The Brothers Bloom - di Rian Johnson 2009
Giudizio sintetico: si può perdere
I due fratelli Bloom, Stephen (il maggiore) e Bloom (il più piccolo), sono due esperti truffatori, rispettati in tutto il mondo. I loro ruoli sono stati da sempre ben definiti, fin da piccoli, Stephen è la mente e Bloom il tenero interprete che circuisce le vittime. La truffa è la loro vocazione, il rifugio che li ha protetti fin dalla tenera età, periodo un cui erano sballottati tra le varie famiglie adottive. Adesso, Bloom ha qualche crisi di coscienza, e non vuole più proseguire sulla strada che sembrerebbe l'unica percorribile, e vuole rimanere nel suo buen retiro in Montenegro, sulle rive dell'Adriatico. Ma Stephen insiste, e alla fine riesce a convincere il fratello ad aiutarlo per l'ultimo colpo. Del resto, come ha bisogno della sua compagna Bang Bang, una asiatica che pare muta, ha bisogno di Bloom, soprattutto per convincere la vittima predestinata: Penelope Stamp, una giovane, ricca e annoiata donna single, che vive nella sua reggia nel New Jersey e passa il tempo apprendendo hobby e distruggendo auto costosissime.
L'ammonimento che Stephen dà a Bloom, catturata l'attenzione di Penelope e conquistata la di lei fiducia, è: "non ti innamorare". L'avventura ha inizio...
Seconda prova del giovane Johnson, dopo il debutto cult con Brick, vincitore del premio speciale della giuria al Sundance nel 2005, e di altri premi. Si sposta dal noir al caper film (pellicole ispirate alle bande di truffatori), con un cast piuttosto importante (Mark Ruffalo è Stephen, Adrien Brody è Bloom, Rachel Weisz è Penelope e Rinko Kikuchi è Bang Bang, l'ennesima parte muta [beh, qui in effetti dice tre parole...] dopo quella in Babel), ma il risultato è prevedibile, seppur a tratti divertente, eccessivamente complicato e sinceramente un po' troppo supponente (i richiami letterari a Joyce).
La fotografia è buona, le location molto belle, le recitazioni sono molto di maniera, a parte quella della Kikuchi (sta lavorando con Tran Ahn Hung - Cyclo - e attendiamo l'uscita del suo Map of the Sounds of Tokyo, diretto da Isabel Coixet), che, aiutata dalla parte, risulta molto divertente.
Una sorta di Ocean's (11, 12 o 13, scegliete voi) più introspettivo ed intellettuale, ma non perfettamente riuscito.
Al momento non è prevista l'uscita italiana.
Nessun commento:
Posta un commento