Quiet Nights - Diana Krall
Bare Bones - Madeleine Peyroux
My One And Only Thrill - Melody Gardot
Si dice spesso, scherzando ma non troppo, sarà la vecchiaia, quando non riesci più a fare certe cose che facevi in giovane età, magari soprattutto cose che richiedono un certo sforzo fisico, ma si usa anche quando c'entra lo sforzo mentale. Dopo di che, la frase si adatta a qualsiasi occasione. Sempre scherzando, io la uso, o almeno la penso spesso, quando mi rendo conto che mi ritrovo ad ascoltare un certo tipo di musica che mai, e dico mai, mi sarei aspettato di essere in grado di ascoltare ed apprezzare, che ne so, 20 anni fa. E invece.
Eccoci davanti a tre dischi piuttosto nuovi, tutti del 2009, di tre signore (o signorine) che possiamo accomunare grossolanamente sotto l'etichetta jazz, e dico questo tenendo ben presente che non sono un esperto di questo genere; anzi, spesso dico che non sono in grado di ascoltarlo perchè mi annoia. Altra frase fatta, ma come sapete, nessuno è perfetto (a parte qualche eccezione, in campo politico).
Credo, sempre da ignorante, che se uno si vuole avvicinare al genere, dischi e performers (ma non solo) come queste sono quello che ci vuole. Voglio dire, Miles Davis è super, ma è anche un po' complesso. E, all'interno del jazz, è un qualcosa di molto diverso dai cosiddetti standard.
Diana Krall è la più esperta delle tre (è del 1964); canadese di nascita, attiva musicalmente dal 1985 e con un debutto, Steppin' Out, risalente al 1993, sposata a Elvis Costello dal 2003, voce da contralto, è sempre stata poco propensa a cantare pezzi propri, ed evidentemente si trova più a suo agio come interprete. Non è detto, però: questo fatto aprirebbe una parentesi ampia, a proposito dei cosiddetti puristi del genere, che in pratica vorrebbero il jazz standard ripiegato su se stesso. Infatti, l'esperimento di The Girl In The Other Room del 2004, nel quale erano presenti sei pezzi scritti a quattro mani con il marito, fu molto criticato. Secondo me a sproposito: vi invito solo ad ascoltare la splendida title track, appunto, The Girl In The Other Room, per farvi un'idea sul "caso". Com'è, come non è, la Krall "ripiega" sul suo solito uso di eseguire o standard jazz o cover di altri generi rivisitati ovviamente in chiave jazz. In questo suo nuovo Quiet Nights si cimenta con classici della bossa nova, addirittura cantando in portoghese Este Seu Olhar di Jobim, spaziando da Bacharach (Walk On By) fino, addirittura, ai Bee Gees (How Can You Mend A Broken Heart). Forse non è il massimo, ma ha sempre una gran quantità di classe da vendere.
Passiamo invece alle nuove leve. Madeleine Peyroux (1974) è statunitense, ma è vissuta in Francia a lungo, in seguito al divorzio dei suoi genitori. Mastica musica fin da piccolina, e la sua famiglia la sostiene mentre insegue la sua carriera musicale. Debutta nel 1996 con Dreamland; nonostante la sua somiglianza vocale con Billie Holiday, è forse quella delle tre che si allontana un po' di più dai classici standard jazz. Discreto il suo songwriting (ascoltatevi solo Our Lady of Pigalle dall'ultimo lavoro, per farvene un'idea), anche se non disdegna le cover: nel suo Careless Love del 2004 si cimenta con Dylan (You're Gonna Make Me Lonesome When You Go), Elliott Smith (Between The Bars), Hank Williams (Weary Blues), ma soprattutto con Cohen, la cui cover di Dance Me To The End Of Love è splendida (la sentite anche nella colonna sonora di Lezioni d'amore).
Melody Gardot (1985), segnalata dall'amico Monty (e a sua volta segnalata da altri, ma insomma ad un certo punto fermiamoci, l'importante è ascoltare ed eventualmente, godere), ha una storia commovente nel suo background. A 19 anni fu travolta da un pirata della strada mentre viaggiava sulla sua bici. Nel suo lungo recupero ha beneficiato della musico-terapia, diventando talmente bisognosa di vivere la musica che arriva a dichiarare: "Music is my love. Probably the greatest love of all for me. Men are just my lovers."
Debutto con un mini-album nel 2005, Some Lessons: The Bedroom Sessions, le sue capacità di songwriting sono eccezionali. Nel disco nuovo, già l'opener Baby I'm A Fool ti stende, mentre per esempio Our Love Is Easy è straziante, delicata e superlativa.
Voce calda, sexy, musica acustica e abbastanza influenzata pure dalla bossa nova, pezzi validissimi e tutti suoi, se si eccettua una cover di Over The Rainbow e un paio di collaborazioni con Jesse Harris (anello di congiunzione con Madeleine Peyroux, ma non solo), Melody (e che nome) rappresenta probabilmente una delle artiste giovani più interessanti in questo genere.
Tre bei dischetti d'atmosfera.
Nessun commento:
Posta un commento