No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090512

rivolta


Riot! - Paramore


Come diranno i più attenti (penso all'amico Drugo), dopo la fase brit pop, sono adesso nel pieno della mia fase emo. Il problema è che non ho più i capelli per comprare la mia bella piastra e farmi un bellissimo ciuffo sulla fronte.

Detto questo, viaggiando nei meandri a me fino a qualche anno fa sconosciuti, dell'universo emo, mi sono imbattuto nei Paramore (da pronunciare peramour, più o meno) indagando sul legame Underoath/Christian Rock. Anche i Paramore, meno apertamente, hanno un indirizzo diciamo "da bravi ragazzi" nei testi.

Musicalmente, a parte il fatto che sono una band con un bacino d'utenza minorenne (ma, pensate un po', ho scoperto da poco che i fans italiani di Chuck Palahniuk sono in grandissima maggioranza minorenni, per cui a volte può non essere una discriminante che indica pochezza), mi paiono l'anello di congiunzione tra l'emo meno duro, Avril Lavigne, il gothic metal e il punk rock da classifica. Ma vorrei invitarvi ad ascoltare almeno questo disco, che è il loro secondo full lenght del 2007, uscito anche in una edizione con in aggiunta alcuni brani versione demo e live, per farvi riflettere sulle capacità di scrivere canzoni assolutamente catchy e dure quanto basta. Le chitarre, tutte suonate da Josh Farro (ma dal vivo attualmente la formazione prevede anche Taylor York), fanno un gran lavoro ritmico soprattutto, la batteria di Zac Farro (fratello di Josh) è validissima e dinamica, e la grinta di Hayley Williams, la rossocrinita cantante (e tastierista), fa il resto. La voce di Hayley è ora suadente, ora appunto grintosa, e sembra perfetta per il genere, anche se riflettendoci, nel resto delle band non è proprio così. Sicuramente, questa è una delle ragioni che differenzia i Paramore dal resto del giro emo.

Quattro i singoli estratti, That's What You Get, Hallelujah, Misery Business e Crushcrushcrush, ottimi pezzi, ma anche l'opening track For A Pessimist, I'm Pretty Optimistic, l'anthemica Born For This posta in chiusura, le ballate When It Rains e We Are Broken, la malinconica ma tesa Let The Flames Begins, la dinamica Miracle e l'allegra Fences, formano un disco davvero sorprendente. Sfido perfino vecchi headbangers a trattenersi dalla vecchia "occupazione" ascoltando Misery Business, un pezzo che fa venir voglia anche di saltare.

Non ci crederete, ma attendo il loro nuovo disco, previsto per quest'anno.

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