Welcome - di Philippe Lioret 2009
Giudizio sintetico: da vedere
Bilal è un diciassettenne curdo iracheno, che dal Kurdistan è arrivato a Calais, in Francia, da clandestino, per raggiungere Mina, la ragazza che ama ricambiato, sorella di un compagno di squadra (Bilal è un buon calciatore, detto Bazda, qualcosa che ha a che vedere con la corsa veloce), a Londra. Il padre di Mina infatti, è a Londra da diversi anni, ed è ben integrato, tanto è vero che vuole che Mina sposi un cugino che possiede alcuni ristoranti.
Bilal è convinto che ormai sia fatta: da Calais a Londra, il passo è breve, c'è solo lo Stretto della Manica a dividere lui da Mina. Ecco che incontra, in coda per un pasto caldo offerto da un'organizzazione di volontariato, un suo paesano, che gli spiega come fare per attraversare quel tratto di mare: pagando 500 euro a dei "trafficanti di immigrati", saranno introdotti furtivamente nel rimorchio di un camion che sta per imbarcarsi. Per passare i controlli di frontiera, però, i clandestini devono respirare con la testa infilata dentro ad un sacchetto di plastica, per eludere il campionamento dell'aria effettuato dalla Polizia. Bilal non ce la fa, complice un ricordo di un'angheria ancora fresca nella sua giovane mente. Viene respinto e processato per direttissima, ma essendo minorenne e proveniente da un paese in guerra, non incarcerato. E' costretto comunque a fare base nel centro di accoglienza vicino a Calais. A quel punto, l'idea malsana, che nella realtà non è il solo ad aver avuto, prende forma: attraversare la Manica a nuoto. Bilal è un buon calciatore, ma non altrettanto bravo a nuotare. Niente di più semplice che apprendere lo stile libero: Bilal si presenta in una piscina di Calais per prendere lezioni, e lì conosce Simon, uno degli istruttori, che accetta di dargli lezioni, ma non ci mette molto a capire perchè quel ragazzino ha così fretta di imparare.
Nel frattempo, la vita di Simon sta andando in frantumi: dopo 8 mesi di separazione, sono pronte le pratiche del divorzio dalla moglie Marion, insegnante di inglese attiva nel volontariato. la separazione è civilissima, i due sono buoni amici ed in ottimi rapporti, ma Simon non ha la forza di lottare per lei. Un banale diverbio della moglie con i gestori di un supermercato, che non vogliono far entrare alcuni immigrati per fare spesa, innesca una serie di reazioni che porteranno Simon a prendere tutta una serie di decisioni che cambieranno decisamente la sua vita, e non solo quella.
Bel film, questo francese Welcome (quando capirete il perchè di questo titolo apprezzerete ancora di più il tutto), che come dice giustamente l'amico che mi ha accompagnato nella visione, andrebbe visto prima delle feste, e non dopo. Nonostante la sceneggiatura che man mano si va avanti nella storia più diventa telefonata, il film avvince per l'umanità di cui è intriso, e la potenza universale del messaggio.
Il regista, anche scrittore, è da sempre attento ai temi della tolleranza, ed è un peccato che questo sia il primo film che viene distribuito con una certa attenzione in Italia. Film che sarebbe interessante vedere con i sottotitoli, anzichè doppiato (ma ormai questa è una battaglia persa, si sa), per la quantità di intrecci linguistici che ci sono, ha una fotografia non sfavillante ma adatta al tempo e al luogo, è poco sfarzoso ma denso di informazioni, agghiaccianti in alcuni momenti, ed è forte anche di una serie di recitazioni poco appariscenti ma davvero intense. Nonostante sia innegabile la preponderante prova di Vincent Lindon, bravissimo nel tratteggiare il personaggio di Simon, in preda a un vortice di emozioni contrastanti e devastanti, anche le prestazioni di Audrey Dana nei panni della moglie Marion e Firat Ayverdi nei panni di Bilal non sono certo da dimenticare.
Un film degno di nota.
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