Da Internazionale nr. 754
Insediamenti sotto accusa
Nonostante le richieste dei tribunali e della comunità internazionale, nei Territori occupati i coloni continuano a costruire. E anche le proteste pacifiche sono vietate
The Economist, GB
Quest'anno gli israeliani possono scegliere un modo nuovo di andare in vacanza. L’organizzazione Peace Now propone a chi non è mai stato in Cisgiordania delle visite di un giorno alla scoperta degli insediamenti, i posti di blocco, il muro di separazione, il sistema stradale (alcune strade per gli israeliani, altre per i palestinesi) e le altre infrastrutture che sostengono la presenza di Israele nei Territori occupati. L’obiettivo è scuotere quella maggioranza silenziosa di israeliani favorevole a rinunciare ad alcuni degli insediamenti e al ritiro dai Territori. Il “disimpegno” del 2005, quando il governo ha smantellato gli insediamenti nella Striscia di Gaza e in parte della Cisgiordania, ha dimostrato che i coloni di matrice religiosa, pur essendo una minoranza, sono organizzati molto meglio. I più fanatici hanno continuato a costruire illegalmente e ad attaccare i palestinesi, mentre le autorità sembravano incapaci di tenerli a freno. Ma negli ultimi anni il nucleo di attivisti contrari alle colonie è diventato più combattivo. Basandosi sui dati raccolti dal governo, nel 2006 Peace Now ha calcolato che il 40 per cento della terra destinata agli insediamenti è in realtà proprietà privata palestinese, non dello stato. I coloni contestano questi dati, anche se è innegabile che gran parte degli insediamenti è costruita su terre acquisite illegalmente o in circostanze dubbie.
continua
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