Bobo Rondelli, domenica 20 dicembre 2009, Castiglioncello (LI), Castello Pasquini
E pensare che in tutti questi anni, l'unica volta che l'avevo visto dal vivo fu qualche anno fa a Effetto Venezia (Livorno), insieme ai ragazzi down dell'Anffas di Livorno (Io clown, Te down); e nonostante tutto sommato, suoni sempre da queste parti, dalle sue parti (anche se gli auguro di allargare sempre di più il suo "territorio concertistico"). Ma come sempre, è inutile guardare indietro. Serata freddissima, si esce di casa per fare questi cinque chilometri solo perchè c'è Bobo. Mi piace molto quello che fa, il film-documentario di Virzì su di lui, qui recensito, spiega tantissime cose di Livorno e dei livornesi, ed il suo ultimo disco, Per amor del cielo, è davvero molto molto bello.
La tensostruttura del Castello Pasquini è gremita come non mi sarei aspettato, ed è buon segno perchè almeno non si potrà usare il proverbio nemo propheta in patria; il riscaldamento, nonostante questo, ci metterà un po' per convincerci a togliere il giubbotto. Quasi puntuale, alle 21,45, ecco Bobo e la sua band: Filippo Gatti al basso e alla chitarra acustica, Fabio Marchiori alle tastiere, Dimitri Espinosa al sassofono, Steve Lunardi al violino, Simone Padovani alla batteria e percussioni varie. Bobo appare in forma, tonico nel fisico e in vena di cazzate come sempre, con quell'aria da finto ubriaco che lo accompagna perennemente.
Ho la presunzione di indovinare che senta decisamente l'abbraccio delle persone che sono accorse qui per gremire la struttura, ed è per questo che appena dice la prima delle innumerevoli battute, che sembrano sempre delle stronzate quando iniziano, ma quando terminano ti rendi conto che hanno sempre un significato, si capisce che quello di stasera sarà un gran concerto.
I pezzi dell'ultimo disco la fanno da padrone, almeno per la prima parte, ma non mancano assolutamente i pezzi dai dischi precedenti, sia da quelli da solista, sia da quelli dell'Ottavo Padiglione (per chi proprio non lo sapesse, la precedente band di Bobo, che prendeva il nome dal reparto neuropsichiatrico dell'Ospedale di Livorno, l'ottavo appunto). Ed è godimento puro, da I vitelloni, splendida, come sempre, a Gigiballa (per chi non capisse, legga qui), con Bobo che fa il verso a Gigiballa mentre l'amico che è al mio fianco, tra il serio e il faceto, mi dice che pensava che ci fosse qualche effetto strano, al posto di quei "versi", da Hawaii da Shangai (dove Shangai è uno dei quartieri proletari di Livorno, e non la metropoli cinese) a Licantropi, da Niente più di questo è l'amore (da groppo in gola) a Preghiera, il pubblico canta, apprezza, ride agli "intermezzi" e applaude. Inutile tentare di raccontare la simpatia e la tenerezza che suscita Bobo quando man mano presenta i musicisti, tra l'altro.
Bobo lascia il palco a Filippo Gatti da solo, che esegue due pezzi suoi, il secondo accompagnato dalla band, e mentre lo ascolto mi rendo conto che non è una questione gergale o di ermetismo: se Filippo nei suoi testi canta dei "marmisti del Verano", che se uno non conosce qualcosa di Roma non arriva a capire a che cosa si stia riferendo, non è per alcuni contenuti dei suoi testi che Bobo non arriva al grande pubblico.
Il finale è, se possibile, pure meglio della prima parte. Bobo, che per chi non lo sapesse è ottimo anche come imitatore (pezzo forte è Mastroianni), scimmiotta La Russa per introdurre Madame Sitrì, e poi Jimi Hendrix, Johnny Cash e, infine, Tom Waits, e ci regala la sua versione di I Don't Wanna Grow Up, tradotta quasi letteralmente, e adattata di volta in volta (tra i versi questa volta c'è "Porta a Porta porta merda", chiaro riferimento vespiano), in Non voglio crescere mai.
Quando Bobo e i suoi salutano davvero guardo l'ora, e mi accorgo che è mezzanotte passata. Chi mi conosce sa bene che non è mia abitudine, ma ne vorrei ancora. E non solo perchè c'erano i posti a sedere.
Degno erede di Piero Ciampi, Bobo Rondelli merita almeno di essere l'ultimo artista che vedo dal vivo in questo 2009. Per quel poco che conta, Bobo è nel mio cuore.
4 commenti:
Non voglio cresce mai il video:
http://www.youtube.com/watch?v=IxR9e-8sVFo
Bruz
Damiano:
Di siuro era briao...Bobo eh...
magari si, ma la sensazione che mi dà è che accentui la cosa
Damiano:
è un mito...
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