Mine vaganti - di Ferzan Ozpetek 2010
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Giudizio vernacolare: mah
Puglia, Italia, oggi. La benestante famiglia Cantone è alla vigilia di una importante e doppia operazione commerciale. Per fronteggiare la crisi, l'ingresso di capitali freschi vengono da un'altra famiglia, i Brunetti; per svecchiare la dirigenza, oltre a sancire il passaggio al vertice dal padre Vincenzo al figlio maggiore Antonio, già al comando senza problemi, si attende l'arrivo da Roma, dove studia Economia e Commercio per dare manforte appunto alla società di famglia, di Tommaso, il quale dovrà anch'esso prendere le redini del pastificio. Anche i Brunetti, i cui capitali vengono dal Commendatore, inseriranno nella dirigenza la giovane e dinamica Alba.
Ma Tommaso vive nella menzogna. Infatti, lui a Roma non studia Economia bensì Lettere, e sta tentando di farsi pubblicare il suo primo romanzo, nonchè di scrivere il secondo, e convive con Marco, essendo gay e innamorati. Il problema è rivelare tutto ciò alla famiglia, che è piuttosto all'antica. Tommaso si confida con il fratello Antonio, e sceglie la cena ufficiale con tutta la famiglia e i Brunetti per fare coming out. Ma qualcuno lo precede...
Probabilmente sono la persona meno indicata a giudicare un film di Ozpetek obiettivamente. E pensare che agli inizi non mi dispiaceva poi così tanto. Questa volta, la butta, per così dire, in commedia, facendo anche sorridere, prendendosi gioco (giustamente) di un'Italia arretrata, bigotta, ingessata a convincimenti antidiluviani, ma senza rinunciare a diversi suoi marchi di fabbrica, talmente prevedibili che mi sono ritrovato a pensare più di una volta che la sceneggiatura fosse stata scritta a quattro mani non con Ivan Cotroneo, bensì con Francesco Alberoni.
Sono ormai insopportabili i suoi clichée onirici (la nonna il giorno del suo matrimonio, prologo ed epilogo del film), le checche isteriche (gli amici di Tommaso), sempre presenti ma mai protagoniste, i personaggi che non hanno nessun peso nella storia ma che fanno ridere (la zia ninfomane), il personaggio saggio e un po' strano che fa l'oracolo e spara sentenze (la nonna), i baci tra il gay e la protagonista femminile piacente. Mi viene sempre da pensare che per accontentare tutti, finisca per non piacere a nessuno. Se lo meriterebbe, almeno.
Fotografia accettabile, Puglia bellissima sullo sfondo, ma usata come una cartolina, eccesso di carrellate durante i pranzi e le cene (alla fine fanno venire il mal di testa peggio del 3D), attori diretti degnamente, e che non vanno mai sopra le righe (a parte gli amici gay): Fantastichini su tutti, of course.
Un (ennesimo) film che non risulta fondamentale, e che a mio giudizio si può tranquillamente evitare.
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