematico della Fiera di Rimini, ha lanciato due proposte. Il trattamento dell'acqua con raggi UV, a basso impatto ambientale, per cui è previsto un Osservatorio permanente del settore, riesce a disinfettare il liquido e ne assicura un'ossidazione avanzata e la rimozione di contaminanti organici. Invece la Casa dell'acqua, un piccolo e colorato chiosco da inserire nel contesto urbano, riprende l'idea delle antiche fontane di paese ed eroga dai suoi rubinetti tre tipologie di potabile, in alternativa alle minerali. Con risparmio di trasporti e di bottiglie di plastica da smaltire, altamente inquinanti, dalla rete idrica comunale i cittadini possono attingere liberamente 3.000 litri al giorno di acqua filtrata, in versione naturale, gassata e persino refrigerata.
Sempre meno pesticidi
In un rendez-vous in Franciacorta, sei filiere agricole biologiche hanno stretto un'alleanza per sperimentare un sistema naturale di coltura più salubre e sostenibile che abbassi l'impatto ambientale e il bisogno di fertilizzanti, pesticidi e acqua delle coltivazioni. E porti prodotti con maggiori contenuti di antiossidanti e proprietà organolettiche migliori. La padrona di casa, l'Azienda vinicola Muratori, è stata la prima ad avviare una produzione-pilota di viti le cui radici sono state inoculate con microrganismi benefici per il suolo e il vegetale stesso. Ogni pianta è contraddistinta da un "consorzio" microbiologico specifico, composto da 10 milioni di funghi e batteri diversi per grammo di terreno, che vive in associazione della sua parte apicale, le fa assorbire meglio i nutrienti e aumenta la sua capacità di fitosintesi, mentre arricchisce il terreno di sostanze organiche. Il ricorso alla "rizosfera", che rende i vegetali più resistenti e ne definisce la fisiologia, interessa la produzione di olio d'oliva, pasta, verdure, erbe aromatiche e anche carne, rappresentata nel gruppo da La Granda. Il consorzio, che si è dotato di un rigido protocollo e rispetta il benessere animale, allevato senza forzature, prevede l'inoculazione di microrganismi per i foraggi, coltivati in proprio. Ad altri partner, come l'Istituto per lo studio e la cura dei tumori di Milano, spetta il compito di monitorare e certificare i prodotti delle sei filiere, i cui livelli superiori di antiossidanti verranno verificati dal Cnr di Pisa.
Da D La Repubblica delle donne nr. 588
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