Sempre sul numero di D uscito sabato scorso, c'è una simpatica e interessante intervista di Guia Soncini (mi piace come scrive) a Tilda Swinton, attrice completamente fuori dal giro delle celebrità onnipresenti, nonostante sia bravissima e affascinante; si conclude con questo "scambio" che mi ha particolarmente colpito:
A proposito di tempi che cambiano: Orlando è del 1992, e l'ambiguità sessuale pare essere entrata nei media generalisti solo da qualche anno, non so se ha presente la televisione italiana. Era un film in anticipo sui tempi?
"Di sicuro è più moderno che mai. E il libro è più avanti ancora, ed è del 1928. D'altra parte lo diceva appunto Virginia Woolf: la mente dell'artista è sempre androgina. La fluidità non è mai un problema, credo: non si è mai completamente innocenti o colpevoli, di destra o sinistra, uomini o donne. Ma non possiedo un televisore e non guardo i programmi inglesi, figuriamoci quelli italiani".
Diciamo che gli italiani amano votare per gay e transessuali nei reality sentendosi di mente aperta a modico prezzo, ma l'impressione è che se si ritrovassero un transessuale come supplente di matematica del figlio chiamerebbero la polizia.
"Sì, forse più ancora che quello bisognerebbe domandarsi come reagirebbe ogni persona del pubblico davanti a un figlio che volesse fare un intervento per cambiare sesso. Ma quello non credo si possa sapere finché non capita, no? Nella mia famiglia veniamo tutti scambiati per qualcuno di un altro sesso. Se ai raggi X dell'aeroporto c'è da perquisirmi, spesso si fa avanti un poliziotto uomo, perché finché non parlo e non sentono la voce pensano io sia un maschio. Mio figlio ha i capelli lunghi e lo scambiano per una femmina. Mia figlia a un certo punto li aveva corti e la prendevano per un ragazzino. Ma siamo molto tranquilli, al riguardo. Ce ne vantiamo, persino".
Se metto in fila le sue ultime risposte ne traggo l'impressione che per lei sarebbe molto più un problema un bambino che le dicesse "mamma, voglio fare l'attore", di uno che annunciasse "mamma, voglio cambiare sesso".
"È un gioco che facciamo spesso, in famiglia. Qual è la disgrazia più grande. La scelta dei figli che ci farebbe soffrire di più. Cosa dovrebbero diventare per spezzarci il cuore. E la conclusione è: commercialisti fascisti. Ma, anche in quel caso, ci faremmo forza, e li ameremmo lo stesso".
Se siete interessati, potete trovare l'intervista completa spulciando il sito
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