No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080615

la bomba petrolifera 6


parte 5

Tutti a piedi

Anche in Europa succederà qualcosa di simile. Già adesso gli automobilisti tedeschi vanno più piano in autostrada per risparmiare benzina: negli ultimi otto anni in Germania il prezzo del carburante è aumentato del 66 per cento. Secondo gli esperti, più gli europei spendono in benzina e meno spendono in mobili, vestiti ed elettrodomestici. Negli Stati Uniti, dove il prezzo del petrolio è aumentato del 40 per cento in due mesi, la sensazione di un’accelerazione della crisi è già palpabile. Le case automobilistiche stavano orientando la produzione verso le cilindrate più basse già prima dell’impennata del petrolio, ma ora le vendite di Suv e di pickup sono crollate. Le scelte individuali – quale auto guidare, quanto viaggiare in aereo, se comprare un televisore più grande – s’inseriscono in un’incertezza più grande, quella causata dall’aumento dei prezzi petroliferi. Anche se mancano ancora delle previsioni uficiali, è già evidente che il petrolio sta catalizzando i rischi inflazionistici non solo nei paesi poveri, ma anche in quelli ricchi. Sembra probabile che quest’estate l’inflazione sarà al 5 per cento negli Stati Uniti e al 3 per cento in
Europa. Nelle economie emergenti l’inflazione potrebbe essere a due cifre. Un altro timore è che, poiché l’aumento dei prezzi petroliferi costringe molte economie asiatiche a ridurre o addirittura
ad abolire i generosi sussidi sui carburanti, la crescita in quei paesi subirà un rallentamento notevole. E se i poveri del mondo diventano ancora più poveri, aumentano i rischi dei conflitti
sociali. “Con il petrolio a 200 dollari, il costo dei trasporti aumenterà al punto da annullare la liberalizzazione degli scambi commerciali degli ultimi trent’anni”, spiega Jeff Rubin, economista
della Cibc world markets. Secondo Rubin il commercio mondiale si riorganizzerà a livello regionale: il Giappone potrà forse continuare a importare merci dalla Cina, e gli Stati Uniti importeranno sempre più dall’America Latina. Ma la tendenza al regionalismo non si fermerà agli scambi commerciali: sorgeranno nuovi hub finanziari e di servizi in regioni ricche di fonti energetiche come la Russia, l’America Latina e il golfo Persico. I fondi sovrani continueranno a
comprare le banche e le aziende occidentali più solide e diversificheranno i loro investimenti. E questo a sua volta renderà più forti e imprevedibili i movimenti dei mercati. Del resto, l’ascesa dei fondi sovrani ha già scatenato una reazione di tipo protezionistico: gli Stati Uniti hanno cominciato a sbarrare il passo agli investimenti stranieri nelle aziende americane. Ma sono possibili conlitti anche più aspri. “Via via che regioni come il Medio Oriente e l’Africa, la Russia e il Sudamerica continueranno a svilupparsi, vedremo crescere la loro fame di energia e assisteremo
ad atteggiamenti aggressivi e a iniziative neocolonialiste”, prevede Scott Nyquist, responsabile del settore energia della McKinsey. Inoltre, più l’Iran si arricchisce più rischia di rafforzarsi
anche il movimento Hezbollah, mentre è già chiaro che aumenterà il potere della Cina in Africa.

continua

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e