James Blake - James Blake (2011)
Figlio di James Litherland, chitarrista dei Colosseum, una manciata di EP alle spalle, il giovane inglese esce con il suo debutto full length e viene acclamato dalla critica tutta. Come mai? Come al solito, ho cercato di scoprirlo ascoltando il suo disco.
La musica di Blake è figlia di due passioni: l'elettronica applicata al dubstep, e il soul. Riuscite ad immaginarvi una cosa del genere? Se siete incuriositi, James Blake l'album è la risposta.
E' necessario porsi all'ascolto non aspettandosi bombe di energia: l'atmosfera è ambient. Quindi rarefatta, poco ritmata, spesso con la drum machine assente, e la voce filtrata continuamente da un effetto simile al vocoder ma molto meno intenso.
Measurements, il pezzo di chiusura, per darvi un'idea, sembra un classico pezzo dei Neville Brothers rifatto dai Rockets (dopo aver fumato roba forte), a capella; Why Don't You Call Me sembra un remix di un pezzo inedito di Antony & The Johnsons. Il primo singolo estratto, che sta andando fortissimo già da qualche settimana, è la cover di Limit To Your Love di Feist, non troppo modificata, ma adattata al suo stile. Essendo il pezzo già di suo bellissimo, non poteva che fare il botto, spinto da tutto questo hype (sappiamo che gli inglesi sanno essere molto nazionalisti in queste cose).
Tutto il resto è fatto, come avrete facilmente intuito, di pezzi brevi, a volte brevissimi, scarni, venati da questo mood ambient-soul, sicuramente particolare, che necessita di alcuni ascolti, ma che può avvolgere l'ascoltatore e inebriarlo.
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