I giorni dell’abbandono – di Roberto Faenza (2005)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Giudizio vernacolare: 'nzomma
Olga fa la traduttrice di romanzi, è sposata felicemente con Mario, ingegnere edile, vivono in una bella casa a Torino, hanno due figli splendidi. Ma la passione si affievolisce, e Olga lo capisce dalle piccole cose. Un’amica, alla quale confida tutto, dapprima la aiuta a capire che succede, ma, forse, anche ad esasperare la situazione. Mario ha un’altra, e va via di casa. La situazione non è chiara, e Olga entra in uno stato confusionale perenne, che le scombussola la vita e le fa perdere il timone. La risalita sarà dura, e più che l’amica del cuore, la aiuterà il vicino che il marito disprezzava e chiamava zingaro, un musicista slavo timido ed educatissimo.
Faenza è un regista anche interessante, che ci ha però abituato a risultati altalenanti (buono il precedente ‘’Alla luce del sole’’, incompiuto ‘’Prendimi l’anima’’, e, andando indietro, onesto ‘’Sostiene Pereira’’, difficile ma suggestivo ‘’Jona che visse nella balena’’); questo film, anche se non da contestare, come è successo a Venezia, non aggiunge davvero niente alla cinematografia, e si rivela un film in fondo mediocre.
Infarcito di simbolismi, troppi, rischia di apparire oltremodo pretenzioso, si salva, direi, solo grazie ai due protagonisti, la Buy e Zingaretti, bravi e abbastanza intensi, anche se la sottile consistenza della storia non permette nulla di più. Da salvare senz’altro la scena del primo litigio e alcuni scorci della Torino notturna. Anche se quella di ‘’Dopo Mezzanotte’’ di Ferrario aveva una marcia in più.
Non troppo a suo agio Goran Bregovic nei panni dell’attore, interessante la canzone sui titoli di coda, scritta a quattro mani da lui e Carmen Consoli.
Si può evitare.
Infarcito di simbolismi, troppi, rischia di apparire oltremodo pretenzioso, si salva, direi, solo grazie ai due protagonisti, la Buy e Zingaretti, bravi e abbastanza intensi, anche se la sottile consistenza della storia non permette nulla di più. Da salvare senz’altro la scena del primo litigio e alcuni scorci della Torino notturna. Anche se quella di ‘’Dopo Mezzanotte’’ di Ferrario aveva una marcia in più.
Non troppo a suo agio Goran Bregovic nei panni dell’attore, interessante la canzone sui titoli di coda, scritta a quattro mani da lui e Carmen Consoli.
Si può evitare.
2 commenti:
quanto mi era piaciuto il romanzo, invece!
segno.
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