No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100313

Touching the Void


La morte sospesa - di Kevin MacDonald 2003




Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: boia che storia dé




Nel 1985, due amici, alpinisti inglesi, Joe Simpson e Simon Yates, si recarono in Perù per affrontare la scalata del Siula Grande dalla parete ovest, impresa mai riuscita. Conobbero, prima di cominciare l'impresa, Richard Hawking, un giovane turista inglese anche lui, e lo convinsero a far loro da "sorvegliante" presso il loro campo base.


La scalata fu difficile, ma ce la fecero senza troppi problemi, in un paio di giorni. Le difficoltà, come spesso accade, furono tutte durante la discesa, fin quando Joe si ruppe una gamba in maniera grave, scivolando su una parete ghiacciata. La discesa, quindi, diventava problematica, se si univa questo incidente al fatto che i due avessero terminato la scorta di gas, indispensabile per sciogliere la neve, indispensabile per idratarsi. Simon si inventò un metodo, col quale calava per 45 metri alla volta Joe, avendo unito due corde della stessa misura; lui costruiva una buca nella neve per non scivolare durante l'operazione, che era particolarmente dura. Al tempo stesso, scivolare in quel modo sulla neve, con la gamba rotta, non era certo piacevole per Joe. Aggiungeteci le condizioni climatiche, piuttosto avverse.


Ad un certo punto, Joe rimane sospeso nel vuoto, essendoci, lungo la parete, un classico "terrazzino". Impotente, stremato, cerca di raggiungere la parete con le picozze ma non vi riesce. Dall'altro capo della corda, Simon attende invano che Joe liberi dal peso la corda stessa. Nessuno dei due vede l'altro. Simon attende oltre un'ora, rischiando il congelamento. Joe vede sotto di sé un crepaccio apparentemente senza fondo, e si prepara a morire.


Simon prende una decisione che nessuno vorrebbe prendere. Per questa decisione, verrà aspramente criticato nell'ambiente degli scalatori.




Questo docu-film è valutato in maniera molto positiva dalla critica specializzata, e devo dire, a ragione. Il regista de L'ultimo re di Scozia e di State of Play (versione americana), non ancora famoso, dirige diligentemente la storia. Chiama i 3 protagonisti, Simpson, Yates e Hawking, che raccontano davanti alla telecamera i fatti, facendo anche da voci fuori campo, e al tempo stesso ingaggia tre attori per recitare le loro stesse parti in una ricostruzione degli eventi.


La storia è davvero incredibile, ma si sa che è realmente accaduta, e si rimane sbigottiti, soprattutto davanti all'impresa di Simpson, che dopo averci scritto un libro (omonimo) e aver sempre difeso a spada tratta l'amico Simon, ha ripreso a scalare e a compiere imprese estreme (dopo 20 operazioni, tra l'altro), divenendo motivatore e richiesto conferenziere.


La fotografia è splendida, i panorami mozzafiato (oltre che il vero Siula Grande in Perù, sono stati "usati" Grindelwald in Svizzera e l'Alta Savoia in Francia, vicino a Chamonix), la macchina da presa si muove molto molto bene, la storia di per sé accattivante e coinvolgente, anche per spettatori che (come me) non sono appassionati di montagna, si perde un po' di pathos esclusivamente per lo "svolgimento duale" dell'azione, divisa tra il racconto dei veri protagonisti e quello della messa in scena.

Finale commovente; un inno alla forza di volontà e all'istinto di sopravvivenza.

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