Un uomo qualunque - di Frank A. Cappello 2008
Giudizio sintetico: si può perdere
Bob Maconel è un uomo solo: l'unico elemento che gli parla diffusamente è uno dei pesci del suo acquario casalingo, e pure lui non lo tratta benissimo. Lavora in una grande azienda e svolge un lavoro alienante, nel suo cubicolo in un open space. E' innamorato di Vanessa, la segretaria del capo, che lo tratta con una superiorità sommaria. Odia in pratica tutti gli altri colleghi. E' deciso a compiere un gesto estremo, ma gli manca il coraggio e la determinazione. Ci prova più volte, e per questo ha una pistola nel cassetto. Un giorno, il collega, insignificante quanto lui, che lavora nel cubicolo accanto al suo, fa esattamente quello che voleva fare lui: trovandosi con una pistola in mano, lo uccide. La sua vita cambia improvvisamente.
Ricorda per certi versi, nella messa in scena, Nella società degli uomini del fu regista di culto Neil LaBute (ormai sputtanato dopo l'orrendo Il prescelto), ma non ne ha la completa causticità e cattiveria, e per altri, più per l'ispirazione, Taxi Driver e soprattutto Un giorno di ordinaria follia, e cerca di essere più intellettuale, ma naufraga incartandosi nella seconda parte con la sceneggiatura, risultando un po' troppo pretenzioso, il film di Cappello. A parte qualche scena fatta davvero malissimo (il sogno del palazzo che esplode, gli aerei che passano proprio sopra la casa), il film ha dei grossi limiti nel suo spostare continuamente il tiro: quando si comincia ad apprezzare (negativamente) la figura del protagonista che non sa più come reagire al "vento" che è improvvisamente cambiato, ecco la scena che non vorremmo mai vedere, con un pezzo super struggente in sottofondo (firmato, se non sbaglio, dallo stesso regista), e il protagonista che accoglie la paraplegica all'uscita dall'ospedale e loro due che, dapprima lontanissimi, con lei che quasi schifava lui e lui che la idolatrava, pian piano si innamorano. Questo non si fa, caro regista Cappello! O meglio, si fa, ma non ti aspettare che verrai apprezzato.
Bravo Slater, insignificante la prova del resto del cast, William H. Macy compreso. Qualche buono spunto che andava sviluppato molto meglio. Ovviamente, il titolo originale, He Was A Quiet Man, aveva molto più senso, ma ormai si sa, non ci sono più speranze.
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