No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100125

il montaggio finale


The Final Cut – di Omar Naim 2005


Giudizio sintetico: si può perdere


In un futuro molto vicino, una società, la Zoe Tech, ha creato un chip che, inserito nel cervello umano, registra l’intera vita del soggetto al quale è applicato, come se gli occhi fossero telecamere. Alla morte, un montatore crea, con un’operazione chiamata rememory, dal contenuto del chip, mediante un maxi computer chiamato "la ghigliottina", un film di un paio d’ore, che di solito viene proiettato al funerale dell’interessato. Alan Hackman è il miglior montatore sul mercato, richiestissimo, professionale, discreto. E’ un uomo solo, che vive attraverso le altrui vite (e morti), incapace di provare slancio anche verso Delila, la donna che, occasionalmente, divide con lui le notti.
Appena viene incaricato del rememory di Bannister, un importante funzionario della stessa casa produttrice del chip, Fletcher, un ex montatore passato nei gruppi che ne contestano l’uso, palesa l’intenzione di entrare in possesso del rememory, che potrebbe essere compromettente e quindi influenzare l’opinione pubblica a sfavore della Zoe Tech, con le buone o con le cattive. Le sorprese, per Alan, non finiscono qui.

Potenzialmente interessantissimo, il film perde di interesse nella seconda parte, quando sposta il tiro dagli inquietanti risvolti etico-morali che una cosa del genere comporterebbe, alle beghe personali del protagonista (un Robin Williams volutamente sottotono, a dire il vero poco efficace), perdendo così l’occasione per una bella riflessione sulla strada imboccata dalla nostra società, tutta protesa all’apparire. Un’occasione persa; aiuta anche la generale stanchezza del cast e il ritmo blando.

1 commento:

Seconda serata ha detto...

Si trascina, è vero: nè come film di fantascienza, nè come film con Robin Williams è uno dei film da ricordare. Peccato, perché lo spunto non è poi male.