La Nuova Zelanda, che ospita la Giornata mondiale del clima e che ha varato un programma per diventare un Paese a zero emissioni, si è detta tutto sommato disponibile anche ad ospitare i "naufraghi", ma come dicono le leggi del mare per salvare una barca occorre provarle tutte. E così Helen Clark, la premier neozelandese, non solo ha compiuto la svolta che in qualche anno porterà il Paese a zero emissioni (altre che palle), ma si è di nuovo appellata alla comunità internazionale per un «new deal» del protocollo di Kyoto, i cui obiettivi sono già vecchi e realisticamente insufficienti per contrastare il surriscaldamento. Del resto la signora Clark non ha molta scelta. Non è una questione di animo sensibile ma esclusivamente di interesse. La Nuova Zelanda si è convinta che il global warming è un nemico geostrategico, per il mondo come per la propria sopravvivenza. Oggi a Wellington possono anche decidere di dare rifugio ai sommersi di Kiribati, che già sono 100mila e non è poco. Ma se Kiribati è alta tre metri le Marshall non sono le Rocky mountains. Né le Salomon svettano al sicuro dalle onde, così come Tonga, Samoa, le Howland. Domani tocca a Kiribati, ma già dopodomani la lista di potenziali Atlantidi è spaventosa anche solo a guardare la Micronesia. Figuriamoci il resto del mondo.L'atto primo si è comunque già consumato. Prima nel 1999, quando Tebua Tarawa e Abanuea, due atolli disabitati dell'arcipelago, sparirono sott'acqua. Quindi il mese scorso a Tegua, dove la barriera corallina è più fragile e i cicloni passano quattro o cinque volte all'anno, la marea è ormai poderosa e una ventina di case sono già in balìa del mare. Un centinaio di abitanti di un piccolo abitato, Lateu, si sono spostati 600 metri all'interno, facendo del villaggio il primo abitato fantasma a causa del global warming, come recita il registro dell'Unep, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite. E' lo stesso Onu ad aver precisato come il surriscaldamento stia precorrendo le stime ufficiali, che indicano in tre metri l'aumento del livello delle acque nel pianeta entro il 2100, quando i ghiacci del Polo saranno completamente evaporati sotto la spinta dei raggi ultravioletti e della immonda quantità di gas, residui di combustibili fossili e schifezze varie che l'umanità distribuisce allegramente nell'atmosfera sfasciando il delicato equilibrio del pianeta. Il mare che sale incalza tutti, Italia compresa. Venezia, ma anche New Orleans, le comunità dell'Artico, la Nuova Guinea dove altre 2mila persone dell'isola Cantaret si stanno organizzando per l'esodo verso la più sicura Bougainville island. Arrivano le onde e in questa lotta gli abitanti del pianeta (animali compresi) sono tutti sulla stessa barca. Mayday.
fine
Foto da http://www.whiteholly.org/
Nessun commento:
Posta un commento