Amateur - di Hal Hartley 1994
Giudizio sintetico: si può vedere
New York. Isabelle è una ex suora che è uscita dal convento ed è convinta di essere ninfomane, ma in verità è vergine. Per vivere, scrive racconti per riviste hard. Sta tutto il giorno seduta al bancone dello stesso bar a scrivere, rileggendo i suoi racconti a voce alta, odiata da avventori e gestori, quando all'improvviso entra nel bar Thomas, che non sa di chiamarsi Thomas e nemmeno chi era fino al giorno prima: si è svegliato in mezzo alla strada, nel vicolo adiacente. E poi c'è Sofia, che si aggira li intorno, Isabelle la incrocia ad un telefono pubblico. Sofia in realtà è la moglie di Thomas, ed è quella che lo ha sbattuto giù dalla finestra, facendogli perdere la memoria. Lo odia con tutta se stessa, e adesso è in possesso di informazioni compromettenti al riguardo di un trafficante, informazioni che la possono arricchire ma, nello stesso tempo, la mettono in grave pericolo.
Film che segue Uomini semplici, in questo Amateur Hartley utilizza Isabelle Huppert su sua specifica richiesta: la regina dei personaggi morbosi scrisse una lettera al regista non appena vide il suo Trust, esprimendogli il desiderio di lavorare insieme. Hartley si circonda per il resto dei suoi attori feticcio (Martin Donovan - Thomas - e Elina Löwensohn - Sofia -), ma anche nei ruoli piccolissimi riconoscerete altri attori a lui cari, e mette in scena, molto teatralmente, una ennesima riflessione sull'individuo, sul capitalismo, sul pentimento e sul perdono. Bravi gli attori, anche se la Huppert è una spanna su tutti. Cameo di Parker Posey, che al tempo aveva già lavorato con Hartley solo in cortometraggi, ma che dopo diventerà un altro suo feticcio.
L'intreccio è interessante, i dialoghi spesso divertenti, i personaggi non tutti riusciti, il ritmo altalenante. A malincuore, devo ammettere che va consigliato solo agli appassionati, pur ricordando che Hartley rimane senza dubbio uno degli autori indipendenti statunitensi più interessanti.
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