Mentre nel mondo ci si accapiglia ancora per la libertà, e in Italia sulla dignità della donna, il mondo va avanti e si preannuncia un'altra rivoluzione industriale. Ho appena letto un articolo da The Economist di un paio di settimane fa che, all'inizio, mi sembrava una presa in giro. E invece no.
Si stanno mettendo a punto delle stampanti 3D che, in pratica, possono "stampare" qualsiasi pezzo, in plastica, acciaio, legno, perfino di cemento. Si. Avete capito bene. La copertina raffigura un violino, prodotto dall'azienda tedesca Eos, che ha "stampato" le componenti dello strumento e le ha fatte assemblare da un liutaio; Neri Oxman, architetta e designer a capo di un gruppo di ricerca che lavora su nuove tecniche di produzione presso il Media Lab dell'MIT, dopo aver realizzato una vasta gamma di oggetti (dalle sculture alle armature), sta sviluppando un apparecchio capace di calcolare i diversi metodi di fabbricazione dei modelli che le vengono sottoposti. Cioè, non solo esistono stampanti che possono fabbricare dei pezzi solidi, come detto sopra, ma addirittura si punta a dire alla macchina cosa ci serve, e la macchina calcola, decide, e "stampa" il pezzo, decidendo autonomamente la forma dell'oggetto. Non solo: sempre lo staff della Oxman, si sta occupando della costruzione di edifici attraverso macchine che depositano uno strato di cemento dopo l'altro.
Qui di seguito trovate il link all'articolo su The Economist:
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