No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110412

Greenberg


Lo stravagante mondo di Greenberg - di Noah Baumbach (2011)

Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio sintetico: lulì è strano

Roger Greenberg, reduce da un periodo in un ospedale psichiatrico per una depressione, è un quarantenne che per vivere fa il carpentiere, ma sta provando a non fare nulla per un periodo. Nativo di Los Angeles, era in una rock band, ed è stato la causa dello scioglimento, perché non voleva accettare un contratto discografico da un'etichetta. Da quasi 15 anni si è trasferito a New York. Sembra vivere un po' troppo nel passato, ascolta solo musica "dei suoi tempi", non comprende i giovani d'oggi, ha smesso di guidare l'auto, abitando a NY. Analizza esageratamente ogni cosa, scrive continuamente lettere di lamentela verso chiunque e qualunque organizzazione o catena (di ristoranti, di supermercati, di taxi) che utilizzi e non lo lasci soddisfatto. E' poco autoironico.
La famiglia del fratello Phillip se ne va in vacanza (di lavoro, sembra di capire) in Vietnam, e Roger viene invitato a trascorrere un po' di tempo nella loro casa di Los Angeles, per riprendersi dopo l'ospedale. Conosce immediatamente Florence, la ventiseienne assistente della famiglia Greenberg, gentile, premurosa, brava con il cane Mahler, in realtà in cerca di qualcuno da amare, e che la ricambi, qualcuno che si prenda cura di lei. Scatta immediatamente qualcosa tra Florence e Roger, anche se quest'ultimo non ha propriamente le idee chiare, e sta cercando di rivedere i vecchi amici (e amiche), con i quali sembra quasi avere dei conti da regolare, e viceversa...

Il nuovo lavoro dell'interessante newyorkese Noah Baumbach, è un film che potenzialmente metterebbe insieme un certo andamento nervoso e psicanalizzante alla Woody Allen dei bei tempi, a un taglio statunitense indipendente, tipo Sundance per intenderci. Ma ha due grossi difetti: è leggermente inconcludente (e gira spesso a vuoto), e l'interprete principale, Ben Stiller, nei panni di Roger Greenberg, anziché fungere da richiamo, monopolizza troppo la scena rivelandosi inadatto all'uso (pare che inizialmente la sua parte dovesse andare a Mark Ruffalo, che probabilmente sarebbe risultato migliore).
Il risultato è quindi un film con vari momenti interessanti e divertenti in maniera quantomeno strana, che sembra mancare di un vero e proprio turning point, o, come sostiene qualche critico, carico di troppe aspettative a causa della presenza di Stiller, che normalmente interpreta personaggi che subiscono e poi sbottano, sembra (il film) sempre sul punto di esplodere, e invece non accade.
Più che positiva, invece, la presenza di Greta Gerwig nei panni di Florence, vista di recente in Amici, amanti e..., che ci regala una prova in punta di piedi, ma carica di intensità. Appare invece sprecato Rhys Ifans (Ivan), mentre spicca, anche con un minutaggio breve, Brie Larson (Sara), che conosciamo già per il suo ruolo a dir poco spettacolare di Kate, la figlia di Tara, nella serie tv (appunto) United States of Tara.
Irrisolto.

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