No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080323

setting fire to sleeping giants


The Dillinger Escape Plan + Poison The Well + Stolen Babies + Figure Of Six, 22 marzo 2008, San Vittore, Cesena, Vidia Club


E' quasi il 23 di marzo (sono le 23,45) quando finalmente i DEP salgono sul palco. Infatti, dalle 21,00 circa in poi, si sono susseguite, all'interno del Vidia, come spesso (nel 99% dei casi) capita, una vecchia discoteca riadattata a locale che ospita eventi live (da tempo, nel caso del Vidia), le esibizioni prima degli italiani Figure Of Six, che ci fanno ascoltare un metal-core che si discosta pochissimo dalla linea tracciata anni fa dai Pantera, poi degli interessanti Stolen Babies, una band di avant-garde metal capitanata dalla bella Dominique Persi, che canta e suona la fisarmonica (è vero!) e supportata, oltre che da un tastierista/percussionista, un bassista e un chitarrista, dal supremo batterista Gil Sharone, che ritroveremo con gli headliner più tardi; e ancora, dei massicci Poison The Well, spesso partners dei DEP, da Miami Florida, che infiammano il locale con il loro metalcore, pubblico fomentato dal cantante Jeffrey Moreira (scopro da un sito spagnolo che parla perfettamente castigliano, del resto il cognome non mente), dalla stazza imponente.


Ma è alle 23,45 che per me si sveglia definitivamente l'interesse. Sono ancora memore di quel giorno di quasi 3 anni fa in cui scoprii che il tour dei DEP era stato cancellato per una serie di sfortunati eventi (purtroppo non i primi per i DEP); colpa mia il non averli conosciuti prima, colpa mia non aver potuto assistere alla data di riparazione di un anno dopo, circa, al vecchio Estragon di Bologna. Nel frattempo però è uscito Ire Works, un disco per me inarrivabile nel 2007, e la mia stima per questa band è cresciuta, se possibile. La prova live è, sempre per me, fondamentale, e non ero così eccitato da un po' di tempo, per un concerto. Il "contro" di averne visti tanti, del resto.

Un po' me lo aspettavo, ma fa sempre un certo effetto: pronti via e Greg Puciato, il cantante, si è già tuffato in mezzo al pubblico, non me ne accorgo ma me lo assicura un'amica che è al concerto con me, lei fra le prime file, io diligentemente defilato in fondo alla sala. L'impatto della band è affidato alla devastante Panasonic Youth, l'opener del penultimo Miss Machine. E' un delirio di corpi e sudore, e la penombra sul palco, dovuta all'uso di luci frontali soprattutto neutre, tramite grandi lampade a led di spalle alla band, aumenta la tensione. 43% Burnt rallenta solo nell'incipit, ma dopo una manciata di secondi è di nuovo il delirio. Fix Your Face seguita da Lurch, in pratica "l'introduzione" di Ire Works, assesta una ulteriore mazzata sui colli dei presenti dentro il Vidia. L'empatia è totale, l'energia gonfia il locale. Setting Fire To Sleeping Giants mostra anche il potenziale melodico del quintetto del New Jersey dopo i nemmeno 10 minuti di follia iniziale.

E' uno spettacolo difficilmente descrivibile. Dietro i tamburi, Gil Sharone è un mulinello impazzito, ma insieme a Liam Wilson al basso, quello meno "attivo" della front-line formata insieme agli altri 3, "tiene in piedi la baracca", come dice l'amico Daniele anche lui presente, per dire che la sezione ritmica di questa impressionante macchina da guerra musicale è granitica e virtuosa al tempo stesso, e, incredibile ma vero, di estrazione jazz. Greg, come già detto, insieme alla coppia di chitarristi Ben Weinman (l'unico superstite dei fondatori) e Jeff Tuttle, danno vita a un incredibile movimento sul pur non immenso palco del Vidia. Sono delle schegge impazzite che corrono da un lato all'altro del palco, sembrano sempre sul punto di gettarsi di sotto, Ben non perde occasione per far roteare la chitarra intorno al torso mentre Jeff dà una mano con i cori, Greg canta (urla, strepita e fa perfino bene le poche ma importanti parti melodiche) e ringrazia, gli altri due suonano impeccabilmente. Non è finita. Il concerto è un susseguirsi di stage-diving da parte del pubblico, che indisturbato sale sul palco, saluta i nostri eroi e si tuffa. Greg riesce ad evitare magliette lanciate, divers un po' brilli, i tre riescono ad evitarsi tra di loro (e, sinceramente, non si capisce come facciano!), salgono sui monitor, sui loro ampli, sulle casse dell'impianto, si sporgono di continuo come a "darsi" completamente al loro pubblico. Perchè questa è la verità, il pubblico è loro. E' completamente e interamente dei DEP, in sintonia perfetta e assoluta.

Baby's First Coffin, Nong Eye Gong, When Acting As A Wave, 82588, Party Smasher, Destro's Secret, Sugar Coated Sour, Sunshine The Werewolf demoliscono la platea in ordine sparso. Milk Lizard e Black Bubblegum (quest'ultima, se le ricerche sono ben fatte, sembra essere stata inserita in scaletta da pochi giorni, forse per la mia gioia) si trasformano in math-metalcore anthem e suggellano una serata indimenticabile.


A mezzanotte e 37, minuto più minuto meno, è tutto finito. Greg ha rischiato la vita e quella di alcuni spettatori, arrampicandosi su una pila di casse prima, perdendo il microfono e rischiando di strozzare alcuni spettatori delle prime file col cavo inerente, impadronendosi del microfono e dell'asta di Jeff per terminare un pezzo, poi dalla pila di casse ha "colonizzato" le casse sospese al soffitto sulla destra del palco, penzolandosi nel vuoto, in una trance agonistica completa.


Il pubblico, del quale non vi ho parlato, composto per il 90% di giovanissimi, molti pettinati con frange alla moda, infilati in jeans elasticizzati, sotto cappellini da baseball con la tesa storta, paiono non rendersi conto della catarsi vissuta. Io penso di aver vissuto 52 minuti tra i più intensi della mia vita. E cerco di capire come si possa abbandonare una band così per i Coheed And Cambria (Chris Pennie, l'ex batterista dei DEP, docet).

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