No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090526

state of re-play


State Of Play - di David Yates 2003


Giudizio sintetico: si può vedere


Incuriosito dal film, sono andato a scovare e mi sono guardato questa mini-serie della BBC, partorita dalla mente di Paul Abbott. Sono sei episodi da 50 minuti, e la trama non si discosta moltissimo da quella usata poi dal film cinematografico diretto da Kevin Macdonald: una giovane e bella ricercatrice che lavora nello staff di un importante parlamentare muore in un sospetto incidente nella metro, e si scopre che aveva una relazione col suo capo, Stephen Collins, che presiede la commissione governativa per l'energia. Cal McCaffrey (ebbene si, il cognome cambia di una consonante), reporter-segugio di un importante quotidiano, che ha lavorato in passato per la campagna elettorale di Collins quindi lo conosce personalmente, si ritrova a dover indagare sulla storia, che da subito si presenta con implicazioni più ampie, e a rimanere coinvolto nella separazione di Collins dalla moglie Anne.

Quel che cambia radicalmente, è l'ambientazione: qui siamo a Londra. Di conseguenza, in questa serie è tutto molto inglese. Si sposta la preponderanza del carattere principale, Cal non è quel campione di fascino gretto che è nel film ambientato a Washington Russel Crowe, e ovviamente si approfondiscono maggiormente tutti i personaggi secondari; la storia tra Cal e Anne è più complessa e sfaccettata.

La fotografia è sfumata in grigio (fumo di Londra?), le recitazioni sono controllate ma non per questo di basso profilo, la regia è adatta e meno "movimentata" ma non ingessata.

La visione di questa serie punta l'indice su una cosa più importante, che in questo momento in Italia diventa d'attualità: come un giornale deve fare un'inchiesta. E non è poco. La sceneggiatura è complessa, ma comprensibile.

Grande prova di Bill Nighy nei panni dell'editore Cameron Foster, bravo pure David Morrissey nei panni di Collins.

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