No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080606

la speranza brasiliana 2


Democrazia più stabile


Il Brasile ha alcuni vantaggi sugli altri tre paesi del Bric. Innanzitutto, il divario tra le città e le campagne non è spaventoso come in India e in Cina. In secondo luogo, il paese latinoamericano ha una democrazia multipartitica stabile che, insieme alla tutela della libertà d’espressione,
permette di negoziare il cambiamento sociale. Inine, non ci sono i nazionalismi aggressivi che a volte travolgono gli altri tre paesi in via di sviluppo. “Penso che tra vent’anni, guardandosi
indietro, chi criticava il Brasile dirà: ‘Abbiamo sbagliato la nostra previsione’”, afferma John Briscoe, dirigente della Banca mondiale di Brasília. Oggi il paese si trova in una condizione
favorevole, perché ha saputo affrontare i tre problemi principali della crisi cominciata negli anni ottanta: l’inflazione, il debito pubblico e la democrazia. L’inflazione è stata superata grazie al
piano per il real avviato nel 1994. Dal 2.500 per cento del 1993, il tasso d’inflazione è sceso al 4,7 per cento attuale. E, fatta eccezione per un rialzo nel 2003, dal 1996 è rimasto sotto il 10 per cento. Ad aprile la banca centrale ha alzato il suo tasso di riferimento di mezzo punto, arrivando all’11,75 per cento. Una percentuale bassa per gli standard brasiliani. A differenza delle banche centrali degli altri tre paesi Bric, quella governata da Henrique Meirelles ha fissato un obiettivo di inflazione (al 4,5 per cento) e pubblica sul suo sito web i verbali delle riunioni. “Questo ci aiuta a creare stabilità, a giocare d’anticipo e a fare piani a lungo termine”, spiega Meirelles. Il debito pubblico è sceso al 42,2 per cento del pil. E, considerando le entrate fiscali del paese, sarebbe dovuto diminuire ancora. Ma il Brasile ha rimediato al peccato originale dei mercati emergenti: l’incapacità di convertire il suo debito in moneta nazionale. Oggi il debito pubblico è espresso in reais, non in dollari. Nell’agosto del 2007, quando il real è stato leggermente svalutato, il debito è diventato meno oneroso perché i maggiori guadagni degli esportatori hanno fatto aumentare le entrate fiscali. In passato sarebbe successo il contrario, perché il governo avrebbe avuto bisogno
di più reais per restituire un dollaro di debito. Nei prossimi due anni i titoli di stato dovrebbero ottenere un giudizio positivo di afidabilità. La democrazia brasiliana, che ha una storia ancora più discontinua di quella indiana, si è consolidata solo con l’elezione di Lula nel 2002. Prima della sua
vittoria le classi ricche temevano l’ex sindacalista. Lula aveva venduto noccioline per le strade di São Paulo e aveva conosciuto da vicino le diseguaglianze sociali: sua moglie era morta di parto in un ospedale fatiscente. Molti pensavano che avrebbe smantellato le privatizzazioni concesse dai suoi predecessori, ridistribuendo tutte le terre e le proprietà. “Prima che il Partito dei lavoratori (Pt) arrivasse al potere, le persone avevano paura di noi”, ha ammesso il presidente in un discorso, “e avevano ragione”. Lula, però, ha governato con moderazione, mantenendo la maggior parte dei traguardi raggiunti dai governi precedenti e aggiungendo qualcosa di suo. Innanzitutto il presidente ha potenziato Bolsa família, un programma che assiste undicimila famiglie disagiate, assicurandosi anche che i bambini vadano a scuola e vengano vaccinati. Tenendo conto della sua portata e della sua complessità, il programma è amministratosorprendentemente bene. Il governo offre anche consulenza all’India per aiutarla a rimpiazzare il suo sistema di aiuti
alimentari con qualcosa di simile a Bolsa família. Nonostante questi successi, ogni giorno i mezzi d’informazione accusano l’esecutivo di Lula d’incompetenza e corruzione. Sicuramente il governo non ha toccato il sistema pensionistico, le leggi sul lavoro e le tasse che ostacolano l’economia
nazionale. La spesa pubblica è aumentata più velocemente dell’economia, il numero degli impiegati statali è cresciuto e i ministri del gabinetto Lula sono addirittura 35. Il governo assorbe
una percentuale del pil che è quasi il doppio di quella necessaria all’esecutivo del Messico. E i soldi vengono spesi per le pensioni invece che per la costruzione di strade e porti che aiuterebbero il paese ad arricchirsi. Il settore pubblico è così grande e le esigenze dei più poveri sono così poco rappresentate in parlamento che cambiare questa situazione può sembrare impossibile. Eppure questa sregolatezza ha aiutato a rafforzare la stabilità del paese. Mentre il governo accontentava il Pt e i suoi alleati in parlamento spendendo e spandendo il denaro pubblico, il Brasile è cambiato. Secondo un recente sondaggio di Observador Brasil e Ipsos, 23mila brasiliani hanno lasciato gli strati sociali più bassi per entrare nella classe media: possono permettersi un appartamento
in affitto, un’auto e qualche acquisto in più. L’occupazione è in crescita e anche gli stipendi sono aumentati.
continua

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