Da Internazionale
La fine di Marulanda
La morte di Manuel Marulanda, storico comandante dei guerriglieri delle Farc, desta nuove speranze nella stampa colombiana.
Darío Acevedo, commentatore del quotidiano colombiano El Tiempo, afferma: "La morte del capo fondatore delle Farc, noto anche con il soprannome di "Tirofijo", significa la fine di un sogno chimerico: fare la rivoluzione comunista in una nazione democratica, equazione che non si è realizzata in nessun paese del mondo. È morto quello che si potrebbe definire l'ultimo rappresentante del comunismo rivoluzionario latinoamericano ispirato all'esempio della Cuba castrista. Mentre il paese viveva processi intensi e problematici di sviluppo, di scolarizzazione e di secolarizzazione, la guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) rimaneva refrattaria ai cambiamenti sia sul fronte interno sia rispetto al panorama internazionale".
L'eredità di Marulanda, continua El Tiempo, non lascia speranze per il futuro delle Farc: "Da un punto di vista sociale, economico e politico non si vede la prospettiva di un'inversione di forze a favore delle Farc, come amano dire i marxisti".
Secondo El Universal, invece, la morte del capo delle Farc apre uno scenario non necessariamente univoco: "Sarebbe tutto più semplice se i conflitti sociali, politici e militari dipendessero da un solo individuo. Purtroppo nel conflitto colombiano tra l'esercito irregolare delle Farc e lo stato la morte, che di solito appiana tutto, in questo caso non lascia nessuna certezza. I sequestri probabilmente non smetteranno e la guerra continuerà".
È più ottimista invece El Espectador che vede nella morte del comandante un evento che segna la crisi irrevocabile del movimento guerrigliero colombiano: "È ancora presto per decretare la fine delle Farc, ma questa morte e l'aumento delle diserzioni tra le forze ribelli costringeranno prima o poi i guerriglieri a cambiare strategia".
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