Ken Park - di Larry Clark & Edward Lachman (2003)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: un maialaio
A giudicarlo a freddo, il film ha anche un suo perché. Tutti i casini (diciamo pure in senso letterale), le perversioni, la disperazione, la mancanza di amore vero, di questa (come sicuramente di altre) provincia americana, forse, porta il Ken Park del titolo a fare quello che vediamo in apertura del film.
Ma lì per lì, il tutto pare un po' una forzatura, uno di quei classici film nati per incassare con lo scandalo. Scene di nudo frontale e semi-porno (qui si va oltre, vediamo sessi in primo piano e pure un eiaculazione, farcita da semi-soffocamento, e le scopate non sono certo "in ombra") sono distribuite con generosità.
Certo, lo stile delle inquadrature, alla ricerca del particolare non sempre morboso, ma funzionale alla disperazione della realtà narrata, fa intuire che si tratta di un'operazione tutto sommato onesta, anche se estremamente forte. Fate conto, che di tutti i personaggi, la più normale pare essere la mammina/barbie che, mentre la figlia adolescente è a scuola e l'altra, la piccola, è davanti al mega schermo tv che guarda la solita videocassetta (nella quale appaiono sempre gli stessi culi di donna), si scopa allegramente il fidanzatino della figlia grande (pur ammettendo di amare il marito) al piano di sopra.
Se non ci si sdegna troppo, ci sono anche momenti di ilarità assoluta, con situazioni a dir poco grottesche. In definitiva, un film da palati forti ma da vedere; non ti apre la mente, ma gli occhi si.
Anche se noi li abbiamo aperti da un po'...
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