Fame Chimica – di Paolo Vari e Antonio Bocola 2004
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ganzetto
Milano, quartiere periferico, piazza Yuri Gagarin. Disoccupazione che si taglia a fette, immigrazione che non si integra, razzismo latente, sfruttamenti di ogni tipo, voglia di cancellate (anche non metaforiche), lavori precari, droga.
Claudio lavora in una cooperativa, ha smesso di fare cazzate, ma non digerisce i soprusi, né sul lavoro, né nella vita, e soprattutto nel quartiere, visto che il tabaccaio sta organizzando un presidio contro gli immigrati che stazionano nella piazza e al bar di fronte. Manuel è l’amico di una vita, il ras del quartiere, che sopravvive vendendo droghe di ogni genere.
Le situazioni si complicano; sul lavoro ci sono sempre meno libertà e sempre più rischi; nel quartiere si fa vedere un politico con un codazzo di picchiatori. In più, riappare Maya, la figlia del tabaccaio, bella e indipendente.
Claudio lavora in una cooperativa, ha smesso di fare cazzate, ma non digerisce i soprusi, né sul lavoro, né nella vita, e soprattutto nel quartiere, visto che il tabaccaio sta organizzando un presidio contro gli immigrati che stazionano nella piazza e al bar di fronte. Manuel è l’amico di una vita, il ras del quartiere, che sopravvive vendendo droghe di ogni genere.
Le situazioni si complicano; sul lavoro ci sono sempre meno libertà e sempre più rischi; nel quartiere si fa vedere un politico con un codazzo di picchiatori. In più, riappare Maya, la figlia del tabaccaio, bella e indipendente.
Film interessante, anche se con qualche pecca, nato da un mediometraggio per il circuito dei centri sociali, e poi rielaborato in lungometraggio.
Vagamente "Ken Loach" (e non solo perchè dichiaratamente di sinistra), il film fotografa la realtà della periferia metropolitana (così come quella dei piccoli centri, del resto) con tutti i suoi problemi reali e quotidiani, e riesce ad essere crudo quanto basta.
Finale così così, qualche scena stucchevole (poche in effetti, Claudio e Maya in piscina su tutte. In effetti, la storia d’amore sembra infilata a forza nella struttura narrativa, come espediente per rendere ancora più "sensazionale" il salvataggio di Manuel verso la fine), la voce fuori campo di Claudio che poteva essere evitata, ma compatto e abbastanza avvincente anche se piuttosto lento nell’incedere. Particolare l’uso di Zulù dei 99 Posse (anche curatore delle musiche) a sottolineare con alcune canzoni le situazioni.
Promettente con moderazione.
Vagamente "Ken Loach" (e non solo perchè dichiaratamente di sinistra), il film fotografa la realtà della periferia metropolitana (così come quella dei piccoli centri, del resto) con tutti i suoi problemi reali e quotidiani, e riesce ad essere crudo quanto basta.
Finale così così, qualche scena stucchevole (poche in effetti, Claudio e Maya in piscina su tutte. In effetti, la storia d’amore sembra infilata a forza nella struttura narrativa, come espediente per rendere ancora più "sensazionale" il salvataggio di Manuel verso la fine), la voce fuori campo di Claudio che poteva essere evitata, ma compatto e abbastanza avvincente anche se piuttosto lento nell’incedere. Particolare l’uso di Zulù dei 99 Posse (anche curatore delle musiche) a sottolineare con alcune canzoni le situazioni.
Promettente con moderazione.
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