A History of Nomadic Behavior - Eyehategod (2021)
Sesto album per la seminale band di New Orleans, Louisiana, in 33 anni di attività, e a distanza di sette anni dal precedente che segnala la loro riunione, la cosa sicuramente che impressiona maggiormente al primo ascolto è la prova di Mike alla voce: sono passati sette anni, ma è pur sempre reduce da un trapianto di fegato. Per il resto, gli Eyehategod rimangono maestri sia nello sludge, sia nel post hardcore: per quelli come me, vecchi ascoltatori di questi generi una volta marginali, è una gioia ascoltare questa band che ti fa ricordare ora i Saint Vitus, ora i D.R.I. Le liriche sono sempre taglienti, incazzate, con quella poetica grezza ma efficace, attuali: il titolo lo voglio interpretare esattamente come il film di Chloé Zhao, Nomadland, il mio favorito all'Oscar, che in qualche modo scava nello spirito statunitense. Musicalmente non inventano niente di nuovo, ma è un piacere sentirli in forma, e sempre incazzati a dovere.
Sixth album for the seminal band from New Orleans, Louisiana, in 33 years of activity, and seven years after the previous one that signed their reunion, the thing that certainly impresses most at first listen is the proof of Mike on vocals: they have passed seven years, but is still recovering from a liver transplant. For the rest, Eyehategod remain masters both in sludge and in hardcore post: for those like me, old listeners of these once marginal genres, it is a joy to listen to this band that reminds you now of Saint Vitus, now D.R.I. The lyrics are always sharp, pissed off, with that raw but effective poetic, present-day: I want to interpret the title exactly like Chloé Zhao's film Nomadland, my Oscar favorite, which somehow digs into the American spirit. Musically they don't invent anything new, but it's a pleasure to hear them fit, and always pissed off properly.
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