No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080816

Marco Polo Didn't Go There - parte 1


Giuro, quando ho scritto il mio primo "diario di viaggio" Holiday in Colombia, che troverete qui su questo blog, non sapevo dell'esistenza di questo tizio. Che rimane comunque interessante.

Da D la Repubblica delle donne, nr. 608

=========================


L'ANTI MARCO POLO
Turismi

Abbiamo chiesto al teorico del Vagabonding e pioniere dei blog-reporter come si fa, oggi, a viaggiare davvero
di Laura Piccinini


Meglio prenotare l'hotel dopo averlo visitato virtualmente, grazie alle candid camera online di quelli che ci sono stati, o fidarsi delle falsissime brochure per non privarsi dello shock dell'inaspettato (e una singola-uso-doppia-vista garage lo è)? Altro quesito: sono un avvocato 40enne, posso piantare il mio lavoro per fare il giro dell'Asia come ha fatto lei negli ultimi dieci anni per scrivere il suo ultimo libro, Marco Polo Didn't Go There (Marco Polo non è passato di lì) in uscita a settembre?". Sono solo alcune delle domande che viene da fare a Rolf Potts, come fanno tutti sul suo frequentatissimo http://www.rolfpotts.com/ . Ora, avendo al telefono il pioniere dei blogger viaggiatori, il teorico del Vagabonding, il "Kerouac della Internet age" anche se a lui la definizione non piace (ma provate a liberarvi di un'etichetta una volta che è finita online), chiediamogli quel che si può fare per girare il mondo come lui e non come i soliti turisti. E invece è l'unica domanda da non fargli, "perché trovo che quella tra viaggiatori e turisti sia la dicotomia più insipida della terra come la percorriamo oggi, un falso snobismo da vicino d'aereo". Di quelli che vi dicono che loro partono quando voi e gli altri tornerete e comunque scelgono solo le cosiddette mete "non-tradizionali". Nontraditional destinations: secondo le riviste di viaggi cool (e forse la lista zone a rischio del ministero degli Esteri) sarebbero l'Iran, l'Afghanistan e la Corea de Nord. "Illusi", dice Potts. "Siamo tutti turisti, quando ci squilla il cellulare nelle montagne afghane come quando sbarchiamo dal bus in un quartiere inesplorato, né lo diventiamo meno perché abbiamo studiato la mappa su Google e guardato i documentari su NatGeo channel. Gli unici a viaggiare sul serio oggi sono i rifugiati o gli esuli, che non lo fanno per motivi professionali né per piacere". Adesso però non buttatevi giù. Guardate lui, che è dal 1994 che pratica l'arte del viaggiare a lungo termine scrivendone per il New York Times o la rivista letteraria di culto The Believer e svariati blog, e sa bene cosa si trova a vagabondare nel XXI secolo. Tipo: "Incontrare un maestro di tantra che si chiama Swami, ma poi scopri che è romeno, in un ashram di Rishikesh, conoscere mr Ibrahim a Beirut che canta Six Bombs anziché Sex Bombs non per ironia ma per proibizionismo religioso, o rifugiati di Burma che fanno i rapper. Non per ripetersi, ma è la globalizzazione belli, fa notare Rolf, che anche se non è pallido come un nerd ma ha le labbra carnose e l'aria sana da ragazzone del Kansas, ama definirsi un "travel writer postmoderno". I suoi reportage sono cover, reinterpretazioni di itinerari già battuti, e continuano nel botta e risposta con i lettori online. Che non si limitano a seguirlo ma lo imitano: vedi il fondatore della rivista di viaggi online Vagabondish, che considera la lettura degli scritti di Potts "un rito di passaggio per i ventenni confusi, i quarantenni frustrati e i pensionabili che vogliono mollare tutto e diventare come lui". Che poi, avendo oggi tutti la possibilità di raccontare i nostri viaggi online al resto del mondo, tutti possiamo essere Rolf Potts. Deve essere per questo che c'è il pienone al corso di scrittura di viaggi creativa che lui tiene all'American Academy di Parigi a luglio, l'unico mese dell'anno in cui riesce a stare fermo. Una sua allieva gli ha appena "raccontato di esserci rimasta male per aver scritto su un blog la storia che aveva avuto con un ragazzo del Rwanda, che deve averla scovata online e le ha mandato un'e-mail del genere "ma dovevi proprio farlo sapere a tutti?". "Elementare, è uno degli effetti più o meno collaterali dello scrivere di viaggi nell'era dei blog. Se diffondi la tua avventura, devi aspettarti un'e-mail o un post da un tassista indiano o un trafficone del Laos che si lamentano perché li hai descritti in modo troppo realistico o folkloristico e non si sono piaciuti". È la comunicazione Web.2, interattiva, che ha rivoluzionato i reportage di viaggio e reso le guide tradizionali obsolete come l'elenco delle Pagine Gialle. Non a caso per salvarsi la Lonely Planet e le altre si sono corredate dei forum online come Thorn Tree (che non è in italiano ma in globish, l'inglese semplificato per tutti).


continua

1 commento:

scoppe ha detto...

sei sempre avanti..........
" i mericani ci fregano con la lingua"
celebre battuata di guccini nel lancio live di statale 17