No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080229

bisesto

Riprendo l'argomento introdotto dal mio co-blogger, che del resto è l'argomento del giorno. L'anno bisestile innesca una serie di cognizioni affascinanti.
L'uomo ha ingaggiato da sempre una sfida con il tempo: quella della misurazione. I calendari sono tanti e diversi, ovviamente noi che usiamo quello gregoriano siamo convinti della sua perfezione. Eppure, anche questo è imperfetto.
L'anno solare è stato diviso in 365 giorni (poi in dodici mesi, ma in origine erano 10), ma c'è un errore di un giorno. Anzi, non precisamente. L'errore è di 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. L'aggiunta di un giorno ogni 4 anni cancella quasi l'errore, e pareggia quasi il conto.

Il calendario gregoriano deriva da quello pensato da Giulio Cesare. Fu poi corretto da un Papa "guerriero", Gregorio XIII nel 1582, un Papa che, pare, masticava bacche di ginepro, faceva strage di Ugonotti e, siccome soffriva d'insonnia, "teneva in gran parsimonia il tempo". Visto che il tempo era in ritardo, precisamente 10 giorni sull'equinozio di primavera, ritardo accumulato dall'errore di certi aggiustamenti che Cesare, nell'anno 46 avanti Cristo, dopo la campagna d'Egitto, aveva introdotto per conteggiare la sua gloria e i suoi raccolti. Cesare si avvalse di Sosigene di Alessandria, un astronomo; lo condusse a Roma per riformare il tempo ed unificarlo; Sosigene tenne in conto la scienza egizia, i calcoli caldei e le osservazioni babilonesi.
L'anno solare era già la misura standard, e fino a Tito Livio era diviso in 10 mesi appunto. Sosigene tentò di correggere l'imperfezione di quasi 6 ore di cui sopra con un espediente ogni 4 anni, infilando un giorno in più tra il 23 e il 24 febbraio, chiamandolo bis sexto antes kalenda martias; due volte il sesto giorno prima del primo di marzo: giorno bisesto.
Il calendario promulgato da Cesare diventa "Giuliano", in suo onore si nomina il settimo mese (luglio), e per suo volere il Capodanno si sposta al primo giorno di gennaio.
Dopo 3 secoli Costantino, che si proclama imperatore per volontà di Dio e che affianca la croce alla spada romana, introduce la settimana, dedicando alla preghiera la domenica, ma non ancora al riposo. Come se avesse sentito, la Chiesa si impossessa del tempo, fissa al 6 gennaio la nascita di Gesù, poi la retrocede al giorno sacro del culto di Mitra, la festa del sole, il 25 dicembre, la ingloba e la cancella, sostituendola col Natale, inizia da quella nascita la numerazione del tempo: il matematico Dionigi nomina Uno quell'anno non conoscendo lo zero, tutte le festività diventano cristiane.
Rimangono 11 minuti non contabilizzati ogni anno: Gregorio XIII consulta i più grandi matematici, i signori di tutti i calendari, confronta la misurazioni astronomiche, accerta lo scarto accumulato che fa cadere l'equinozio di primavera non più il 21 ma l'11 marzo, in anticipo di 10 giorni. Questo provoca danni al calendario della fede che fissa la Pasqua dopo l'ultimo novilunio. Quindi ecco la decisione spettacolare, probabilmente la più eclatante della storia. Nell'anno 1582 il Papa impugna lo scettro del tempo e con la bolla Inter gravissimas cancella 10 giorni dal calendario: in una sola notte il mondo cristiano passa dal 4 al 15 ottobre. I contadini chiedono il risarcimento di quelle ore non vissute, di quei semi non piantati, le banche non sanno come conteggiare gli interessi sui prestiti, i debitori rifiutano di onorare le scadenze cancellate, i fedeli temono che scompagnando i giorni del calendario le preghiere destinate ad altri santi finiscano inascoltate, a Francoforte scoppiano tumulti e nelle Fiandre si litiga fino al successivo dicembre, quando la bolla papale viene accolta, e il tempo passa dal 21 al 31 dicembre, cancellando per quell'anno il Natale.

In 4 secoli quel calendario diventa universale, entra in vigore in Inghilterra nel 1752, in Russia nel 1918, nella Grecia ortodossa nel 1932, in Cina si affianca agli anni zoologici.
Anche se persistono altri conteggi (ebraici, islamici, buddisti), sono consentiti l'equivalenza degli anni, senza smentire la scansione dei mesi e dei giorni.

Ma la cosa più spettacolare, ha da venire. Dicono i matematici dei nuovi calcoli che l'anno gregoriano sia in eccesso di 3 millesimi di giorno. E che tra 3000 anni ci troveremo con un giorno di troppo, obbligati a ordinare un nuovo anno bisestile.
Fatevi un appunto per quel giorno.

Ho usato numerosi estratti dell'articolo di Pino Corrias "L'anno bisestile" apparso su Repubblica il 30 dicembre 2007

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