No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080802

il boia - parte 1


Da Internazionale nr. 754


L'ora di Radovan Karadzic

Karadzic è stato un criminale di guerra per vanità e per sete di potere. Il suo arresto può aiutare i serbi a voltare pagina

di Slavenka Drakulic, Suddeutsche Zeitung, Germania


Ammettiamolo pure, Radovan Karadzic è diverso. Prima di tutto nell’aspetto: non somigliava agli altri politici balcanici, tarchiati e viscidi, ai generali tozzi e non rasati, ai criminali comuni con gli occhi furbi o ai tassisti diventati agenti dei servizi segreti. Karadzic è un uomo alto, con gli occhi grandi e un mento pronunciato. I suoi lunghi capelli scompigliati e grigi lo facevano sembrare più una rockstar che un politico. La storia della sua vita sembra uscita da un film: nato in un piccolo villaggio del Montenegro, è riuscito a farsi strada fino all’università di Sarajevo, diventando un poeta famoso e conquistando la leadership dei serbi di Bosnia. Karadzic è diventato un vero criminale di guerra per pura vanità. Tutti i successi che aveva ottenuto non gli bastavano, voleva il potere. La vanità non è un crimine, a meno che non spinga in una posizione in cui si può, come ha fatto lui, ordinare lo sterminio di quasi ottomila musulmani a Srebrenica nel 1995 (per ricordare solo il caso più noto). In questi anni, quando pensavo a Karadzic, mi tornava sempre in mente l’immagine di un documentario girato durante l’assedio di Sarajevo. Si vede Karadzic su una collina da cui i militari serbi bombardano la città. Con lui c’è un ospite, lo scrittore russo Eduard Limonov. Sarajevo assediata si stende nella valle ai loro piedi, possono vedere ogni edificio, ogni strada, ogni albero. Una posizione ideale per sparare. Vestito con un elegante cappotto nero, sorridente, Karadzic offre al suo ospite e amico un “passatempo speciale”, degno di un re medievale che decide della vita e della morte della gente. Offre a Limonov di provare a sparare da una mitragliatrice puntata sulla città. Per divertimento. Provaci, dice sfacciato, come se volesse sfidare Limonov. Come quando nei film un re offre a un ospite il proprio fucile per
sparare a un animale feroce. Solo che sotto, nella città assediata, vivono persone, non animali.
Limonov accetta la sida e spara. Tutti sono contenti: anche se è uno scrittore, ha dimostrato
di essere un vero uomo, come il loro poeta. Come se nei Balcani essere un poeta, o anche solo uno psichiatra o un intellettuale, non contasse niente. Poi i due bevono sljivovica con i soldati, senza fermarsi a pensare se Limonov abbia colpito qualcuno. Dopo aver visto il documentario io, invece, mi sono chiesta se Limonov avesse ucciso qualcuno.


continua

3 commenti:

Anonimo ha detto...

solo la foto gli merita un ergastolo.

punkow

Anonimo ha detto...

essiste anche altro "boia",ma piu furbi,no bisogno di arma,perche solo loro cervello e l'arma di male,come vostro "fini","maroni",dunque e peggiore che karadzic,lui e piu vero,che vostro sale governo molto sorriso,ma loro mentalita molto male!Milosevic

jumbolo ha detto...

caro Milosevic, hai sbagliato tutto. A me non piace nè fini nè maroni. Però, al momento, anche se Fini tenta di difendere degli stragisti, non mi risulta abbia combinato gli scempi di Karadzic.
Karadzic è più vero senz'altro. E' anche vero che abbia ordinato diverse stragi.