Giudizio vernacolare: un c'è una sega da ride'
Ryan Bingham è il più efficiente "tagliatore di teste" della sua società: una società che le multinazionali "affittano" per licenziare, in prima persona, i propri dipendenti in esubero. In pratica: il lavoro più schifoso, detestabile e di merda del mondo. Possiede un monolocale a Omaha, dove passa al massimo 20 giorni l'anno. La sua vita è up in the air, su in alto, praticamente sempre in aereo, al check-in veloce, nelle suite lounge di business class, e il suo obiettivo è raggiungere un numero incalcolabile di miglia aeree per entrare in una ristrettissima elite di frequent flyer con una serie di innumerevoli privilegi. Tutto quello che gli serve sta nel suo trolley-bagaglio a mano. La sua famiglia praticamente non lo conosce, e i suoi rapporti sono esclusivamente occasionali, visto che è, comunque, un uomo piacente, affascinante e affabulatore.
Ma neppure lui è al riparo dalla crisi economica, e dalla corsa affannosa ai dividendi: l'arrivo della neo-laureata Natalie Keener, che affascina il capo di Ryan con una proposta che prevede il passaggio ai colloqui via video-conferenza, e quindi il taglio di qualsiasi spesa di trasferta, mette in dubbio, seppur dal punto di vista prettamente egoistico, lo stile di vita al quale ormai Ryan si è assuefatto. Quasi in contemporanea, Ryan intreccia una relazione che va oltre la "botta e via" con Alex, una affascinante sua equivalente femminile.
Il "richiamo all'ovile", da parte di sua sorella più grande, per il matrimonio della sorella più piccola, unito a queste due novità nella vita perfettamente schedulata di Ryan, sono l'inizio dello sgretolamento delle sue certezze.
Prima di tutto, ripetiamo che il giovane (33 anni) Jason Reitman è uno di quei figli d'arte che non usurpano niente. Anzi, se guardiamo quel che ha fatto con tre lungometraggi, nonostante la notorietà del padre Ivan, la "profondità" del figlio supera di gran lunga quella del padre, che è stato uno dei re della commedia, ed ha lanciato comici, o rivelato il talento comico di attori considerati "seri". Per chi non lo sapesse, i due lungometraggi precedenti a questo, sono stati Thank You For Smoking e Juno.
Questo Tra le nuvole (Up In The Air nella versione originale) è liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Walter Kirn, ed è un film che può ricordare, seppur vagamente, più lo schema del suo primo film, anzichè il secondo: Reitman riesce a far rimanere simpatici allo spettatore dei personaggi che, in realtà, sono assolutamente odiosi. C'è pure un'ulteriore similitudine, se vogliamo proprio forzare la mano: una critica senza pietà alle multinazionali, fatta col sorriso sulla bocca. Qui sta la chiave della bontà e dell'originalità dello stile di Jason: costruisce film che sembrano lievi, e invece pesano come pietre, divertono ma alla fine capisci che non c'è proprio niente da ridere.
Come pure gli altri, anche questo lavoro è attualissimo: descrive esattamente quello che sta accadendo, negli Stati Uniti, ma un po' in tutti i paesi cosiddetti industrializzati. Tra l'altro, a parte alcuni caratteristi, quasi tutti i "volti" che si vedono tra i licenziati sono proprio persone comuni che hanno perso il lavoro, così come sui titoli di coda c'è addirittura un pezzo scritto da una persona che ha perso il lavoro e che ci ha scritto una canzone.
Ma non c'è solo questo. Ci sono dei titoli di testa spettacolari, dopo di che una regia attenta anche senza essere pirotecnica, una sceneggiatura ottima e dei dialoghi assolutamente brillanti, un ritmo sostenuto, tutta una serie di recitazioni perfette, dove Clooney è la ciliegina sulla torta: un mattatore superlativo.
Non tragga in inganno la virata sentimental-buonista della seconda parte: è il pretesto per il contrappasso finale, meritatissimo, per lo spietato protagonista, che lentamente prende coscienza di quello che è. Non mi sento sinceramente di sostenere che, appunto, questa seconda parte sia un difetto del film. Ho serie difficoltà a trovarne, in effetti. A me è parso un film molto ben fatto, da vedere, che ci segnala un giovane regista molto maturo, e che non sbaglia un colpo.
Ryan Bingham è il più efficiente "tagliatore di teste" della sua società: una società che le multinazionali "affittano" per licenziare, in prima persona, i propri dipendenti in esubero. In pratica: il lavoro più schifoso, detestabile e di merda del mondo. Possiede un monolocale a Omaha, dove passa al massimo 20 giorni l'anno. La sua vita è up in the air, su in alto, praticamente sempre in aereo, al check-in veloce, nelle suite lounge di business class, e il suo obiettivo è raggiungere un numero incalcolabile di miglia aeree per entrare in una ristrettissima elite di frequent flyer con una serie di innumerevoli privilegi. Tutto quello che gli serve sta nel suo trolley-bagaglio a mano. La sua famiglia praticamente non lo conosce, e i suoi rapporti sono esclusivamente occasionali, visto che è, comunque, un uomo piacente, affascinante e affabulatore.
Ma neppure lui è al riparo dalla crisi economica, e dalla corsa affannosa ai dividendi: l'arrivo della neo-laureata Natalie Keener, che affascina il capo di Ryan con una proposta che prevede il passaggio ai colloqui via video-conferenza, e quindi il taglio di qualsiasi spesa di trasferta, mette in dubbio, seppur dal punto di vista prettamente egoistico, lo stile di vita al quale ormai Ryan si è assuefatto. Quasi in contemporanea, Ryan intreccia una relazione che va oltre la "botta e via" con Alex, una affascinante sua equivalente femminile.
Il "richiamo all'ovile", da parte di sua sorella più grande, per il matrimonio della sorella più piccola, unito a queste due novità nella vita perfettamente schedulata di Ryan, sono l'inizio dello sgretolamento delle sue certezze.
Prima di tutto, ripetiamo che il giovane (33 anni) Jason Reitman è uno di quei figli d'arte che non usurpano niente. Anzi, se guardiamo quel che ha fatto con tre lungometraggi, nonostante la notorietà del padre Ivan, la "profondità" del figlio supera di gran lunga quella del padre, che è stato uno dei re della commedia, ed ha lanciato comici, o rivelato il talento comico di attori considerati "seri". Per chi non lo sapesse, i due lungometraggi precedenti a questo, sono stati Thank You For Smoking e Juno.
Questo Tra le nuvole (Up In The Air nella versione originale) è liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Walter Kirn, ed è un film che può ricordare, seppur vagamente, più lo schema del suo primo film, anzichè il secondo: Reitman riesce a far rimanere simpatici allo spettatore dei personaggi che, in realtà, sono assolutamente odiosi. C'è pure un'ulteriore similitudine, se vogliamo proprio forzare la mano: una critica senza pietà alle multinazionali, fatta col sorriso sulla bocca. Qui sta la chiave della bontà e dell'originalità dello stile di Jason: costruisce film che sembrano lievi, e invece pesano come pietre, divertono ma alla fine capisci che non c'è proprio niente da ridere.
Come pure gli altri, anche questo lavoro è attualissimo: descrive esattamente quello che sta accadendo, negli Stati Uniti, ma un po' in tutti i paesi cosiddetti industrializzati. Tra l'altro, a parte alcuni caratteristi, quasi tutti i "volti" che si vedono tra i licenziati sono proprio persone comuni che hanno perso il lavoro, così come sui titoli di coda c'è addirittura un pezzo scritto da una persona che ha perso il lavoro e che ci ha scritto una canzone.
Ma non c'è solo questo. Ci sono dei titoli di testa spettacolari, dopo di che una regia attenta anche senza essere pirotecnica, una sceneggiatura ottima e dei dialoghi assolutamente brillanti, un ritmo sostenuto, tutta una serie di recitazioni perfette, dove Clooney è la ciliegina sulla torta: un mattatore superlativo.
Non tragga in inganno la virata sentimental-buonista della seconda parte: è il pretesto per il contrappasso finale, meritatissimo, per lo spietato protagonista, che lentamente prende coscienza di quello che è. Non mi sento sinceramente di sostenere che, appunto, questa seconda parte sia un difetto del film. Ho serie difficoltà a trovarne, in effetti. A me è parso un film molto ben fatto, da vedere, che ci segnala un giovane regista molto maturo, e che non sbaglia un colpo.
4 commenti:
Volevo segnalare l'omonimia
del personaggio interpretato da
clooney con la new sensation
di musica "americana", Ryan Bingham appunto.
http://en.wikipedia.org/wiki/Ryan_Bingham
Curioso, con tutti i nomi di fantasia
inventabili...
angelo
sono troppo deluso per quella faccenda del culo per poter condividere il giudizio positivo. ma alla fine condivido.
l'ho visto la settimana scorsa su sky, m'è garbato abbestia
p.zza xx
bene piazza! so contento
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