20110531
Alezioni
Tenete presente, nel caso foste stati in coma vegetativo fino ad oggi, che Silvio Berlusconi, oltre che proprietario di mezzo Paese, è il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano. E sta parlando dei nuovi sindaci di Milano e Napoli, due delle città più grandi, importanti, storiche e rappresentative dell'Italia, ognuna alla sua maniera.
Questa mancanza di senso istituzionale, oltre che la consueta, semplice, maleducazione, potrebbe, nelle menti più rilassate, innescare una riflessione ulteriore: questa persona non riflette, quando gli chiedono qualcosa lui spara la prima cosa che gli passa per la mente.
Ora, in un Paese normale, cosa si chiederebbe ad un politico? Facciamo un passo indietro: come è nata la politica, come sono nate le cosiddette classi dirigenti, persone che non hanno bisogno di faticare per guadagnarsi la vita? Queste cose sono nate poco dopo che l'essere umano, da cacciatore/raccoglitore, quasi sempre nomade, è diventato stanziale, ha appreso l'arte dell'agricoltura, l'ha affinata, si è trovato in luoghi dove ha avuto la fortuna di avere intorno a sé degli animali che si prestavano alla domesticazione, ha, in pratica, cominciato a produrre più di quello che gli serviva. Si sono create così le condizioni per prosperare: un certo numero di persone si sono trovate nella condizione di non dover più faticare per avere sostentamento, si sono create le classi sociali, di conseguenza qualcuno si è dedicato allo studio, alla riflessione, all'amministrazione della cosiddetta Cosa Pubblica.
Ad un politico, quindi, si chiede di riflettere. Di pensare a cosa è meglio fare per il futuro di una nazione. La dimostrazione più evidente di quanto Silvio Berlusconi non sia adatto a governare e a governarci, sta tutta in quelle piccole, ma significanti dichiarazioni.
Detto questo, quelli che mediamente la pensano come me sono ovviamente contenti. Si dice, è un segnale di cambiamento, il vento è girato, eccetera. Sicuramente. Però, riflettiamoci sopra, anche se c'abbiamo da lavorare.
Ho visto Bersani, segretario dell'evanescente PD, fare battute (Abbiamo pareggiato 4 a 0), dimenticandosi che, in due casi su quei quattro, e cioè a Milano e a Napoli, nel primo caso, quando Pisapia vinse le primarie, non essendo PD, Bersani è stato vicino al suicidio, mentre a Napoli, il nuovo sindaco De Magistris, uomo di Di Pietro, ha stracciato il candidato del PD al primo turno, e se a Napoli la richiesta di cambiamento c'è, è quella di mandare a casa lunghi anni di gestione PD, anche quelli di Bassolino, che pure mi pareva persona seria. Quindi, fossi in Bersani farei quello che, come dicevo prima, si richiede ad un politico, perché mi sa che ha mal interpretato il messaggio che arriva quantomeno dalle elezioni dei sindaci di due importantissime città.
Altri protagonisti, quindi, dimenticati i Grillini dei risultati interessanti dei primi turni, sono Vendola e Di Pietro.
Forse ve l'ho già detto. Vendola non lo capisco. E questa cosa è ancor più singificativa, se vi giuro che ieri, quando ho visto un piccolo stralcio del suo mini-comizio in piazza Duomo a Milano, ho pianto, mi sono commosso, era coinvolgente, energico, lui singhiozzava quasi, in preda a quei tic corporei che lo contraddistinguono. Poi, ho ripensato a cosa aveva detto: in pratica, niente, a parte retorica contrassegnata da riferimenti colti ("La Milano dei sepolcri imbiancati" e cose così). E ogni volta penso a uno così che parla davanti agli operai minacciati di cassa integrazione, e all'effetto che gli può fare.
Di Pietro: che dire di lui, se non che, un po' come Abatantuono quando fa la macchietta, è uno che piega l'italiano al suo pensiero, e non viceversa? Però, come ho già segnalato più volte, seppure non sempre mi piacciano i suoi toni, l'IDV è stata l'unica forza politica che, alla presentazione dell'ultima Finanziaria, ha presentato una Finanziaria alternativa e dettagliata.
Ecco: la politica. La cosa di cui ha bisogno il Paese, e con lui i cittadini.
Questo post vi potrà sembrare pessimista: in effetti, lo è. Come vi dissi dopo le ultime elezioni governative, è un po' come se mi fossi esiliato rimanendo nel mio Paese, che non amo proprio per la sua politica ed i suoi politicanti, oltre che per un bassissimo senso civico diffuso.
Però una cosa me la auguro: che i milanesi, e, perdonatemi, soprattutto i napoletani, possano conoscere un periodo splendido, e che abbiano le amministrazioni degne che si meritano, per vivere quelle due splendide città al meglio.
Usando un francesismo, in culo a chi gli vuole male.
lupi
Wars Of The Roses - Ulver (2011)
Eternal Sunshine of the Spotless Mind
20110530
ultima notte
Last Night On Earth - Noah And The Whale (2011)
Bourne 1
20110529
brucia la città
Burn Your Town - The Chapman Family (2011)
Cum mi-am petrecut sfârșitul lumii
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: conosce' per capi'
Romania, periferia di Bucarest, fine anni '80. La famiglia Matei vive le difficoltà di tutti i rumeni, sperando in un futuro migliore, magari senza Ceauşescu. La figlia grande Eva, alla quale il figlio molto più piccolo Lalalilu vuole un bene dell'anima, di carattere forte e dall'intelligenza brillante, insieme al fidanzato Alexandru, rompe accidentalmente un busto del dittatore, e viene espulsa per essere poi riammessa alla scuola tecnica, cosa che in Romania in quei tempi rappresentava scendere un gradino nella scala sociale. Tutto ciò accade per la codardia di Alexandru; nel contempo, il padre dello stesso ragazzo diventa "referente" di quartiere del partito (una spia, in pratica), e questo allontana i due.
Alla scuola tecnica, Eva conosce e prende in simpatia Andrei, all'apparenza lo scemo del villaggio, in realtà una persona schiva ma sveglia, ed insieme a lui mettono a punto un piano per fuggire verso l'Italia, attraverso la Bulgaria e i Balcani. Nel frattempo, Lalalilu, dispiaciuto per l'espulsione di Eva dalla scuola e dal suo litigio con Alexandru, addossa tutta la colpa al partito, e progetta di uccidere direttamente Ceauşescu.
20110528
l'ascesa di Surtur
dawn of the dead (again)
20110527
commissione della salsa
Dante e Virgilio
20110526
ed diablo
per la prima volta in vita mia. ho sognato il diavolo.
mi cercava e io cercavo di non farmi prendere, la cosa strana era che se l'avessi potuto vedere in faccia lui sarebbe morto. ma se lui mi avesse preso io sarei morto.
ho visto da vicino il suo bastone, con la testa d'ariete nera, cattiva.
ho visto la sua mantella nera, o forse era la sua ombra.
ho sentito la sua presenza.
mi sono spaventato veramente.
i vivi e i morti
The Living And The Dead - Jolie Holland (2008)
free
20110525
la fine
The End - Gallhammer (2011)
the machinist
20110524
cuor di cuore
Cor Cordium - OvO (2011)
Walker down the aisle
Brothers & Sisters - di Jon Robin Baitz - Stagione 5 (22 episodi; ABC) - 2011
20110523
canzoni per i corvi
Songs For The Ravens - Sea Of Bees (2011)
l'albero della vita
The Tree Of Life - di Terrence Malick (2011)
20110522
l'ultimo dei gentiluomini di campagna
Last Of The Country Gentlemen - Josh T. Pearson (2011)
An Unfinished Life
20110521
dare
Give Till It's Gone - Ben Harper (2011)
svolta sbagliata
20110520
fiori
La riproduzione dei fiori - Marco Parente (2011)
Finding Neverland
Neverland un sogno per la vita – di Marc Forster (2005)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: m'ha fatto singhiozzà
James Matthew Barrie (1860-1937), scozzese trapiantato a Londra, scrittore e commediografo, famoso per il suo racconto "Peter Pan in Kensington Gardens" del 1906, era senz’altro un tipo originale e interessante, anche se fu più volte sospettato di pedofilia, visto il suo amore per i bambini.
Il film di Forster si basa sulla commedia teatrale di Alan Knee "The Man Who Was Peter Pan", e racconta un periodo fondamentale della vita di Barrie, un suo fiasco con una commedia, il suo progressivo allontanamento dalla moglie, l’incontro con la vedova Sylvia Llewelyn Davies e i suoi quattro figli maschi, che lo ispireranno, soprattutto Peter, nella scrittura del suo capolavoro, la morte di Sylvia.
Edulcorando la figura di Barrie e tralasciando la realtà storica (oltre ai sospetti di pedofilia su Barrie, sappiamo che Sylvia quando lo incontrò non era ancora vedova), Forster riesce però a fare un film profondamente toccante, che sposa alla perfezione il messaggio insito in Peter Pan, una favola per piccini validissima anche per gli adulti.
Il processo che spesso ci porta a rivalutare un film facendo decantare il suo messaggio qualche tempo dopo la sua visione, in questo caso funziona all’inverso, e ci porta ad ammettere che la figura dello scrittore/commediografo/
La regia è superba nel crossover tra realtà (finzione cinematografica) e sogno (immaginazione del "padre" di Peter Pan), o nel confronto figurato tra la vita "normale" e quella dell’eterno bambino (Barrie e la moglie che aprono contemporaneamente le porte delle loro camere e ognuna ci rivela uno sfondo completamente diverso); osando, e rischiando di attirarmi addosso feroci critiche, si può dire che Forster è riuscito là dove Burton, maestro del sogno, ha in parte fallito con Big Fish, probabilmente aiutato dal soggetto non originale.
Gli attori principali (Depp e la Winslet), che lavorano entrambi per sottrazione, ci regalano due prove asciutte ma decisamente importanti, lasciando in questo modo spazio alla storia e facendoci comprendere a fondo la grandiosità della metafora peterpaniana.
Tra gli interpreti di complemento, ma non secondari, deliziosi non solo Freddy Highmore (che Depp ha segnalato a Burton per l’imminente remake di Charlie and the Chocolate Factory) che interpreta Peter, ma anche gli altri tre fratelli, e importantissima un’algida Radha Mitchell nei panni della moglie senza speranza, più di un Dustin Hoffman nei panni dell’impresario teatrale di Barrie.
Un film non geniale nella trama, ma ottimo nella messa in scena, che risulta, come già detto, davvero intenso e toccante. Non dimenticatevi i fazzolettini e lasciatevi andare.
20110519
impotenza blues
Helplessness Blues - Fleet Foxes (2011)
Un long dimanche de fiançailles
Francia, Bretagna, 1920. Mathilde, zoppa per via di una poliomielite da piccola, orfana di entrambe i genitori e cresciuta dagli amorevoli zii, non si arrende all’idea che l’amato fidanzato Maniche sia morto, fuori dalla trincea (dal nome buffissimo di Bingo Colombier), condannato dalla legge marziale per atti di automutilazione, durante la Prima Guerra Mondiale.
Batte quindi, guidata dalla propria forza di volontà, da alcune bambinesche scommesse con se stessa, ma soprattutto dalla forza dell’amore, tutte le piste che possano portarla a scoprire se ancora c’è speranza di rivederlo.
Sulla sua strada incontrerà persone diverse, e scoprirà molte cose taciute.
Campi lunghi d’autore con bei movimenti di macchina, belle e mai pacchiane le ricostruzioni d’epoca con l’aiuto del computer, attenzione ai particolari anche nelle scene in esterni e, soprattutto, in quelle di guerra. E poi, questo suo humor particolare che rende tutto meno pesante e quasi surreale, e questa sua passione per i freaks di qualsiasi tipo, fisici e mentali (questa volta a partire dalla protagonista, passando per i cinque "condannati", fidanzato compreso, all’investigatore col cognome buffo e alla figlioletta con la stessa menomazione di Mathilde, e via proseguendo), disseminati in tutti i suoi film. Belli anche i flashback dell’infanzia, meravigliose le scene sul faro.
Senz’altro un film che soddisfa dal punto di vista visivo, un po’ meno dal punto di vista della sceneggiatura.
20110518
La Possibilité d'une île
La possibilità di un'isola - di Michel Houellebecq (2005)
tradimento
Jean non capisce, è completamente destabilizzato. Improvvisamente, suonano alla porta. E’ Gabrielle. E’ tornata. Comincia una lotta di nervi tra i due. Finirà in modo sorprendente.
Questo ‘’Gabrielle’’ assomiglia moltissimo ad una messa in scena teatrale, ed è tratto dal racconto breve ‘’Il ritorno’’ di Joseph Conrad. Alterna bianco e nero (i pensieri di Jean) al colore, cupo, visto che siamo sempre in interni, sempre nella enorme casa dei due coniugi insoddisfatti, stoppa le azioni salienti sottolineandole con scritte sovraimpresse, a metà fra il film muto e la farsa. L’incedere è lento, teso, le facce sono segnate dall’ipocrisia (prima) e dal nervosismo e dalla disperazione (dopo), i dialoghi taglienti e forbiti. Certo, la noia e lo sbadiglio sono dietro l’angolo; il film è davvero pesante.
Bravissimi i due protagonisti, Pascal Greggory e Isabelle Huppert, quest’ultima completamente a suo agio in questo tipo di parti, e molto vicina al regista in più occasioni.
Solo per appassionati.
20110517
passi o dinamite
Dynamite Steps - Twilight Singers (2011)
alexander the great
Del resto, l’integrità storica è anche questa (si noti come Alessandro, fin da bambino, complice il maestro Aristotele – Cristopher Plummer – insiste sull’adulazione di Achille e sull’importanza del suo amore per Patroclo; sembra quasi una mossa di Stone nei confronti di Troy – ancora quel film! -, reo di aver cancellato quello che tutti sanno fin dai banchi di scuola), e si può perdonare, ad esempio, la sovrapposizione delle conseguenze delle battaglie di Isso e Gaugamela (Dario III di Persia – Raz Degan; pochissimo sullo schermo, ci ricorda Perry Farrel dei Jane’s Addiction - che fugge lasciando la famiglia nelle mani di Alessandro), ammirando le riprese mozzafiato dello scontro (quello di Gaugamela), un misto di riprese ravvicinate e dall’alto, per godere dei movimenti degli eserciti.
Nonostante in certi momenti si abbia come l’impressione che qualche attore sia fuori posto (su tutti Angelina Jolie, una Olimpiade fin troppo patinata; ma, si sa, gli eroi son tutti giovani e belli), non si può negare che anche alcune scene forti, di solo dialogo, sono all’altezza; memorabile lo scontro tra Alessandro (Colin Farrell, per chi ancora non lo sapesse) e la madre, dopo l’assassinio del padre (Val Kilmer guercio).
Tra l’altro, il flashback che porta a tale scena è in effetti il difetto più grande del film; sembra quasi che sia una pezza messa lì a coprire una falla di sceneggiatura.
Dopo aver ricordato almeno Rosario Dawson, nella parte di Rossane, la prima moglie di Alessandro (bella e brava, ma sempre, purtroppo, in ruoli marginali), non possiamo, per la par condicio, non ricordare Gary Stretch nella parte di Clito, davvero affascinante, e un Jared Leto (Efestione, l’amore della vita di Alessandro) davvero bellissimo con capelli lunghi e selvaggi, ancorché parruccati.
20110516
Animal Farm
La fattoria degli animali - di George Orwell (1945)
morti che camminano
The Walking Dead - di Frank Darabont - Stagione 1 (6 episodi; AMC) - 2010/2011
20110515
sucide solution
digitale
Sono alcune settimane che nel condominio dove abito, è stata installata una parabola comune, e, tramite contratto con l'installatore (Un vecchio conoscente, appassionato anche lui di musica, tra l'altro, che mentre sistemava le ultime cose ha sbirciato tra i miei vinili e mi ha detto "ne hai fatta di strada dai Kiss eh?"), un decoder per il digitale terrestre in ogni appartamento.