Riunione di famiglia - di Thomas Vinterberg 2009
Giudizio sintetico: si può perdere
Danimarca, una piccolissima cittadina vicinissima al mare si sta preparando per festeggiare i 750 anni dalla fondazione. L'evento clou sarà il ritorno "a casa" del grande cantante lirico nativo, Karl Kristian Schmidt. Tutti fremono.
Il centro dell'evento è il ristorante dove lavora Sebastian, bellissimo ragazzo balbuziente, fidanzato con Claudia, che il paese un po' gli invidia, e che sta per sposare; in questo ristorante sta per arrivare, appositamente per l'evento, un quotato chef svedese, bravo ma leggermente invasato (è solito, tra le altre fisse, far fare la Haka agli assistenti cucinieri prima di un pranzo importante, oltre a propinar loro discorsi sull'anima degli ingredienti). Sebastian balbetta probabilmente perchè il padre lo ha "abbandonato" da piccolo: era un ubriacone fedifrago, abbandonò la moglie e si preparò per suicidarsi sotto un treno, salvo poi ripensarci all'ultimo momento, ripensamento che però non sortì alcun effetto, visto che rimase sotto quel treno. La madre dopo quel tragico evento, si scoprì lesbica, e così Sebastian è cresciuto, oltre che abbandonato dal padre suicida, con due madri.
Negli stessi giorni, ecco che ritorna al paese Maria, una ragazza che è stata il primo amore di Sebastian, e guarda caso inizia a lavorare nello stesso ristorante. Maria ha alle spalle una storia altrettanto tragica e un periodo di degenza in un ospedale psichiatrico. I due, però, sono ancora fortissimamente attratti.
Non solo. Sebastian, con l'arrivo del cantante lirico, scopre inoltre che la madre non gli ha raccontato tutta la verità sul padre...
Vinterberg torna in patria dopo la parentesi americana (Dear Wendy, Le forze del destino) e, come il "maestro" Von Trier, da tempo ha rinnegato il manifesto Dogma al quale aveva aderito tra i primi. Questo Riunione di famiglia ci viene presentato, almeno dalla distribuzione italiana, come Festen: il lato comico (addirittura, come potete vedere, scritto come sottotitolo sulla locandina). In effetti, c'è in ballo una specie di riunione familiare, colpi di scena e intrecci casuali che diventano esplosivi in seguito. Ci sono situazioni comiche, c'è l'ormai classico sfottò agli svedesi (che noi non danesi capiamo solo in parte: lo chef è una macchietta anche perchè in lingua originale parla male il danese, ed ha tutta una serie di fisime), ci si diverte abbastanza, ma la cattiveria, il sarcasmo, la deflagrazione disintegrante di Festen non c'è, anzi, c'è una specie di lieto fine che sinceramente stentiamo a capire.
Bellissima la fotografia, fin troppo, buone le recitazioni, anche se a mio parere un po' troppo caricaturali, molto apprezzabili i movimenti di macchina. Ma Festen era davvero un'altra cosa.
2 commenti:
caspita, non ti aspettavo così critico nei confronti di questo film.
quando lo vedrò ne riparliamo.
o forse anche no.
diciamo la verità: non ci son grandi fighe.
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