La quasi luna - di Alice Sebold
Alice Sebold mi dà l'idea di una persona che scrivendo sta guarendo dalle sue ferite. ha 45 anni, e nel '99 pubblicò il suo debutto Lucky, un libro squassante dove racconta lo stupro subito all'Università. Qualche anno dopo, ci incollò alle pagine del suo secondo lavoro Amabili resti, dove faceva parlare una bambina uccisa brutalmente; pare che Peter Jackson stia girando un film tratto da questo libro.
Adesso arriva questo La quasi luna, e, insieme all'evoluzione della scrittura, niente di trascendentale, ma si nota, ecco l'elaborazione del lutto quasi completa, e l'occhio che si sposta verso un ambiente familiare come ce ne possono essere tanti, apparentemente normale ma invece pieno di cose non dette che causano traumi insanabili se non con una rinascita. Si inizia con la protagonista, Helen, che uccide la madre, ormai in preda al delirio e non più autosufficiente da anni, agorafobica e probabilmente con i primi segni dell'alzheimer. Non vi sto rivelando la trama: semplicemente, il libro comincia così: "Alla fin fine, ammazzare mia madre mi è venuto facile."
Dopo questo, il romanzo si dipana, per voce di Helen, e la scrittura segue i flussi disordinati di pensiero della protagonista, con una struttura che impegna il lettore ma affascina per vicinanza alla realtà. L'immedesimazione è pressoché totale, lo sgomento condivisibile, la lettura vorace, il finale...beh, verificatelo.
Un buon libro. Una riflessione su quanto possano essere difficili e morbosamente devastanti i rapporti d'amore filiale.
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