No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090826

something to tell you


Ho qualcosa da dirti - Hanif Kureishi


Jamal è il narratore di questa storia londinese, ma non solo. E' uno psicoanalista che ha passato i quarant'anni, nato e cresciuto a Londra, da madre inglese e padre pakistano, padre che lascia la moglie per tornare in Pakistan quando i figli, Jamal e la maggiore Miriam, sono ancora adolescenti.

L'azione si svolge nel 2005, Jamal si è da poco separato dalla moglie Josephine, con la quale ha avuto il figlio Rafi, adolescente simpatico che il padre adora e vede spessissimo. Vive solo, riceve in una stanza del suo appartamento, Maria, la governante, lo accudisce come una madre, ma tiene le distanze. Il suo più caro amico Henry, intellettuale famoso e acclamato regista teatrale, lo passa sovente a trovare e lo coinvolge continuamente nelle sue discussioni interminabili. Jamal è anche un discreto scrittore, una sorta di divulgatore della psicoanalisi per tutti. Nonostante il fallimento del suo matrimonio, Jamal vive un'esistenza tutto sommato tranquilla, e ama il suo lavoro. Ha però, uno scheletro nell'armadio, e questa cosa non smette di tormentarlo. Un paio di eventi che stanno per arrivare, cambieranno la sua vita, mentre lui stesso ci racconta com'è stata fino ad allora.


Hanif Kureishi, non so spiegarvi perchè, mi sta simpatico. Non che lo conosca personalmente, e neppure conosco a memoria le sue opere: prima di questo, sono certo di aver letto un altro suo libro, ma non riesco a ricordare quale. Eppure, lo sentivo.

Ho trovato questo libro molto, molto bello. Mi ha avvinto, completamente, e non sono riuscito ad empatizzare perfettamente con il protagonista solo a causa del suo succitato "scheletro nell'armadio", oppure forse perchè tutti i personaggi principali del libro hanno qualcosa di amabile.

I topics del suo stile ci sono tutti, forse amalgamati un po' vorticosamente, ma vi assicuro che la scorrevolezza e la profondità non ne risentono minimamente: immigrazione, società inglese, politica, sessualità, cultura, musica. Detto così, uno impreparato potrebbe aspettarsi un mattone serioso: invece, perlomeno nella prima metà del libro, c'è una grassa risata assicurata per ogni pagina. Grandi, grandissime battute, non so quante volte mi era capitato di ridere così di gusto per un romanzo.

La storia è complessa, ricca di flashback, necessari per conoscere meglio Jamal e gli altri personaggi, per carpire e per capire qualcosa delle loro vite, delle loro esistenze, ma, nonostante abbia letto alcune critiche negative, non ho trovato difficoltà a leggere queste 457 pagine superbamente scritte (e, pensate, proprio a pagina 457 mi sono in parte riconosciuto con la chiosa finale che Jamal usa per definirsi in quel momento).

Un libro che a persone come noi, come voi, sentimentali, passionali, musicodipendenti, calciofili, visceralmente politicizzati, sessualmente disinibiti e profondamente antirazzisti, non potrà che piacere e, al tempo stesso, far bene.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella recensione...Anche a me Kureishi piace (molti anni fa lessi "Il buddha della suburbia") e in generale mi attirano molto gli scrittori AngloIndiani come Rushdie, anche se forse io propendo per l'elemento più favolistico che urbano...
Lo cercherò...
Ciao,
Lisa

jumbolo ha detto...

Grazie!
Non è sicuramente quello che ho letto e non mi ricordo...però anche quello devo recuperarlo.
Rushdie mai letto. Porca miseria, quante cose che devo fare prima di morire...

Anonimo ha detto...

Ah!AH! Questa battuta mi ricorda Zelig, che passava la vita a cercare di leggere "Moby Dick"...
Comunque per Rushdie ti consiglio "I figli della mezzanotte" anche se un mio insegnante mi aveva detto che i versetti erano notevoli...
Lisa:-)

jumbolo ha detto...

ok