No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20061003

e a proposito...


The Constant Gardener – La cospirazione – di Fernando Meirelles 2006

Tratto dal romanzo di John Le Carré, tradotto in Italia col titolo di “Il giardiniere tenace”, il film ci racconta la storia di due persone innamorate. Justin Quayle, diplomatico inglese ultra-flemmatico e con l’hobby del giardinaggio (è proprio lui il giardiniere tenace del titolo), e Tessa Quayle. Il film parte dalla morte di Tessa, ritrovata orrendamente devastata dopo un apparente incidente dell’auto sulla quale viaggiava. A partire da questo fatto, si viaggia avanti e indietro nel tempo. Indietro si ripercorre l’incontro tra i due, una conferenza stampa dove Tessa, studentessa ma più che altro attivista anti-multinazionali farmaceutiche e sostenitrice terzomondista, si scaglia contro Justin, portavoce governativo, a proposito della politica estera globalmente serva degli USA della gestione Blair.
Nonostante le aspre premesse, galeotto un cocktail riparatore, nasce un grande amore, tra due persone così lontane ma così vicine. Quando a Justin viene assegnato un incarico in Kenya, Tessa insiste per andare con lui, e i due si sposano. Una volta in Africa, Justin prosegue la sua carriera diligentemente e onestamente (e anche un po’ingenuamente), ma soprattutto il suo hobby del giardinaggio, mentre Tessa si lancia con impeto in iniziative a sostegno dei diseredati africani, compreso i malati di AIDS, e, sommessamente ma non troppo, in una campagna investigativa volta a scoperchiare una colossale truffa perpetrata da una grande multinazionale farmaceutica inglese, che in pratica gioca sulla pelle dei malati testando farmaci dalla dubbia efficacia.
Tessa, bella e vitale, ha un sacco di uomini che le girano attorno, e Justin si insospettisce, nonostante il di lei amore per lui sia evidente. Quando però la donna rimane uccisa, qualcosa non quadra, e il diplomatico, indagando sulla pista dell’adulterio, troverà dell’altro.
A quel punto, Justin diventa l’alter ego della defunta moglie, trasformandosi in un mastino implacabile, e andando talmente fino in fondo che lo spettatore stenterà a crederci nel finale.

Il terzo film del brasiliano autore dell’indimenticabile “City of God”, qui alla prima esperienza “solista” (nei precedenti lavori era sempre stato accompagnato da un co-direttore – o direttrice, come nel caso di “City of God” – evidentemente perché alle prime armi, in quanto fino a pochi anni fa lavorava come architetto), vi sorprenderà positivamente, sia che non abbiate visto il suo lavoro precedente, in quel caso vi sembrerà l’opera di un regista più che navigato, sia che ne siate già fans. Se le cose stanno come al secondo punto, non crederete ai vostri occhi, quando vi renderete conto che Meirelles è riuscito molto bene a coniugare la sua attitudine moderna e “sudista” (intesa come elogio al fatto che sappia così bene dipingere il sud del mondo), con un film ad alto budget, girato con attori esperti e navigati, quasi un colossal però atipico, costruito intrecciando i generi e, come si dice nello sport, non dando punti di riferimento.
Si aiuta con il viraggio della fotografia, per descrivere il distacco, la divisione netta tra l’occidente (l’Inghilterra, grigia, ordinata,ingessata) e il terzo (o quarto?) mondo (l’Africa, coloratissima, vivace, disordinata), dirige un cast importante molto bene, non fossilizzandosi sui protagonisti ma dando ampio spazio ai caratteristi, lavorando sui primi piani, e poi cambiando continuamente impostazione di ripresa (macchina a mano, inquadrature “normali”, dall’alto, campi lunghi) e di montaggio (flashback, ma anche utilizzando una scena due volte, a suggerire il protagonista che ricorda, fino ad arrivare all’ottima scena dell’epilogo, “costruita” con più “versioni”, aiutandosi con l’ottima trovata del montaggio incrociato fra le riprese sul lago e dentro la chiesa), ma non dimenticandosi mai della storia, che, anzi, picchia duro contro lo sfruttamento senza scrupoli ai danni dei poveri della terra, ma riporta tutto anche alla dimensione più intimista, ma molto vicina ad un rapporto “vero” e non “da film”, della storia d’amore tra Tessa e Justin.
Un film davvero completo, dai vari strati e dai molti sottotesti, girato con grande abilità.

Visto che parlavamo di Meirelles, vi ripropongo anche la recensione del suo ultimo lavoro. E' un ulteriore "link", visto i nostri progetti futuri, che tra non molto scoprirete, su questo blog.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

te l'hai visto "STAY-nel labirinto della mente"?

...io c'ho capito il giusto...
praticamente niente...

jumbolo ha detto...

non l'ho visto. ho subodorato la cazzata e me lo sono risparmiato.

Matteo ha detto...

Avevo già voLLia di vederlo perché Ralph Fiennes mi piace assai, Rachel Weisz pure ma la conosco poco. Te me ne hai fatta venire di più.