Takk fyrir allt
Ebbene si, anche stavolta è finita, e pure prima del solito, visto che stavolta sono state "solo" due settimane.
Molte cose come me le aspettavo, molte cose che, già viste in altri posti ed in altri contesti, non riescono più ad entusiasmarmi come un bambino (e sinceramente invidio questa sensazione a chi ancora la prova), altre interessanti, storiche, culturali, sociali. Differenze profonde, tra noi e questo popolo orgoglioso di non aver mai imbracciato le armi. E scusate se è poco.
Un paese post-rurale, dove il dilemma della scelta tra progresso ad ogni costo e lavoro/industrializzazione/uso delle risorse naturali è fortissimo ed all'ordine del giorno, dove lavorare otto ore e lasciare i bambini a scuola e gli anziani all'ospizio è vissuto come un sacrificio forse non così necessario.
Un'isola che convive con forze della natura spesso inarrestabili, scherzandoci sopra.
Un viaggio.
Un confronto. Aperto. Anche con una compagna di viaggio, con la quale scontrarsi per conoscersi e rispettarsi un minimo, un impegno che ha preso parte del tempo del viaggio stesso.
Un'esperienza. Come sempre.
Un qualcosa a cui ripensi fin dal momento in cui ti siedi di nuovo alla tua scrivania, al tuo posto di lavoro, stanco ma sereno, più ricco di due settimane prima. Pensando a programmare la prossima avventura, e magari un'altra ancora che nasca proprio da questa.
Nella foto: il posto guadagnato con scaltrezza sull'aereo della Iceland Express, accanto all'uscita di sicurezza, senza il sedile di fronte.
1 commento:
Damiano:
Più ricco di due settimane prima grazie al caffè scecherato...
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