Away From Her - Lontano da lei - di Sarah Polley 2008
Giudizio sintetico: da vedere con tenerezza
Canada, neve e paesaggi fiabeschi. Grant e Fiona sono sposati da 44 anni, e sono ancora felici e innamorati l'uno dell'altra. Vivono dolcemente del loro amore, di libri, buon cibo, qualche amico, e tanti bei ricordi. Sono intelligenti, spiritosi, ancora pieni di vita. Pian piano però, Fiona accusa qualche vuoto di memoria, sempre di più, finchè le viene diagnosticato l'Alzheimer. La scelta è dolorosa, ma va fatta: Fiona deve ricoverarsi a Meadowlake, una casa di cura specializzata. Le regole sono ferree: dal momento del ricovero, la paziente non può ricevere visite per un mese. Grant e Fiona in 44 anni non si sono mai separati. Cosa succederà, davanti ad una malattia degenerativa, dopo i fatidici 30 giorni?
Sorprende Sarah Polley, al suo secondo lungometraggio da regista. Dopo aver lavorato con Terry Gilliam (Le avventure del barone di Munchausen), Atom Egoyan (Il dolce domani), qui produttore, David Cronenberg (eXistenZ), Kathryn Bigelow (Il mistero dell'acqua), Wim Wenders (Non bussare alla mia porta), Zack Snyder (L'alba dei morti viventi) e Isabel Coixet (La mia vita senza me e La vita segreta delle parole, due film meravigliosi, forse lo stile che l'ha più influenzata), e un primo lungometraggio sconosciuto (All I Want for Christmas), a soli 29 anni firma un film che merita due nomination all'Oscar (miglior sceneggiatura non originale, scritta dalla stessa Polley dal soggetto di Alice Munro, il racconto The Bear Came Over the Mountain/L'orso attraversò la montagna contenuto in Italia nel libro Nemico, amico, amante... e per la miglior attrice protagonista, Julie Christie). Il film non affronta solo il tema dell'Alzheimer, quanto quello dei ricordi, dell'amore duraturo, della condivisione di una vita intera, della perdita e della separazione, dell'invecchiare. Lo fa con una regia delicata, una fotografia splendida, una buona colonna sonora (ancora canadesi: Neil Young la fa da padrone con la sua Harvest Moon e con una struggente versione di Helpless sui titoli di coda intepretata da KD Lang), ritmi lenti, da vecchietti, dosati flashback con un montaggio vagamente scorretto cronologicamente, e un terzetto di attori super: Gordon Pinsent nei panni di Grant, impotente davanti alla malattia, dolente e un po' colpevole, Olimpia Dukakis nei panni di Marian, e la straordinaria Julie Christie nei panni di Fiona, ancora incredibilmente bellissima e brava da non crederci.
La prima parte è assolutamente indimenticabile e commovente da groppo in gola: se non piangete, fatevi visitare. La seconda ha qualche calo, si perde un po' verso un intreccio un po' telefonato, però la conclusione è coraggiosa, piena di speranza e al tempo stesso un'ode all'amore sincero ma anche alla vita. Alcune scene davvero belle e dolorose, qualcuna divertente (il breve dialogo tra Grant e la giovane dark a Meadowlake sul divanetto della sala da pranzo).
Sarah Polley ha un grande futuro davanti.
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