Torniamo alla voce: concerti e tour. La tesi dominante è che il downloading, lo scaricare - specie illegalmente - abbia ucciso il mercato degli album musicali. È così, Frere-Jones? "Doveva succedere, perché dal momento in cui fai ascoltare un'anteprima dell'album quello fa il giro della Rete prima che si venda regolarmente su iTunes. Ma già da tempo la vendita degli album aveva cessato di essere una fonte di guadagno stabile per gli artisti. La ragione è che i contratti delle major discografiche con le star non venivano più stipulati a favore di queste ultime. Cosa che è sempre stata un po' vera, ma di recente si era inasprita". Per gli artisti diventava sempre più difficile riprendersi i soldi trattenuti dalle loro etichette succhiasangue. Morale, "si son trovate a cercare il metodo più efficace per arrotondare. Quindi, i concerti, nei cui guadagni la casa di produzione non è coinvolta". E allora, se dare concerti e vendere tante magliette della propria band permette di rifarsi, che la stagione dei tour cominci e non finisca. Live uguale sopravvivere. "Con il vecchio modello, il contratto capestro dell'artista con la casa discografica, si arrivava al paradosso di band con album primi in classifica che non si vedevano entrare un centesimo in tasca, e band che senza fare album facevano migliaia di dollari. Si è rotto un giocattolo che non funzionava più". Ecco. Frere-Jones arriva alla rivoluzione che ha portato Madonna a rompere con la Warner Music per rivolgersi a una compagnia del nuovo tipo come l'organizzazione promoter di concerti Live Nation, e abbracciare la nuova formula risolutoria del Three sixty, i 360 gradi". Si traduca, Frere-Jones, ha dimenticato la sua missione, spiegare tutto ai lettori come fosse la prima volta? "È il business a tutto tondo che nasce dalla constatazione che gli affari oggi non si fanno più con la vendita di dischi ma on the road, con i megatour o i microtour, e con la vendita di magliette". O nel caso di Madonna perfino i racconti di fiabe e i film. E prendere soldi cash da questi fattori qui, non più dalla vendita di album. Certo, i grandi artisti sono furbi, e hanno strappato contratti incredibili, tipo i 160 milioni di dollari strappati a Live nation dal rapper Jay Z per occuparsi dei suoi tour, vendergli le T-shirt". Così, le grandi star hanno cominciato a riprendersi il controllo di tutti gli aspetti della propria carriera sottraendosi alla mafia delle vecchie major. "Non è capitata a caso l'operazione dei Radiohead, con la messa in rete del loro album gratis o a discrezione dopo l'uccisione simbolica del padre, la Emi record". C'è solo una cosa che lascia perplessi o comunque dovrebbe far pensare: "che i Radiohead sono stati in grado di andarsene da casa dopo dieci anni di solido contratto che li ha cresciuti o costruiti e alla fine forse aiutati a raggiungere l'indipendenza. Oggi non hanno più bisogno di nessuno, si capisce". Ma ci sarebbero riusciti senza la tutela per quanto tiranna? Oggi basterà solo Myspace alla fabbricazione delle nuove star? E pensando ai produttori-scopritori di star, Pigmalione è morto? È per questo che Simon Fuller che creò le Spice Girl adesso si è riciclato produttore di American Idol, fabbrica delle star in stile reality tv, come X-Factor e compagnia bella. Non del tutto, Frere-Jones racconta sempre la sua "parabola di Amy Winehouse". Ovvero il primo cd di lei acquistato al duty free dell'aeroporto, ascoltato in volo e buttato nel cestino dopo l'atterraggio. Salvo ritrovarla trasformata, dopo che lei aveva incontrato il giovane produttore dalle uova d'oro Mark Ronson. E come fai senza "guru come Ronson o Timbaland". I blogger avevano dato contro a Frere-Jones quando aveva azzardato la tesi che Myspace lanciava certe star troppo velocemente, vedi la neocantautrice Kate Nash, che a differenza delle PJ Harvey e Courtney Love rimanevano meno politicizzate. "Non riscriverei quell'articolo allo stesso modo". Vuole dire che ha cambiato idea? No, ma avrei dovuto tenere conto del malinteso possibile. Non ho niente contro Myspace come fabbrica delle star e chiunque riesca a venir fuori da lì. Per Lily Allen o M.I.A. è stato un trampolino perfetto, ho adorato le loro canzoncine in quello stile casual imperfetto.Ma grandi talenti alla Arctic Monkeys sarebbero diventati quello che sono anche senza Internet". E questo te lo dice anche vederli live, a un concerto. Frere-Jones racconta delle emozioni che gli ha dato di recente Erikah Badu. È tardi, gli squilla l'iPhone. A proposito, neanche scaricare suonerie giova agli artisti, in quel caso a guadagnarci sono le compagnie telefoniche. Lo vedete che alla fine per arrotondare non restano che i concerti? È per questo che la sua suoneria non è un brano musicale, Frere-Jones? "No. Una volta avevo la popolarissima Barbara Ann dei Beach Boys ma ho desistito. New York è già talmente rumorosa".
L'uomo che vuole affittarvi le star
Sono poco più di due settimane che Richard Davies, il 44enne di cui sopra con esperienze multiple nel marketing musicale (dalla Emi alla Universal, fino a fondare una start-up che disegnava siti ai megamarchi tipo Audi e Virgin Atlantic) sta cercando di provare al mondo come si possa reinventarsi un business. Allora, come le va il sito? Come funziona http://www.owngig.com/ ? "Abbiamo un database da 300mila band e chi non trova quella che cerca la può aggiungere alla lista. L'iscrizione è gratis, il software è quello dei siti di prenotazione o di e-commerce. Abbiamo già in pista il primo concerto privato, gli Sparks". Chi, scusi? "Sparks, dovete capire che il nostro sito è aperto a fan di tutte le generazioni. Ci siamo ritrovati anche valanghe di prenotazioni da nostalgici che hanno tirato fuori Rick Astley". Quasi peggio dei sultani del Brunei che invitano a casa le All Saints purché si abbinino ai loro divani. "Il secondo è David Bowie. Terzi i Last Shadow Puppets. E poi c'è stato Holly Johnsons, ricordate i Frankie Goes to Hollywood?, che si è prenotato un concerto da sé". Funziona perché voi inglesi siete un popolo di scommettitori. "Veramente ci sono già centinaia di italiani iscritti". E poi? "Raggiunto un numero considerevole di prenotazioni contattiamo i management degli artisti che si sono detti entusiasti. A odiarci saranno le organizzazioni che speculano sulla vendita dei biglietti per megatour online. Noi risolveremmo alle band le serate di buco tra un concerto e l'altro. Come dire, tra un lunedì al Palaqualcosa di Milano e un mercoledì all'Olimpico, non sarebbe carino invitarli da voi?
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