Wounded Rhymes - Lykke Li (2011)
Secondo disco per la giovane svedese, che abbiamo cominciato a seguire tre anni fa, e che nel frattempo si è fatta grande (ha ormai 25 anni), e lasciatemi dire che questo Wounded Rhymes è un gran bel disco, che segna una notevolissima evoluzione. A partire dalla splendida copertina, Li Lykke Timotej Zachrisson si pone vicino alla connazionale Fever Ray, con alcune suggestioni elettro-dark (già dalle percussioni elettroniche dell'intro dell'opener Youth Knows No Pain, riprese ed estese nella seguente I Follow Rivers, scelta come secondo singolo, ma che, diciamo, fanno un po' da spina dorsale di tutto il disco, arrivando alla conclusiva Silent My Song), ma conservando aperture melodiche notevoli, e mostrando un songwriting di tutto rispetto, lungo tutto il disco.
La voce si è fatta più matura e capace, conservando quel pizzico di lolitismo che non guasta, l'atmosfera è decisamente emozionante. Un disco moderno che però pesca a piene mani dal passato, con pesantissime venature sixties, ricordando a più riprese armonie da grandi voci femminili (e band) di quell'epoca (ascoltare Unrequited Love, Rich Kids Blues o Sadness Is A Blessing per capire all'istante quello che forse non riesco a spiegare bene), strizzando l'occhio qua e là pure alla Bjork più accessibile.
Difficile da catalogare, potrebbe risultare uno dei dischi più interessanti di questo 2011, e lanciare Lykke Li verso un futuro radioso, quantomeno a livello di critica.
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