La finestra sul cortile - di Alfred Hitchcock 1954
Giudizio sintetico: da vedere (5/5)
Giudizio vernacolare: la classe un è mi'a zuppa lombarda, dé...
Jeff Jeffries, fotografo temerario, soprattutto di guerra, comunque avventuroso, è costretto su una sedia a rotelle da un infortunio piuttosto grave ad un ginocchio, con un gesso che gli immobilizza la gamba sinistra e il bacino. Annoiato, si lascia prendere sempre più dal suo sguardo indiscreto sugli appartamenti che si affacciano sul cortile, come le finestre del suo appartamento da scapolo. Tutta una serie di personaggi, ognuno con le sue particolarità, diventano parte della giornata, e pure della nottata, di Jeff. Finchè il fotografo, attento osservatore dei particolari, ovviamente, nota qualcosa di strano nel comportamento del suo dirimpettaio Thorwald, rappresentate di gioielli con la moglie costretta a letto da una malattia non meglio identificata. Si convince che l'abbia uccisa e fatta a pezzi. Non solo: riesce a convincere di ciò anche l'infermiera dell'assicurazione, Stella, e l'eterna fidanzata, Lisa, di buonissima famiglia, profondamente innamorata di Jeff, e continuamente in cerca di convincerlo a sposarla e a smettere di fare il fotografo in giro per il mondo ed aprire uno studio in città; Lisa che, inizialmente, rimane quasi disturbata da questa sorta di "deviazione" voyeristica del fidanzato. L'unica persona che Jeff non riesce a convincere è l'amico nonché investigatore Thomas Doyle, scettico fino in fondo, che però non lesina di investigare sul caso, anche se, come dice giustamente all'amico e alla fidanzata, "non c'è un caso", non essendoci un cadavere.
Sceneggiatura di John Michael Hayes da un racconto breve di Cornell Woolrich dal titolo It Had to Be Murder, oltre alla magistrale tensione sempre calmierata dall'ironia (e dalla sottotrama generata dalla "repulsione" al matrimonio del protagonista), creata dal maestro Hitchcock, questo film, tutto girato praticamente da un punto fisso, che ha come scenario sempre lo stesso cortile, è una sorta di lezione di tecnica cinematografica di ripresa. Apoteosi della soggettiva, ma anche della carrellata, immaginiamoci cosa avrebbe potuto fare Hitchcock con una louma (in breve, una gru con telecamera), ricordando che il film è del 1954.
Un film davvero fantastico per chi ama osservare i movimenti di macchina, ma validissimo anche solo dal punto di vista della storia e della tensione, senza contare che filosoficamente ci si addentra in territori minati, quelli (come detto sopra) del voyerismo e del confine etico, usando un francesismo, del farsi i cazzi propri.
Un po' forzata la scelta di casting per la coppia protagonista (tra Stewart e Kelly c'è una differenza di 21 anni), c'è da dire che Grace Kelly è, letteralmente, me-ra-vi-glio-sa.
1 commento:
Leilì è veramente la donna più bella dell'universo.
Che portamento! che classe!
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