Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street - di Tim Burton 2008
Giudizio sintetico: si può vedere
Nella Londra della metà del diciannovesimo secolo, Sweeney Todd, che altri non è che il barbiere Benjamin Barker, torna per vendicarsi. Fu imprigionato 15 anni prima ingiustamente dal Giudice Turpin, che si era invaghito della bella moglie Lucy, e nessuno corse in suo aiuto. Todd trova una spalla sicura in Mrs. Lovett, proprietaria di un negozio di pasticci (i peggiori di Londra, come dice, anzi canta, lei stessa), da sempre innamorata di lui. Il piano di Todd è ancora poco chiaro, ma quel che scopre subito è che Lucy è morta e che la figlia, in fasce all'epoca del suo imprigionamento, Johanna, è diventata la protetta dell'infame Giudice, e adesso una bellissima giovane. Il Giudice, insaziabile, vuole sposarla.
Sweeney Todd apparse per la prima volta nel 1846 grazie alla penna di Thomas Peckett Prest, e divenne presto un melodramma, poi un film, un radio-dramma, un personaggio di telefilm, ed infine un musical di Broadway, per mano di Stephen Sondheim e Hugh Wheeler. Burton trova pane per i suoi denti, e attinge soprattutto dal musical, curando un ottimo adattamento per lo schermo. Lo fa perchè vi trova tutti i temi a lui cari, ed è libero di creare un dramma dark senza scampo per nessuno, nonostante il personaggio principale, interpretato magnificamente da Johnny Depp, che se la cava egregiamente anche nelle parti cantate, assomigli paurosamente al tenero Edward Mani di Forbice. Todd al contrario è un vendicatore solitario, seppur instaurando una strana simbiosi con Mrs. Lovett, che non esita a tagliare gole senza soluzione di continuità.
Ne esce fuori un film affascinante, per una serie di motivi. La commistione col musical particolarmente riuscita (i duetti, come notano i più attenti, sono superbi; i personaggi si trovano spesso a sovrapporsi con frasi identiche ma che significano cose diverse), i movimenti di macchina spettacolari (alcune panoramiche e la scena seguente allo sbarco di Todd al porto sono da manuale), le scenografie superbe, alle quali è stato giustissimamente recapitato un Oscar più che meritato, a cura di Francesca Lo Schiavo e Dante Ferretti, le interpretazioni dell'intero cast. Qui Burton va sul sicuro, esigendo come a lui piace interpretazioni sopra le righe, e la risposta è ottima: già detto di Depp, Helena Bonham Carter è perfetta nei panni di Mrs. Lovett (questa attrice è bravissima, signori, e forse fare solo i film del marito, Burton stesso, non le rende abbastanza merito), Alan Rickman e Timothy Spall (Turpin e Bamford) bravi come sempre, perfino i giovani Jamie Campbell Bower e Jayne Wisener (Anthony Hope e Johanna) se la cavano bene (soprattutto con le parti cantate), il piccolo Ed Sanders (Toby), ma mi preme sottolineare, soprattutto per chi non se ne fosse accorto, la breve ma grandiosa parte di Sacha Baron Cohen (Borat, Ali G, si, proprio lui) come Adolfo Pirelli.
Tim Burton riesce a portarci nel suo mondo, buio e senza via di scampo, e a farci accettare spietati assassini seriali che cantano allegramente. Non è cosa da poco.
7 commenti:
la storia però è un pò troppo prevedibile.
e la figura della moglie è sotto sotto di tanto così rispetto agli altri.
per il resto...
Dalla tua recensione si evince che hai gradito molto il film...come mai allora nel "suntino" scrivi "si PUO' vedere"???
è una scala di valori complessa e difficile da spiegare. non l'ho ritenuto imprescindibile ma buono.
Ma tipo dare voti da 0 a 10??? ^_^
troppo soggettivo
matileidiulo
matileidiulo
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