No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100128

lady vengeance


Lady Vendetta – Sympathy For Lady Vengeance - di Park Chan-Wook 2006


Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Giudizio vernacolare: a un fione cinese ni fanno un torto grosso, e va a finì alle Sughere. Un vede l'ora di uscì per ritrovà quello che n'ha fatto ir torto e sciagattallo bene bene.


Geum-ja è molto bella, almeno secondo i canoni coreani, e fin da adolescente ha molto successo con gli uomini. A poco meno di 20 anni, "cade" sotto i riflettori dei media e viene accusata di aver rapito e ucciso un bambino, condannata e incarcerata per 13 lunghissimi anni; scopriremo che, al contrario, non fu lei ad uccidere il piccolo.

Negli anni di carcere, la dolce Geum-ja (così viene chiamata da tutte le galeotte, anche dopo aver capito che non si è fatta scrupoli ad uccidere una detenuta tiranna che vessava tutte le altre, dandole per alcuni anni di seguito il cibo misto a candeggina, perforandole lentamente lo stomaco, e divertendosi a farle scherzi pesanti, dei quali nessuno si dava conto) mette evidentemente a punto la sua tecnica di vendetta, facendo crescere l’odio dentro di sé e lavorando sul controllo della rabbia. Si crea inoltre una interessante rete di conoscenze tramite il cameratismo da carcere.

La persona che ha veramente commesso il delitto, non ha solo approfittato di lei per farla franca, ma ha commesso nei suoi confronti, e verso la comunità intera, delle cose abominevoli. Geum-ja esce di prigione più dura, più matura nelle sue consapevolezze, padrona della sua esistenza, libera di assecondare completamente i suoi impulsi, ancora più bella, ma soprattutto, assetata di una vendetta che sarà terribile e inesorabile.


"Perché usi l’ombretto rosso?"

"Per sembrare meno buona"

Questo scambio di battute è senz’altro una delle chiavi di questo film molto interessante. Ultimo capitolo della trilogia della vendetta di Park, che si avvia ad essere il nuovo orientale beniamino della critica occidentale, visto che già con il precedente Old Boy, secondo capitolo di questa trilogia, aveva riscosso unanimi plausi e osanna, secondo chi scrive un po’ affrettati, anche perché questo Lady Vendetta gli è superiore, almeno per chiarezza dell’assunto, oltre che nella parte stilistica. Se c’è ancora un difetto, nel lavoro di Park, anche in questo film, è invece una sorta di confusione nella sceneggiatura; dove Old Boy aveva un finale ridondante, in Lady Vendetta c’è un intreccio temporale un po’ troppo arzigogolato nella prima parte, e, nonostante la costruzione "a scenette", il risultato è lontano dai classici film con montaggio cronologicamente random, visto che, in pratica, anche qui si salta avanti e indietro nel tempo. Fortunatamente, tutto questo non impedisce di godere della seconda parte, parte dove il film diventa grande, oserei dire epico.

Detto dei titoli di testa, davvero un piccolo capolavoro, che già mettono lo spettatore esigente a suo agio, e dei difetti della prima parte, dobbiamo dire pure della enorme bravura stilistica di Park: il film è quasi impeccabile da questo punto di vista. L’uso della macchina da presa, le inquadrature, i colori, la fotografia, tutto lavora all’ottima riuscita del film (molte le scene da ricordare, non ultima l’intera sequenza della vendetta finale dentro la scuola abbandonata, praticamente da sola un capolavoro di tensione e di tecnica), sempre in bilico tra comicità non-sense, un’epicità , come già detto, quasi western, ma anche un forte sentimento religioso (la vendetta come percorso che la protagonista attraversa andando dal peccato verso la redenzione), e un senso del grottesco usato senza vergogna alcuna.

Per finire, una riflessione sul tema portante della trilogia ma soprattutto, di questo Lady Vendetta. Importante, credo, per la filmografia orientale, che questo film coinvolga una donna, elemento che permette inoltre di tracciare paragoni con l’intero Kill Bill di Tarantino. La vendetta, efferata allo stesso modo, ma qui dipinta e perpetrata con una violenza molto più "vera" e possibile, anche rispetto allo stesso Old Boy, ha un senso e apre gli spazi per pensare, o ripensare, in maniera approfondita al nostro rapporto con questo sentimento, e su cosa sia eticamente giusto o sbagliato; i dialoghi dei genitori convocati da Geum-ja (per cosa, lo scoprirete andando a vedere il film) sono in questo senso molto interessanti.

Sul cast, perfetta la protagonista, Lee Young-Ae e Choi Min-Sik (in Old Boy era il protagonista, Oh Dae-Su) nei panni dell’odiato Mr.Baek, interessante e ben dipinto, anche se poco sullo schermo, il detective Choi, interpretato da Nam Il-Woo.

In conclusione, un passo avanti rispetto al passato, ancora un piccolo difetto, per un film che lascia a bocca aperta per lo stile, e avvince per i contenuti.

Ottimo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello, mi piacque molto quando lo vidi al cinema, per il cinismo di alcune scene e il coraggio di andare fino in fondo con la vendetta...
Lisa