Non è un paese per vecchi - di Joel e Ethan Coen 2008
Giudizio sintetico: si può perdere
Texas 1980; lo sceriffo di una contea di frontiera tra gli USA e il Messico, Ed Tom Bell, è ampiamente in età da pensione, ed è sceriffo di quella contea da quando aveva 25 anni. Si sente impotente contro la violenza imperante in quella zona, dovuta secondo lui soprattutto ai traffici di droga, che muovono palate di soldi sporchi.
Nella stessa contea, Llewelyn Moss è un reduce del Vietnam, è sposato con Carla Jean e i due vivono in maniera spartana. Un giorno casualmente Llewelyn capita sul luogo di un regolamento di conti, uno scambio andato male, in mezzo al deserto: un pick-up col pianale pieno di droga, diversi uomini morti ammazzati, uno che sopravvive a stento e chiede acqua in spagnolo. Accanto al sopravvissuto, una valigetta con due milioni di dollari. L'occasione fa l'uomo ladro, come si dice.
Chiude il cerchio un personaggio misterioso: il killer professionista Anton Chigurh. Si aggira da quelle parti, fugge da un posto di polizia facendo fuori un agente strozzandolo con le manette, poi ruba una macchina fermando un ignaro guidatore ed uccidendolo senza sussultare. Ha armi micidiali, ma preferisce "sparare" con un tubo di gomma, una valvola e una bombola di aria compressa. Ha un taglio di capelli buffo e l'occhio da psicopatico.
Tratto dall'omonimo libro di Cormac McCarthy, titolo ispirato da un verso di un poema di Yeats (Sailing to Byzantium), il nuovo film dei Coen è apparso a chi scrive uno dei loro film peggiori. Stilisticamente impeccabile, con citazioni e riferimenti anche importanti (come non pensare a Leone nella primissima parte?), lo spettatore si ritrova ad osservare un susseguirsi di eventi in parte sanguinari, ben girati ma più didascalici e meno divertenti (so che è un paradosso) di quelli Tarantino-style, con il resto della trama che procede lentissimamente ma soprattutto stancamente, introdotto dalla voce fuori campo dello sceriffo Bell, e fino ad un finale che sembra incollato per dare un senso al tutto. Più che altro, lo spettatore si ritrova in una condizione di persistente attesa di qualcosa che dia la scossa, e questo è un altro paradosso in un film dove si sono consumati galloni e galloni di sangue fatto arrivare apposta da Londra (perchè quello che di solito si usa, fatto a base di sciroppo di mais, in location come quelle dove il fim è girato avrebbe attirato troppi animali ed insetti).
Certo, come già detto, visto che non siamo di fronte a dei novellini, bensì a dei cineasti che hanno scritto la storia del cinema moderno, un minimo di tensione è generato dal cast, dove anche Woody Harrelson, con un minutaggio ridicolo, appare per quello che è, un bravissimo attore; Javier Bardem ci piace sempre, anche se qui forse ha preso un Oscar soprattutto per la pettinatura, mentre sono di ordinaria amministrazione le prove di Josh Brolin, che attendiamo alle prese con ruoli un po' diversi da quelli che è riuscito a ritagliarsi fino ad ora, e di Tommy Lee Jones.
Chi dice che quando i Coen hanno usato troppo la commedia (Ladykillers, Prima ti sposo, poi ti rovino) non hanno fatto buoni film, si sbaglia. Forse questo Non è un paese per vecchi manca proprio di un po' di ironia. E alla fine, risulta pretenzioso. Perchè è vero che anche questo film è un'amara riflessione (e metafora) sull'America di oggi, ma una risata è spesso più potente di un pugno.
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