No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20061012
pellicole
Scoop, ultima fatica di Woody Allen, è una mezza delusione, ma ormai negli ultimi anni non è una novità, a differenza degli anni passati. Allen alterna brillanti idee (Match Point) a filmetti senza grosse pretese (Anything Else, La maledizione dello scorpione di giada, Accordi e disaccordi). Una studentessa americana in vacanza a Londra, durante uno spettacolo di un mago da strapazzo, dentro una cabina definita smaterializzatore dal mago stesso, "incontra" lo spirito di un grande giornalista appena morto, che le dà alcune dritte per uno scoop su un serial killer insospettabile. Nel corso della strampalata indagine, che la studentessa conduce con l'aiuto del mago, lei si innamora del presunto killer. Bravissima la Johansson, imbalsamato Jackman (volutamente), più il solito Allen nei panni del mago, una manciata di grandi battute brucianti, il film rimane nel limbo, non decolla mai e annoia pure un po'. Forse, ancora un caso di super-produzione che fiacca un po' la vena creativa, nella quale speriamo ancora tutti.
A Est di Bucarest è un film rumeno, di Corneliu Porumboiu; solo per il fatto di venire dalla Romania gli andrebbe dato una chance, almeno questo secondo me. A 16 anni di distanza dalla "rivoluzione", o comunque dalla fuga di Ceausescu e la successiva sollevazione popolare, in una piccola cittadina ad est della capitale, il proprietario/factotum/conduttore di una piccola televisione, organizza un dibattito nel quale si prefigge di stabilire se la suddetta rivoluzione c'è stata oppure no. Se la gente è scesa in strada prima che Ceausescu se ne andasse, fu rivoluzione, se invece la gente è scesa dopo, "che rivoluzione è stata?".
Alcune difficoltà a reperire degli ospiti credibili, il giornalista si vede costretto ad invitare un vecchio che per sbarcare il lunario si traveste da Babbo Natale sotto le feste, e ad un insegnante trasandato e ubriacone. Visto che quest'ultimo sostiene di essere sceso nella piazza molto prima, e di aver addirittura lottato contro la sicurezza, la cosa si fa divertente, dato che tutti coloro che telefonano in diretta durante la trasmissione, smentiscono categoricamente l'insegnante.
Tentativo interessante, pochi mezzi, descrizione cruda della vita in Romania, interpreti che ricordano un po' lo stile di Aki Kaurismaki, il film diverte a tratti, in altri si vorrebbe uccidere il regista. Alla fine, anche se con poca verve, si riflette anche un po', e non fa male. Solo per appassionati.
Water, dell'indiana Deepa Mehta, autrice dell'interessantissimo Fire alcuni anni fa, ci descrive l'India di fine anni '30, quando Ghandi iniziava la sua ascesa e gli inglesi dominavano incontrastati; il fulcro del film, però, è ancora la condizione femminile indiana, e nello specifico delle vedove, anche giovanissime. La piccola Chuya, vedova a meno di 10 anni, entra in una casa (appunto) di vedove a Benares, e come da tradizione, è costretta a vivere in stretta osservanza delle regole, solo insieme ad altre vedove. La sua presenza esuberante e incredula, unita ai cambiamenti che erano a quell'epoca nell'aria, dà un'ulteriore scossa per una mutazione dei costumi.
Permangono delle ingenuità da parte della regista, la prima parte è piuttosto soporifera e inconcludente, ma la seconda parte beneficia della costruzione iniziale e si rivela superiore alla media, riuscendo a toccare le corde dell'emozione. Alcune buone interpretazioni e un ottimo gusto per le inquadrature, buoni movimenti di macchina, alla fine ne fanno un film non proprio da buttare.
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