No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080623

before tomorrow comes


Alter Bridge + MellowToy, 17 giugno 2008, Cortemaggiore (PC), Fillmore


Avvertenza: questa recensione è a rischio divagazione.


Dunque. A dispetto dei numerosi amanti della musica che li odiavano e li sfottevano, non considerandoli una band "seria", a me i Creed piacevano. Sapete che la mia passione per la musica non è mai morbosa, ma credo molto libera e disimpegnata, per cui ho sempre vissuto tranquillamente il mio "rapporto" con questa band che, la prima volta che sentii un loro pezzo, Higher, pensai che fosse uscito un singolo dei Pearl Jam e di non sapere niente. Ho ascoltato piacevolmente i loro tre dischi, poi ho saputo che si sono sciolti. Un caro amico condivideva l'apprezzamento per questa band. Dopo un bel po' di tempo, ho saputo che alcuni membri dei Creed avevano messo su un'altra orchestrina, e che il membro che non c'era più era finito dentro per droga. Il colmo: i Creed erano famosi per i loro testi a sfondo "cristiano" (venendo dagli USA, il termine è da intendersi nell'accezione più ampia). Mi sono sempre dimenticato il nome, e quindi sono riuscito ad ascoltare i loro lavori quando già erano usciti ben due dischetti. Il nome della band è Alter Bridge, dal nome di un ponte di Detroit.

Ora, alla luce dell'attualità, gli AB sono un discreto passo avanti rispetto ai Creed: dopo il concerto sono andato a riascoltarmi i tre dischi della band "antica" ed ho concluso questo. Quindi, questa commistione di post-grunge e classic metal mi ha lentamente conquistato, al punto che ho voluto rompere le tradizioni instaurate negli ultimi tempi (cassati i concerti infrasettimanali che non siano in regione) per andarli a vedere appena possibile: un uggioso martedì di giugno, a Cortemaggiore, provincia di Piacenza, al Fillmore.


Anche qui, una divagazione necessaria. Al Fillmore non c'ero mai stato, ma ne avevo sentito parlare molto, per la buona acustica e per una tradizione positiva di concerti di dimensioni medio-piccole. Cortemaggiore, invece, mi ricorda una vecchissima pubblicità dell'Agip; infatti, come recita Wikipedia, nel 1949 "l'imprenditore Enrico Mattei trovò nelle campagne del paese un giacimento di petrolio. Grazie all'abilità di Mattei, la scoperta ebbe un grande impatto mediatico, cosicché Cortemaggiore si ritrovò sotto i riflettori dei giornali nazionali, in compagnia del vicino paese di Pontenure, presso cui era stato contemporaneamente trovato un giacimento di metano. In realtà il giacimento di Cortemaggiore si rivelò abbastanza modesto; il petrolio da esso estratto venne utilizzato in particolare per produrre una benzina (l'unica raffinata a partire da petrolio proveniente dal sottosuolo italiano) che fu chiamata Supercortemaggiore". Pensate un po' cosa mi ricordo.


Autostrada della Cisa La Spezia-Parma bloccata e mi faccio il passo della Cisa sulla strada "normale". Arrivo in Cortemaggiore e mi accorgo che l'Eni ha ancora una discreta presenza in paese: sono ancora attivi i proprio centri di formazione del personale. Trovo il Fillmore e parcheggio, mi metto in coda per l'ingresso. Pare che i biglietti siano esauriti: non ci avrei mai creduto. E pensare che ne ho anche uno in più: l'amico Giova, quello che condivideva l'apprezzamento per i Creed, doveva venire con me: gli ho fatto ascoltare gli AB e ne è rimasto conquistato. E' stato un piacere, perchè di solito lui è di gusti difficili. Un impegno di lavoro, quindi, mi fa fare il viaggio e vedere il concerto da solo, in mezzo a poco meno di un migliaio di sconosciuti e sconosciute. Tra l'altro, questa sera si gioca una decisiva partita tra Italia e Francia per gli Europei di calcio.


Il Fillmore mi pare decisamente un vecchio cinema-teatro, riconvertito (bene) a locale live. Un'urgenza verso il bagno mi fa scoprire un posto delizioso: a meno di 10 metri dal palco, vicino ad un'uscita di sicurezza, sotto il bocchettone dell'aria condizionata (nonostante la pioggia, fa caldo), praticamente davanti al lato destro dell'amplificazione. Chissà come ne usciranno le mie orecchie.


Altra divagazione per il pubblico. Questo non è un concerto di quelli tipici ai quali vado ultimamente: è un concerto metal. Ma, scopro con positivo stupore, il metallaro medio appassionato di AB è quel che si può definire un metallaro evoluto. Non ci sono facce truci, pochi capelli lunghi (e, se ci sono, le chiome sono curate), molte ragazze (e non "stragiate"), molti tagli corti, una discreta pulizia (compresa quella ascellare), magliette in maggioranza nere ma non tamarre, un'educazione media che lascia un buon ricordo. Pochissimi, ad esempio, quelli che provano ad accendersi una sigaretta seppur da tempo sia proibitissimo fumare dentro i locali pubblici. Molti meno di quelli che mediamente ci provano ad un concerto alternative, indie, hip hop, ad esempio, alla Flog di Firenze, per dirne una. Nota positivissima.


Veniamo ai fatti. Alle 21,00 aprono i MellowToy, che non conosco; adesso vi posso dire che sono italiani, che fanno una specie di nu metal scimmiottando nella formazione i Linkin Park, soprattutto per l'uso di due cantanti, e la cosa che non convince più di tutte, a parte l'assenza di originalità, è che non si capisce davvero a che cosa servano due cantanti: non ci sono sostanziali differenze (anche se il corpulento tendenzialmente fa le parti melodiche e il tatuato fa quelle più urlate), soprattutto nel timbro. Ci deliziano perfino con una cover di Save A Prayer dei Duran Duran. Li dimenticherò presto.


Alle 22,00 ecco gli AB. Partono con Come To Life ed è subito headbanging di una certa qualità. Volumi altissimi (sarà perchè sono a 5 metri dalle casse?), sezione ritmica precisa con batterista che picchia sodo senza sbagliare e senza strafare, Mark Tremonti, il chitarrista-leader-fondatore (sia dei Creed che degli AB), axe-hero di una certa rilevanza, che suona suona suona e si diverte pure, "flirtando" con le prime file e distribuendo corna con le mani a più non posso, appena è libero da impegni chitarristici. Poi c'è il fulcro, questo Myles Kennedy che, senza sapere chi diavolo sia, lo ascolti e senti che ha una gran voce, poi indaghi e scopri che è un tenore e che ha un'estensione di 4 ottave; ma non solo. Suona la chitarra, piuttosto bene, e la imbraccia per quasi tutto il concerto, facendo anche qualche assolo, e incrociandosi con Tremonti. Mark, e qui mi viene in mente Dave Mustaine e come gestiva i suoi Megadeth (da despota, perfino sul palco era capace di fulminare con lo sguardo chiunque dei suoi pard uscisse dalle righe da lui stesso imposte), gli dà moltissimo spazio, e i risultati sono ottimi. Myles visto da vicino sembra un Kevin Bacon tatuato, discretamente palestrato e con i capelli medio-lunghi. Si diverte, gioca col pubblico, canticchia arie da operetta (del resto, è tenore), incita i cori, divide la platea nel più classico divertissement rock dal vivo, si diverte e canta davvero alla grande. Il pezzo che segue è Find The Real, che al contrario della precedente, che è dal più recente Blackbird, è estratto dal debutto del 2004 One Day Remains. Seguono un bel filotto di pezzi ancora da Blackbird: Brand New Start, White Knuckles, molto tirata, Buried Alive, che grande attacco, diamine, Coming Home, reminescenze maideniane nella progressione finale, Before Tomorrow Comes, Ties That Bind, il ballatone che dà il titolo al disco Blackbird, pare uno dei preferiti (da cantare) da Myles, e in effetti ne esce una gran versione, Watch Over You; per quest'ultima, un'ulteriore ballata, ma ben più pop, Myles rammenta che ne hanno fatto da poco una versione in duetto con Cristina Scabbia dei Lacuna Coil, e si rammarica di non poterla offrire insieme a lei (e, in effetti, non ci sarebbe dispiaciuto nemmeno a noi vedere la Cristina...). Mark dà una mano ai cori, Myles è pure molto teatrale nell'interpretazione fisica dei pezzi, la band è coesa, un tutt'uno massiccio, con un muro sonoro invalicabile. I pezzi sono sempre, costantemente, alla ricerca della melodia, anche facile, supportata da arpeggi di passaggio e riffoni che sostengono la progressione verso il ritornello e l'eventuale assolo. Ecco però un pezzo fuori dal repertorio: una cover di Kashmir, ovviamente dei Led Zep, in una versione francamente non portentosa. Un paio di pezzi "vecchi": la tirata Metalingus, e la bella (fra le mie preferite) Open Your Eyes, dopo la quale gli AB si prendono una pausa breve. L'esecuzione di quest'ultima, come si conviene al pezzo, roccioso ma struggente, è di grande intensità; Myles lascia cantare il Fillmore perchè sente che non ci sarà da pregare il pubblico (stanno tutti già cantando, il pezzo si presta), e alla fine sembra davvero impressionato. Sarà l'acustica, sarà che pare sia l'ultima data di questa parte di tour europeo, resta il fatto che il cantante si dichiara entusiasta della prestazione del pubblico. Arriverà a scusarsi per non conoscere che il classico "grazie" nella lingua italica, e promette di imparare qualcosa di più per il ritorno nella penisola (a novembre 2008).

Sono davvero "preso bene" (come diceva il vecchio Neffa), quando dopo pochi minuti gli AB si ripresentano sul palco per Broken Wings, altro pezzo dal primo disco, una specie di mid tempo marziale, con un'ennesima bellissima apertura melodica del ritornello: ancora una volta, grande lavoro di Tremonti per il tappeto chitarristico, ottima prova vocale di Kennedy. Ecco ancora Myles con una semi-acustica a tracolla (e l'elettrica dietro) a deliziarci nientemeno che con Travelling Riverside Blues, un pezzo del vate Robert Johnson ripreso tra gli altri anche dai Led Zeppelin (che dalle parti degli AB piacciono proprio tanto).

La chiusura è riservata a Rise Today, un pezzo dall'ultimo Blackbird, che parte piano e che "sboccia" poi; il finale è per il sing-along e l'assolo è di quelli che ti spingono a fare air guitar insieme all'addetto sul palco.

Un'oretta e mezzo pulita, e siamo tutti contenti. Le orecchie mi fischiano di brutto e, pensate un po', sono felice. Mi dispiace per il mio amico che non c'era, per la pioggia sulla Cisa che troverò al ritorno, per i francesi che s'incazzano ("e i giornali che svolazzano"), e perchè non hanno fatto In Loving Memory, ma forse è meglio così, che poi magari mi mettevo a piangere. Chissà se in mezzo ai metallari evoluti si può fare.


Foto da

9 commenti:

Anonimo ha detto...

li conosco dall'inizio della loro carriera per ragioni abbastanza stupide
metalingus è la sigla introduttiva di un wrestler (tale edge) della wwe, e il pezzo mi ha subito preso e mi ha portato a scaricare l'album

più fan mio fratello che me, io mi limito ad apprezzarli, per quanto siano abbastanza tamarri :D
tralaltro solo pochi mesi fa un amico ha comprato la prs tremonti model

così, tanto per dire che ci piacciono!

jumbolo ha detto...

avevo letto delle loro commistioni col mondo del wrestling. la prs tremonti è una chitarra giusto? ce ne ha una lui molto bella con un disegno tribale sopra. mica è quella?

drunkside ha detto...

bella rece ale, ma la presenza di uno chiamato Tremonti nella band li condanna agli inferi, per quanto mi riguarda!

jumbolo ha detto...

eh guarda che mi ha sempre fatto ridere questa cosa. tra l'altro, secondo me lui è un po' un anti-morello. ha la bandierina a stelle e strisce sulla cinghia della chitarra.

Anonimo ha detto...

ma infatti lui è un tamarrazzo (un pò come tutti loro) da esercito


cmq la chitarra è nera con rifiniture auree, niente male...suona anche molto bene a dire il vero (ero parecchio scettico, anche perchè avevano errato nella spedizione e ne avevano mandata un'altra di non so chi che oggettivamente sembrava un giocattolo e non già una chitarra...mellio così :D)

Anonimo ha detto...

questa qui
http://www.prsguitars.com/tremontise/index.html

jumbolo ha detto...

fica

Luca Javier Bologna ha detto...

recensione di mmerda.
cambia mestiere

jumbolo ha detto...

beh dipende. io di mestiere faccio l'impiegato. bisogna vedere che mestiere fai tu per giudicare.