Il petroliere - di Paul Thomas Anderson 2008
Giudizio sintetico: si può vedere
Daniel Plainview è un cercatore d'argento statunitense che, alla fine del 1800, si tramuta in cercatore di petrolio. Spinto da avidità, tenacia, spavalderia, invidia e quant'altro, diventerà un magnate dell'oro nero, travolgendo tutto quello che gli sbarra la strada: nemici, figli adottivi, impostori, predicatori, compagnie petrolifere. La genesi del sogno americano.
Regista dai risultati giudicati in maniera controversa, Anderson fa sorgere sempre in me il dubbio: sopravvalutato o al contrario? Che sia uno che sa confezionare prodotti accattivanti non c'è dubbio. Che sia uno che tenta di innovare in qualche maniera, non si capisce ancora bene. O genio, oppure furbacchione, magari scopiazzando qua e là, e buttando nella mischia qualche nome di quelli che "fa figo".
Il risultato, in questo caso, come capitò con Magnolia, molto strombazzato, pluri-candidato agli Oscar, è un film niente male, ma che forse per esuberanza, forse per supponenza, forse per megalomania, non è un capolavoro, anche se ci prova, fin dall'inizio, tentando la strada del colossal epico, dal respiro ampio, dalle metafore niente affatto nascoste, e anche un po' autocritiche (parliamo di USA).
Ispirato alla prima parte del libro Petrolio! di Upton Sinclair, il film di Anderson impressiona nei primissimi minuti per prepotenza delle immagini, circa 15 minuti senza dialoghi, con l'attore protagonista, un Daniel Day-Lewis probabilmente troppo bravo (un po' come quando si sbaglia un tiro in porta perchè si prende la palla troppo bene), impegnato in una furiosa e furibonda lotta contro la terra, elemento cui violenta le viscere. Spiazza quindi inizialmente, come pure in seguito, cambiando completamente registro filmico con ampie panoramiche alla John Ford. E' evidente come Anderson sia, come detto prima, alla ricerca del film definitivo, sia visivamente che dirigendo un attore di questa caratura.
Il petroliere (a parere di chi scrive, altra scelta sciagurata di traduzione; l'originale There Will Be Blood sarebbe stato molto più d'effetto e avrebbe avuto molto più senso, anche tradotto alla lettera) prosegue poi alternando scene corali a dialoghi (quasi sempre con la fotografia che tende all'oscurità), ma la sceneggiatura a volte traballa (l'arrivo improvviso del presunto fratello). Ci sono scene indimenticabili (quella dell'esplosione del pozzo, maestosa), ma alla fine il film sarà ricordato senza dubbio più per l'interpretazione di Day-Lewis. Quest'ultimo fagocita il film, letteralmente, tanto che viene da pensare quasi, maliziosamente, che la figura del doppio Paul/Eli Sunday sia messa lì quasi per contrastare lo strapotere di Day-Lewis/Plainview. Al contrario, come è ovvio, la figura di Eli Sunday è volutamente l'altra faccia dell'America, l'altra "piaga"; i predicatori e il fanatismo religioso, contrapposto (ma spesso a braccetto con) all'oltranzismo capitalistico. Paul Dano, l'indimenticato Dwayne di Little Miss Sunshine, è molto bravo e tiene testa al mattatore Day-Lewis (che, diciamocelo, in questo ruolo ricorda molto Il Macellaio Bill Cutting di Gangs of New York).
Tornando alle scene, è esplicativo del discorso iniziale, della megalomania del regista e di questo stesso film che lo rappresenta a pieno, la scena finale: parte come una scena da ricordare, ma deborda.
Lo stesso possiamo dire delle musiche: affidate a Jonny Greenwood dei Radiohead, sono interessantissime, ricordano moltissimo lo stile usato da Anderson in Ubriaco d'amore, quindi fanno la loro parte nel negare l'ascensione a classico, mantenendo il film sullo sperimentalismo, ma alla fine risultano invasive e perfino disturbanti.
Per usare un luogo comune, un capolavoro mancato.
6 commenti:
Nooooooooo, delusion (dalla recensione, il film non l'ho ancora visto)!! Io, chiaramente, sono fra quelli che sopravvaluta Anderson...
...difatti magnolia ci è piaciuto....eeeeeeehhhhhh!!
a me il film è tutto sommato piaciuto, anche se ha diversi difetti, come hai notato giustamente te.(poco chiara la figura del fratello che, anche se fa una breve apparizione,ha praticamente un ruolo centrale, dato che indirizza e segna tutta la storia...sembra un deus ex machina buttato lì tanto per dare la svolta al film).
Concordo sulla scena finale...dovrebbe essere La Scena, ma finisce per essere inutilmente esagerata (ma è un difetto che ho riscontrato anche in Magnolia, che non mi ha mai convinto, a differenza di Ubriaco d'amore), mentre credo siano riusciti i precedenti confronti tra Daniel ed Eli.
Inoltre ho trovato interessante come è stato sviluppato tutto il rapporto padre-figlio.
Daniel Day Lewis è bravissimo,figura misantropica particolarmente riuscita, anche se il doppiaggio(Giannini?)è forse un po' troppo calcato...
pare, ho letto, che anche la recitazione di day-lewis avesse questa caratteristica, di usare la voce in maniera esagerata
ah ok...non lo sapevo!
allora chiunque sia a doppiare è giustificato...:-))
questo è un film che mi incuriosisce non poco,più che altro per la trama insolita,e non per la pubblicità che il regista si è astutamente creato...dopo aver letto le "critiche" di giulia e jumby la curiosità è aumentata...day-lewis è un attore con uno stile inconfondibile,forte,e di grande personalità.il suo film che ricordo con maggior piacere e NEL NOME DEL PADRE.mi e piaciuto decisamente meno in GANGS OF NEW YORK...ovviamente il film non l'ho ancora visto.quindi aspetto prima di dare un giudizio che potrebbe rivelarsi sbagliato.
punkow
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