No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110107

la stanza dei bambini


Leave Your Sleep - Natalie Merchant (2010)


Confesso due cose.
Uno: mi ci è voluto molto per "entrare" in questo nuovo lavoro di Natalie Merchant, un'artista che apprezzo sommessamente da molto tempo. Come si è detto più volte, a ogni cosa il suo tempo.
Due: dopo aver letto questa brevissima recensione, scritta da una persona che nel campo della poesia ne sa certamente più di me, e che probabilmente conosce la Merchant più a fondo, avevo quasi deciso di non scrivere niente in proposito.

E invece eccomi qua, soprattutto dopo che, avendolo messo da parte per mesi, mi pongo di nuovo all'ascolto e, come capita spesso, "trovo la chiave".

Doppio album, concept, dove Natalie mette in musica 26 poemi per bambini, o comunque sull'infanzia, di vari autori di lingua inglese del diciannovesimo e del ventesimo secolo. Un lavoro immane, dunque. La musica spazia all'interno del folk, quello che attraversa l'oceano insieme ai padri pellegrini, quello nel quale si possono sentire in egual misura echi di Irlanda e della frontiera dei pionieri americani (e di tutto quello che è venuto dopo), con influenze blues qua e là, ma riesce ad essere comunque sorprendente, perchè ci sentirete di tutto, dalle atmosfere orientali (The King Of China's Daughter) a quelle zigane (The Dancing Bear), fino addirittura a quelle caraibiche (Topsyturvey-World); largo uso dei fiati e di strumenti acustici, armonie vocali superbe, e la sua voce che, come sempre, accarezza l'ascoltatore come un fiore sulla guancia.

Dopo sette anni dal suo ultimo lavoro in studio, The House Of Carpenter's Daughter del 2003, bentornata Natalie.

3 commenti:

exit ha detto...

Troppo onore, maestà! :)))

Scherzi a parte, io trovo che mettere in musica dei componimenti poetici sia una delle prove più ardue per un musicista: se uno non è John Cale, gli esiti possono essere veramente imbarazzanti.
Nel caso di Natalie Merchant colpisce l'assoluta naturalezza con cui ci riconsegna dei versi misconosciuti che - particolare tutt'altro che irrilevante - lei ha utilizzato con la figlia in una sorta di percorso pedagogico. Per questa ed altre ragioni trovo che sia un lavoro di pregevolissima fattura artigianale, un lavoro fatto come non usa più.

jumbolo ha detto...

Appunto appunto.
Sai cos'è che mi fa ridere? Che io a mio nipote gli insegno come ruttare a comando.....scusa il francesismo.....

exit ha detto...

Ah beh, chiaro che ognuno insegna quel che sa...:)